Il Body Condition Score (BCS) è un indicatore della quantità di tessuto adiposo sottocutaneo della vacca; quindi, è una misura dell’entità delle sue riserve energetiche. Il punteggio è soggettivo e viene espresso con un numero. La scala più comunemente usata è quella che va da 1 a 5 con incrementi progressivi di un quarto di punto (0,25). Una vacca con punteggio 1 è considerata cachettica, con punteggio 2 è molto magra, con 3 media, con 4 grassa e con 5 obesa. Generalmente la variazione di 1 punto nella scala corrisponde a circa 50 – 60 kg di tessuti corporei, principalmente (circa il 70 %) grasso.

La rilevazione sistematica del BCS andrebbe eseguita almeno nei tre momenti cruciali della vita produttiva della bovina: alla messa in asciutta, al parto e in prossimità del picco di lattazione (60 – 75 giorni post partum). Il valore assoluto ha la sua importanza ma è ancora più determinante la rilevazione delle modificazioni repentine del BCS nel tempo. Questi sono dati che ci offrono delle informazioni preziosissime quando sono presi sulla singola bovina oppure in forma aggregata, poiché ci permettono di portare alla luce eventuali errori di natura manageriale o alimentare. Un BCS tendente alle estremità della scala (bovine troppo magre o troppo grasse), così come una perdita repentina di condizione corporea dopo il parto oppure in prossimità del picco di lattazione, portano ad una serie di problematiche di natura sanitaria e riproduttiva.

Gli effetti del tessuto adiposo nel periodo di transizione sulla riproduzione

Un ridotto BCS è stato associato ad un incremento del rischio di sviluppare un’infezione uterina:

  • Un BCS inferiore a 3,0 al momento del parto determina un aumento di almeno tre volte del rischio di endometrite (Hoedemaker et al., 2009).
  • Un BCS < 2,75 al parto determina il doppio di probabilità di sviluppare un endometrite subclinica (Dubuc et al., 2010)

Un BCS scarso aumenta il tempo di ripresa dell’attività ovarica dopo il parto e determina un peggioramento delle performances riproduttive:

  • Un BCS inferiore a 3,0 al momento del parto, così come una riduzione di più di un punto di perdita di BCS nel postparto, sono associati ad un ritardo di ripresa dell’attività ovarica mentre le bovine con un BCS inferiore a 2,75 hanno un rischio superiore al 30% di non ovulare al momento della fecondazione artificiale (Santos et al., 2009).
  • Le bovine con un BCS < 3,00 un mese prima del parto avranno un periodo parto-concepimento decisamente più lungo (in media 91 giorni) rispetto alle bovine con un BCS > 3.75. Un BCS < 3.00 una settimana dopo il parto determina un parto concepimento più lungo (in media 21 giorni) rispetto alle bovine con un BCS moderato (3.00 – 3.75) (Cardoso et al., 2013).
  • Un BCS < 2,5 al parto e al momento della prima FA è associato ad un ridotto pregnancy rate (PR) ed un aumento del periodo parto-concepimento (Lopez-Gatius et al., 2003).
  • Le bovine che al 70° giorno dal parto avevano un BCS < 2,75 ed avevano avuto una mastite clinica presentano una probabilità doppia di perdita della gravidanza (Hernandez et al., 2012).

Anche le bovine con un BCS elevato, e soprattutto quelle che sperimentano la perdita repentina della condizione corporea attraverso un rapido dimagrimento, hanno delle performances riproduttive peggiori. Questi soggetti sono spesso affetti da steatosi epatica e manifestano un aumento protratto della concentrazione ematica di acidi grassi (NEFA):

  • Una razione iperenergetica offerta in preparazione al parto determina un aumento medio di 10 giorni del parto-concepimento ed una maggiore perdita di BCS nel post-parto (Cardoso et al., 2013).
  • Le bovine asciugate con un BCS di 4,00 e che perdevano ≥ 0,75 di BCS durante l’asciutta avevano un rischio maggiore di infezione uterina post-partum e una ridotta probabilità di ingravidarsi alla prima e seconda FA (Chebel et al., 2018).
  • Fornire un’alimentazione iperenergetica nel preparto comporta un aumento del rischio di steatosi epatica, aumento della concentrazione ematica di NEFA post-partum e un aumento medio di 16 giorni della ripresa dell’attività ovarica (Rukkwamsuk et al., 1999).
  • Le bovine con una quantità di trigliceridi epatici > 50 mg/g di tessuto epatico presentano una maggiore difficoltà di ripresa dell’attività ovarica e una riduzione del 30% della probabilità di ingravidarsi (Jorritsma et al., 2000).
  • L’aumento della concentrazione ematica dei NEFA è stato messo in relazione con una maggiore probabilità di sviluppare una metrite puerperale o ritenzione di placenta (Dubuc et al.,2010; Ospina et al., 2010; Chapinal et al., 2011).
  • Un’elevata concentrazione ematica di NEFA nel post-parto riduce la probabilità di gravidanza con la prima FA (Garveryk et al., 2013) e diminuisce del 16% la probabilità di gravidanza nei 70 giorni dopo il periodo volontario di attesa (Ospina et al., 2010).
  • In vitro i NEFA hanno dimostrato di avere un effetto negativo diretto sullo sviluppo dell’oocita e dell’embrione (Leroy et al.,2005; Van Hoeck et al., 2011; Jordaens et al., 2020).
  • Le bovine che perdono BCS nel periodo post-partum hanno una probabilità maggiore di perdita della gravidanza rispetto alle bovine che lo mantengono stabile (Middleton et al., 2019)
  • Le bovine che dimagriscono rapidamente nel periodo post-partum producono embrioni di qualità inferiore rispetto alle bovine che mantengono stabile il BCS (Carvalho et al., 2014).

Gli effetti del tessuto adiposo nel periodo di transizione sul rischio sanitario

  • Storicamente un BCS elevato in asciutta è stato identificato come un fattore di rischio per la chetosi post-partum e la steatosi epatica (Morrow, 1976; Gillund et al.,2001; Bobe et al., 2004).
  • Un BCS > 4.00 in asciutta aumenta del doppio (2X) la probabilità di un iperchetonemia e di 8 volte (8x) la probabilità di sviluppare una chetosi clinicamente manifesta rispetto alle bovine con un BCS < 3.00 (Vanholder et al.,2015; Rathbun et al., 2017).
  • Un BCS elevato è un fattore di rischio per la dislocazione dell’abomaso la cui probabilità aumenta di 2.4 volte per ogni punto di incremento del BCS (Cameron et al., 1998).
  • Una marcata lipomobilizzazione denunciata da un aumento dei NEFA circolanti, sia preparto sia post-parto, è associata ad una probabilità più che doppia (> 2X) di sviluppare una dislocazione dell’abomaso (Chapinal et al., 2011).
  • Esiste una relazione ben documentata tra scarso BCS (< 2.00) e malattie podali (Espejo et al., 2006; Hoedemaker et al., 2009; Green et al., 2014; Randall et al., 2015). Questa relazione è probabilmente da ricercare in una maggiore probabilità di avere emorragie soleari a causa della scarsità del cuscinetto adiposo nello zoccolo che normalmente assorbirebbe gli shock meccanici durante la deambulazione (Wilhelm et al., 2017).

Qui di seguito sono riportati alcuni suggerimenti di natura manageriale che hanno lo scopo di gestire efficacemente il processo della lipomobilizzazione e mitigarne gli effetti negativi.

Adottare una strategia di gestione riproduttiva

L’adozione di un programma efficace di gestione riproduttiva permette alla maggior parte delle bovine di rimanere gravide entro i 150 dal parto. Un intervallo parto-concepimento superiore ai 150 giorni comporta un maggiore BCS al momento dell’asciutta, una durata mediamente più lunga dell’asciutta e una maggiore lipolisi dopo il parto:

  • Un intervallo interparto prolungato comporta quasi sempre un maggior BCS al momento del parto ed è associato ad una perdita di condizione corporea dopo il parto (Middleton et al., 2019).
  • Un periodo di asciutta di 8 settimane (asciutta standard) è correlato ad una maggiore perdita di BCS nel post-parto rispetto ad un periodo di asciutta di 4 settimane (asciutta breve) (André O’Hara et al., 2018)
  • Un periodo di asciutta di 90 giorni determina un aumento significativo di NEFA rispetto a periodi di asciutta più brevi (28 o 56 giorni) (Weber et al., 2015).
  • È fortemente raccomandato di evitare di far arrivare in asciutta le bovine con un BCS elevato per limitare la perdita di condizione corporea dopo il parto (Daros et al., 2021)

Altri fattori che determinano un vantaggio nel mitigare il processo della lipolisi sono la disponibilità di spazio per l’esercizio (paddock esterni, evitare il sovraffollamento) e ridurre la frequenza della mungitura (fare attenzione soprattutto con la mungitura robotizzata):

  • L’esercizio forzato nel preparto (camminamento forzato per 45 minuti due volte al giorno) svolge un ruolo protettivo nei confronti della lipomobilizzazione in bovine con un elevato BCS e determina un utilizzo più efficiente dei lipidi (Goselink et al., 2020).
  • La riduzione della frequenza di mungitura è associata ad una riduzione della concentrazione ematica di NEFA e una perdita di BCS più contenuta (Stewalgen et al., 2013)

Oltre ai fattori ambientali e manageriali occorre tenere presente che il BCS e la sua variazione hanno una importante componente di ereditarietà (Roche et al., 2009)

Supplementazione alimentare con i grassi

L’aggiunta di un supplemento alimentare con acidi grassi è una strategia che viene utilizzata per aumentare l’apporto energetico della razione. Il tipo di acidi grassi che viene utilizzato è particolarmente importante:

  • L’utilizzo di acido palmitico incrementa la perdita di peso corporeo e di BCS, soprattutto nel primo periodo di lattazione e, in misura minore, nel picco di lattazione (De Souza and Lock, 2019)
  • l’utilizzo di acido oleico contiene la perdita di BCS a causa soprattutto di un incremento della concentrazione ematica di insulina e di ingestione di sostanza secca (De Souza et al., 2021)
  • L’utilizzo di CLA rumino-protetti nel periodo di transizione diminuisce la concentrazione ematica dei NEFA dopo il parto, inibisce l’attività degli enzimi lipolitici nel tessuto adiposo e contiene la perdita di BCS (Dirandeh et al., 2021)
  • I CLA sono conosciuti per essere dei potenti inibitori della sintesi di grasso nel latte (Harvantine et al., 2018)

L’utilizzo di acidi grassi saturi, sebbene serva ad aumentare la densità energetica della razione, può avere un effetto paradosso sull’organismo della bovina da latte. La presenza nel sangue di acidi grassi saturi, di origine alimentare, è interpretata dall’organismo come se originassero dalla lipolisi poiché in natura la bovina, in quanto erbivoro, assume prevalentemente alimenti contenenti acidi grassi insaturi. L’utilizzo nella razione di fonti alimentari contenenti acidi grassi insaturi per limitare la lipomobilizzazione dopo il parto è invece una strategia particolarmente efficace ma che determina una riduzione sensibile del grasso del latte. Questa strategia andrebbe attentamente valutata nelle situazioni in cui la percentuale di massa grassa del latte concorra alla formazione del prezzo di vendita, in quanto potrebbe comportare una perdita economica non trascurabile.