I sensori indossabili sono dei dispostivi che si installano sui singoli animali e che servono a tenere monitorate alcune funzioni fisiologiche e individuare quelle patologiche.
Gli analoghi negli essere umani sono i sensori, sempre più presenti anche negli smartphone, che contano i passi o che monitorano la frequenza cardiaca, la saturazione d’ossigeno del sangue, la glicemia e quant’altro.
Il motivo per cui questi sistemi di monitoraggio si stanno diffondendo sono nell’uomo la crescente attenzione alla salute mentre negli animali, specialmente nelle bovine da latte, una migliore gestione della stalla visto che il tempo (e la voglia) per seguire l’allevamento sono sempre meno.
I software che gestiscono i sensori indossabili permettono di individuare, e quindi sottoporre all’attenzione degli allevatori, anomalie che possono essere così affrontate e risolte correttamente.
In un futuro ormai prossimo algoritmi sempre più complessi e l’intelligenza artificiale daranno un validissimo supporto all’allevatore sulle più giuste decisioni da prendere, perché le informazioni rilevate dai sensori indossabili e quelle raccolte in sala mungitura sulla singola bovina, se ben “incrociate”, sono molto preziose.
Fece molto scalpore quando Afikim, dopo aver lanciato nel 1984 il pedometro per le bovine da latte, immise sul mercato nel 1993 Afifarm che integrava i dati sull’attività motoria e sulla produzione di latte per aumentare drasticamente l’accuratezza della rilevazione del calore e dell’inizio del comportamento “ferma alla monta”.
I sensori si stanno diffondendo molto negli allevamenti di bovine da latte per la loro affidabilità ed evoluzione tecnologica, per la necessità di avere dati accurati provenienti dai singoli animali per aumentare l’efficienza e perché l’uso eccessivo di antibiotici, ormoni e altri farmaci è una pratica non più accettabile.
Oggi i sensori indossabili possono raccogliere o stimare informazioni sulla geolocalizzazione, sull’attività motoria, su comportamenti come lo stare sdraiata, in piedi e in mangiatoia, sul numero di pasti e sull’ingestione, oppure raccogliere parametri fisiologici come la ruminazione.
Allo stato attuale della gestione e delle consulenze utilizzabili, i fenotipi individuali aiutano a prendere decisioni sulle singole bovine relativamente, ad esempio, a quando fecondarle o attenzionarle per disturbi locomotori o digestivi, ma sono ancora poco utilizzati per evidenziare se ci sono fattori di rischio collettivi, ossia che agiscono sull’intero allevamento.
Il rischio è che il fatto di osservare anomalie come la ridotta ruminazione su un numero esiguo di animali possa indurre a intervenire sull’alimentazione dell’intero gruppo.
Questa difficoltà nel distinguere un’anomalia del singolo soggetto da un problema di stalla che colpisce più animali è un problema molto attuale. I più attenti applicano la regola del 10-15%, che parte dal presupposto che se un’anomalia colpisce una percentuale di animali superiore a quella prima indicata è un problema di stalla per cui si deve intervenire su specifici fattori di rischio e eziologici collettivi, mentre se la percentuale è inferiore ci si deve concentrare sui singoli animali.
Come detto in precedenza, gli algoritmi e l’intelligenza artificiale daranno oggettività a tutto ciò e permetteranno di adottare eventuali provvedimenti mirati che, come tali, sono meno dispendiosi e più efficaci. In un tempo ormai passato (ma non del tutto) si consideravano gli animali in un allevamento come “cloni”, ignorando l’individualità che è invece un dogma di qualsiasi animale perché reagire diversamente alle medesime condizioni ambientali consente alla specie di evolvere tramite la selezione naturale.
In quest’ottica si immaginavano le diete a gruppo unico, i trattamenti metafilattici di massa e quelli ormonali sistematici come la sincronizzazione della TAI. Oggi si è più propensi a pensare che in allevamento ci sono individui simili, come quelli di una famiglia, ma non identici, per cui, per avere successo come allevatori, è importante gestire al meglio i singoli soggetti non ignorando l’individualità.
Per fare questo è necessario un ottimo livello di diagnostica d’allevamento e di conoscenza da parte del medico veterinario della medicina della produzione.
I sensori indossabili in particolare, ma anche quelli presenti nelle sale di mungitura e nell’ambiente, possono permettere la gestione individuale dei singoli animali anche in allevamenti di grandi dimensioni e magari permettere la formazione dei gruppi in funzione dell’indole, della scarsa attitudine ad adattarsi all’ambiente o al livello di sovraffollamento di un determinato allevamento.
Oggi si raggruppano gli animali o per giorni di lattazione o per numero di parti, anche somministrando la stessa razione. Un domani sarà l’intelligenza artificiale a individuare nella massa degli animali quelli da suddividere in gruppi omogenei. Era ed è una consolidata e antica pratica zootecnica quella di raggruppare gli animali in gruppi omogenei.
Un altro enorme vantaggio che daranno i sensori indossabili sarà quello di poter oggettivamente valutare il livello della qualità della vita e di benessere positivo degli animali.
Registrare oggettivamente e in continuo il comportamento delle singole bovine e alcuni loro parametri fisiologici consente di valutare la loro qualità della vita e l’eventuale benessere positivo permetterà di dare una valutazione del livello di welfare medio e mediano e assegnare specifici rank utili a certificare questo a beneficio della sensibilità etica della gente e del reddito degli allevatori.
Anche se sembra superfluo ricordarlo, ad alcuni allevatori, a molti consumatori, alle associazioni “animaliste” e a molti politici non è ben chiaro che più è alto il livello di qualità della vita delle bovine da latte maggiore è il reddito per gli allevatori. Profitto e benessere non sono quindi un ossimoro ma un dogma.
Approfondiremo molto questo argomento nel corso della tavola rotonda che abbiamo organizzato in occasione della nuova edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona nell’Area Ruminantia (Padiglione 2) venerdì 29 novembre 2024 dalle ore 14:00 alle 15:30 dal titolo “Il benessere positivo nelle bovine da latte“.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.