Quando si dice la volatilità dei prezzi! Quando si dice che dobbiamo abituarci al rapido mutare dei mercati. La situazione a cui stiamo assistendo in queste settimane, relativamente alle quotazione ed alle richieste di latte, è totalmente opposta alle dinamiche in cui eravamo immersi solo cinque mesi fa. Molte scelte che sono state fatte in quello scenario sono ora totalmente ribaltate. Chi ha svenduto manze e giovane bestiame, a valore ridicolmente basso, per ridurre la produzione di latte che nessuno voleva ritirare, si trova ora a riacquistarne a condizioni assurdamente elevate.
Stiamo toccando con mano, nostro malgrado, tutto il significato della parola volatilità. Ciò che oggi ragionevolmente scegliamo come adeguato alla condizione in cui ci troviamo, può rivelarsi clamorosamente sbagliato a brevissima distanza di tempo. Il risultato è che sembra sempre più difficile definire una strategia da utilizzare per condurre la propria attività. Non è questione di incapacità: la velocità di cambiamento degli scenari non è compatibile nei tempi con il vincolo derivante dal doversi confrontare con i cicli biologici, i cui tempi non sono modificabili per definizione, delle coltivazioni e degli allevamenti.
Posto che i prezzi del latte spot sono a livelli molto sostenuti, e che non corrispondono al reale prezzo di vendita esposto in fattura di vendita del latte consegnato, c’è già chi tira un sospiro di sollievo, soprattutto da parte di coloro che vivono attorno alle aziende agricole. In realtà, quand’anche il prezzo di vendita si avvicinasse al valore del latte spot, ci vorrebbe ben altro per recuperare i cocci (debiti) di cui una grande parte delle aziende è caricata.
E dunque?
Jack Welch, storico CEO di General Electric, una della più grandi compagnie a livello mondiale, affermava che le aziende più grandi, anche molto grandi, devono comportarsi con l’oculatezza dei piccoli imprenditori. Ne ricavo l’invito a sviluppare conteggi e, dunque, strategie e prospettive prudenziali. Il che non significa che non sia necessario investire. Significa che è necessario sviluppare scelte che siano sostenibili utilizzando come punto di pareggio un prezzo di vendita del latte di circa 31-32 centesimi al litro, oltre qualità ed IVA. Detto diversamente, è necessario fare scelte che consentano alle aziende di produrre latte al prezzo che ho indicato. Giacché, prima o poi, lì ritorneremo. Se avremo utilizzato il tempo utile a portare l’azienda a ridurre il proprio costo di produzione del litro di latte consegnato, avremo operato per garantire la possibilità di passare l’inverno più duro. I costi e gli investimenti che puntano in questa direzione sono utili e prudenziali.
Per quanto sia antipatico da dire, dobbiamo renderci conto che, pur essendo tutte le aziende sulla stessa barca, lasceranno per prime il settore quelle che hanno costi di produzione del litro di latte più alti. E’ come una sorta di corsa in cui, ad ogni giro, l’ultimo del gruppo viene eliminato.
E dunque?
Meglio essere davanti al gruppo …
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