Tutti ormai, nel campo del miglioramento genetico della vacca da latte parlano di genomica. La selezione genomica è la scelta degli animali miglioratori fatta in base ad una misurazione del potenziale genetico basato su una quantificazione di ciò che sta scritto nel loro DNA. Oggi è possibile infatti a partire da campione di pelo, sangue o tessuto estrarne il DNA e quantificare il valore genetico che il soggetto ha ereditato da padre e madre con una accuratezza del 70%. Questo è possibile perchè è stata stimata la corrispondenza fra valore genetico di tante figlie misurate nelle loro performances produttive e riproduttive e l’informazione presente in circa 54000 punti distribuiti sui 29 cromosomi del bovino per una grande popolazione di tori provati con grande attendibilità.

Questo strumento molto potente permette ai tecnici dei centri di fecondazione artificiale di selezionare con maggiore efficacia non solo i padri e le madri dei tori ma anche gli stessi vitelli nati dal loro accoppiamento, perchè si possono scegliere quelli che davvero hanno ereditato di geni “desiderabili” per la selezione. L’attendibilità della stima è paragonabile a quella di un toro in prima uscita con circa 20 figlie in produzione, intorno al 70%.

La genomica oggi permette a tutti gli allevatori di avere a disposizione oltre ai tradizionali tori provati con molte figlie in tanti allevamenti anche dei tori in prova di progenie altamente selezionati, e molto meglio di prima, e dei giovani tori “genomici” che sono valutati esclusivamente sulla base della caratterizzazione del profilo dei marcatori genetici di cui sono portatori.

Ma la genomica non è solo uno strumento per la scelta dei tori e delle madri di toro ma anche delle vacche e delle manze.

I chip per le analisi del DNA a densità più basse hanno un costo che rende possibile l’utilizzo dello strumento indice genomico anche per l’allevatore comune. In aggiunta ai chip di base, costituito da circa 7000 marcatori, esistono oggi in commercio chip che consentono in una sola analisi sapere se l’animale è portatore di geni legati a patologie ereditarie come CVM, Brachyspina o BLAD ma anche geni desiderabili come le K caseine, le β caseine, il gene per l’assenza di corna o per il fattore rosso.

Prima della genomica fare scelte di tipo genetico sulla propria mandria era molto rischioso se non impossibile. L’accuratezza degli indici della vacche era intorno al 50% e quella della manze intorno al 35%. Oggi la genomica stima il valore genetico di una vitella appena nata con il 70% di attendibilità. La stessa di un toro in prima uscita con 20 figlie in 20 allevamenti.

Ma che cosa significa per un allevatore avere a disposizione questo strumento?

Significa poter fare miglioramento genetico scegliendo non solo i tori ma anche le vacche che daranno origine alla nuova generazione di produttrici nella stalla. In altre parole, gestire la rimonta con una indicazione molto più accurata che in precedenza sul potenziale genetico dei soggetti.

Questo apre numerose possibilità dal punto di vista economico. Una è quella che porta all’individuazione di vacche e manze interessanti per la selezione della razza. Vacche o manze che possono diventare le fondatrici di nuove famiglie importanti. Un’altra è quella che semplicemente aiiuta più velocemente ad ottenere miglioramenti sulla qualità del latte in termini di grasso, proteine e livello di cellule somatiche: scegliendo le madri dal profilo migliore per questi caratteri e fecondandole con i tori migliori dà un una sola generazione quello che in passato ne richiedeva almeno due o tre.

Se la fertilità della stalla è buona è possibile combinare l’analisi genomica delle manze con l’utilizzo di seme sessato: fecondare le manze migliori con il seme sessato dei tori miglioratori consentirà avere la rimonta necessaria alla stalla con i vantaggi sopra descritti e l’utilizzo di tori di carne sulle vacche di minore livello genetico permetterà di ricavare del reddito aggiuntivo dalla vendita dei vitelli.