Le dure condizioni del mercato del latte, assommando prezzi di vendita bassi e limiti rigidi alle produzioni – peggio del periodo quote latte – impongono alle aziende riflessioni importanti. Sperare che un intervento “politico”, o comunque esterno, giunga in tempi brevi e possa essere risolutivo delle disastrose condizioni di redditività di tante aziende, è un’illusione che richiede l’intervento di un medico. E bravo anche!
Dopo aver ascoltato, animatamente discusso, sollecitato interventi, telefonato per ricevere sostegno oppure offrirne ad altri che sono messi peggio, ognuno varca la porta della propria azienda e deve decidere cosa fare. Le uniche cose realmente modificabili in tempi rapidi si trovano dentro al perimetro aziendale. E dentro quel perimetro il titolare comanda ed è l’unico vero responsabile di quel che succede. Lì dentro non si possono invocare pretesti o chiedere ad altri di intervenire. Lì si vede davvero l’imprenditore. Lì tutto deve filare alla perfezione. Quel che non funziona al meglio ha da essere modificato. Prima fra tutto, perdonate la poca delicatezza, il modo con cui il titolare dell’azienda, o chi per esso, affronta i problemi aziendali.
Mi sono spesso chiesto, frequentando aziende molto diverse tra di loro ed entrando nel merito di ogni elemento gestionale e dei suoi risvolti economici, quali siano gli elementi che realmente differenziano le aziende nella loro efficienza economica. La miglior risposta che mi sono dato è che la più importante differenza, da cui discendono quasi tutte le altre, è la “testa” del titolare o di chi prende le decisioni in azienda. Il limite di un’azienda risiede principalmente nell’apertura mentale di questa persona. Alcune persone sono disposte a mettersi realmente in discussione ed a modificare davvero le proprie modalità di gestione; altri lo sono solo a parole; altri ancora non lo sono affatto.
Si tratta forse di un’attitudine innata: la disponibilità al cambiamento. L’uomo, in fondo, nella sua evoluzione si è sempre confrontato con questo problema. Pur non essendo uno storico, penso che il mondo si sia evoluto grazie a coloro che si sono resi disponibili al cambiamento. Credo che sia successo anche in agricoltura, e con le vacche da latte in particolare. Chi è restato con le vacche legate, ha chiuso. Chi è restato all’aratro trainato dal cavallo, ha chiuso. Chi non ha sfruttato le innovazione tecniche, ha chiuso. Potrei fare un elenco interminabile. Mi permetto solo di aggiungere che, chi non cambierà il proprio sistema di gestione, chi non limerà i costi, chi non avrà realmente efficienza, chi non programmerà attraverso conto economico e budget, … è incamminato su quella stessa strada che, nei decenni precedenti, ha portato le aziende poco propense a cambiare o a chiudere l’attività.
Le condizioni di mercato oggi non perdonano nulla a nessuno. Fino a meno di dieci anni fa, le condizioni di mercato consentivano di “starci dentro” a quasi tutte le aziende. Le più efficienti guadagnavano bene. Le meno efficienti, riuscivano a galleggiare. Oggi, per le meno efficienti non c’è alcuna speranza. L’efficienza è un percorso, e non un interruttore che basta girarlo per essere di colpo in una condizione ottimale. Dunque, proviamo a revisionare, senza farci alcuno sconto, ogni singolo dettaglio dell’attività che svolgiamo. Troveremo certamente cose per le quali il cambiamento verrà poi benedetto.
P.S. Scusate se potrà sembrare fumoso quanto sopra. A volte, credetemi, è incomprensibile, in condizioni come le attuali, sapere che le aziende hanno possibilità incredibili sotto il naso. E rimangono soltanto possibilità, perché non vengono raccolte dalla poca o nulla disponibilità a cambiare!
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