La ripresa dell’attività ovarica nella bovina da latte è un processo fisiologico complesso e affascinante. La selezione operata dall’essere umano ha inesorabilmente allontanato alcune razze (frisona in primis) da una condizione definibile come naturale o normale esasperando le produzioni. Produrre 60 litri di latte al giorno è concettualmente inconcepibile nella “economia” della Natura semplicemente perché sarebbe eccessivo per l’alimentazione della prole, un inutile spreco. Questa condizione di “innaturalezza” ha legato indissolubilmente la vita delle bovine da latte ad alta produzione alla capacità gestionale degli allevatori. Troppo frettolosamente la produzione elevata di latte viene individuata come causa del progressivo declino della fertilità bovina. In realtà le aziende zootecniche che dimostrano di essere in grado di far convivere (nel tempo!) elevate produzioni ed ottime performance riproduttive sono sempre più numerose; e dal momento che le vacche sono generalmente simili tra loro, il motivo di quanto detto prima deve necessariamente essere trovato nel “come” queste bovine siano allevate. Da questo punto di vista la ripresa dell’attività ovarica è un parametro in grado di restituirci preziose informazioni sul grado di efficacia della gestione di alcuni punti critici dell’allevamento. Il principale motivo del ritardo della ripresa dell’attività ovarica e della presenza di numerose bovine affette da anaestro anovulatorio è riconosciuto nella gestione lacunosa dell’equilibrio energetico negativo (NEBAL). Il NEBAL è una condizione parafisiologica che tutte le bovine da latte ad alta produzione sperimentano nel periodo di transizione, da tre settimane prima a tre settimane dopo il parto, definibile come una differenza negativa tra la quota di energia che la vacca assume con l’alimentazione e la quota che perde attraverso il metabolismo e la produzione. Se il NEBAL non è gestito con attenzione e professionalità le ripercussioni sono pesantissime in termini di aumento della probabilità di sviluppare malattie, riduzione delle produzioni e peggioramento delle performances riproduttive. I principali fattori di rischio dell’anaestro anovulatorio agiscono direttamente o indirettamente attraverso un peggioramento dell’equilibrio energetico negativo ritardando la ripresa dell’attività ovarica, e sono:

ALIMENTAZIONE

L’alimentazione nel periodo di transizione ha un ruolo primario nel management del NEBAL, tuttavia gli studi che mettono in relazione l’entità dell’equilibrio energetico negativo con la ripresa dell’attività ovarica sono in gran parte contraddittori e spesso inconcludenti. Il motivo principale potrebbe essere la difficoltà di misurare in maniera oggettiva e accurata il NEBAL, tuttavia è unanimemente accettato il ruolo di un corretto razionamento e una giusta alimentazione nell’assicurare una ripresa rapida ed efficace dell’attività riproduttiva. La quota di amido ha un ruolo diretto nella concentrazione ematica di acido propionico e glucosio in grado, quest’ultimi, di stimolare la liberazione di LH. Le proteine sono fondamentali per la sintesi epatica di IGF-I, uno tra i più potenti stimolatori della follicologenesi. Numerosi oligoelementi e vitamine agiscono, direttamente ed indirettamente, su più livelli del processo riproduttivo. Questi sono solo alcuni esempi per capire quanto sia stretto il legame tra nutrizione e fertilità. Avvalersi del servizio di un alimentarista capace e professionale è una condizione necessaria per assicurare alle nostre bovine tutto ciò di cui hanno bisogno.

BODY CONDITION SCORE

Il Body Condition Score (BCS) influenza in maniera significativa la ripresa dell’attività ovarica, in particolare un BCS elevato in asciutta e/o una riduzione importante nel primo periodo di lattazione. La causa risiede in un quadro ormonale differente caratterizzato da una quantità significativamente minore di insulina, glucosio e IGF-I, essenziali per lo sviluppo follicolare.

STRESS CRONICO

Le bovine sono costrette ad affrontare forti stress in alcuni momenti della loro vita: cambiamenti di gruppo, parto, operazioni di mungitura, manipolazioni da parte del personale (visite in autocattura, mascalcia etc.). Queste condizioni sono superate agevolmente dalle vacche, senza particolari ripercussioni, a patto che siano di breve durata. Eventi stressanti che perdurano nel tempo incidono negativamente sulla sfera riproduttiva, ritardando sensibilmente la ripresa dell’attività ovarica. Tra tutti, il sovraffollamento sembra avere un importante effetto negativo e agisce attraverso un aumento protratto nel sangue degli ormoni di “adattamento”, tra cui il cortisolo è il più significativo.

STAGIONE E CLIMA

In letteratura ci sono numerosi studi che dimostrano un prolungamento del periodo tra il parto e la prima ovulazione nelle vacche che partoriscono prima del solstizio d’estate (Lamming et al., 1981; Fonseca et al., 1983; Opsomer et al., 2000). Lo stress da caldo è senza dubbio tra i principali fattori di rischio dell’anaestro anovulatorio, con un effetto che può protrarsi anche nei mesi successivi al periodo di ipertermia. Il motivo risiede nel danneggiamento, da parte del calore, delle cellule follicolari che producono una quantità minore di estrogeni. La riduzione ematica degli estrogeni si ripercuote sulla liberazione pulsatile di LH e sul picco preovulatorio determinando atresia follicolare e cisti ovariche.

ETA’

Le vacche pluripare hanno una ripresa dell’attività ovarica più precoce e un minor rischio di anaestro anovulatorio rispetto alle primipare e secondipare. Questa condizione probabilmente riflette il maggiore stress nutrizionale che le giovani bovine devono affrontare dopo il parto dal momento che, alle richieste di produzione, si aggiunge il fabbisogno energetico necessario alla crescita corporea.

MALATTIE

Tutte le principali malattie del post-partum (mastite, metrite, chetosi, dislocazione dell’abomaso, zoppia etc.) rappresentano un importante fattore di rischio per l’anaestro anovulatorio. I meccanismi patogenetici sono diversi a seconda del tipo e gravità della malattia ma generalmente agiscono mediante l’esasperazione dell’equilibrio energetico negativo.

 

Per riassumere, i principali fattori di rischio di un ritardo della ripresa dell’attività ovarica, ed in particolare dell’anaestro anovulatorio, nella bovina da latte ad alta produzione sono:

  • Errori di razionamento o scarsa qualità degli alimenti.
  • BCS elevato in asciutta e al parto.
  • Variazione importante del BCS (maggiore di un punto) nei primi 60 giorni post-partum.
  • Stress cronico (spt. sovraffollamento).
  • Parto prima del solstizio d’estate (nei climi temperati dell’emisfero settentrionale).
  • Stress da caldo prolungato.
  • Vacche primipare e secondipare.
  • Malattie nel periodo di transizione.

La conoscenza dei possibili fattori di rischio aiuta l’allevatore a adottare una strategia efficace volta a correggere quelle condizioni che predispongono al problema. Da questo punto di vista emerge l’importanza della squadra in allevamento. La squadra si differenzia da un semplice gruppo principalmente per due motivi:

  • I membri hanno un obiettivo comune (si va tutti dalla stessa parte).
  • I componenti hanno un ruolo definito e rispettato (ad ognuno viene permesso di fare ciò che deve fare).

Da questo punto di vista l’approccio corretto al problema prevede che il buiatra visiti le bovine quantificando il problema, l’alimentarista revisioni l’importante aspetto nutrizionale correggendo (qualora vi siano) eventuali anomalie e l’allevatore metta in atto le indicazioni dei primi due cambiando gli aspetti manageriali, ambientali e nutrizionali di cui ha il controllo e su cui sia in grado di intervenire.