Introduzione

Da molto tempo ormai, le razioni per vacche da latte sono formulate tenendo in considerazione i carboidrati totali (CHO) e le relative frazioni, ma non sempre si tengono in opportuna considerazione le quote di CHO fermentati a livello ruminale.

Con la riduzione del prezzo del latte ed il relativo elevato costo dei cereali e delle altre fonti di energia, è diventato sempre più importante valutare quantitativamente le quote di CHO fermentati nel rumine ed il loro utilizzo nell’intero tratto digerente.

Vale la pena ricordare che i prodotti derivati da queste fermentazioni sono alla base della crescita della popolazione microbica ruminale, la quale fornisce al ruminante proteine di elevato valore in termini di profilo aminoacidico, oltre a fornire la maggior parte dell’energia di cui la vacca necessita per il mantenimento e le varie funzioni metaboliche e produttive.

Con l’introduzione dei modelli biologici di razionamento, il più conosciuto ed applicato dei quali è il CNCPS, e con la definizione di un ampio e dettagliato frazionamento dei CHO, è ora possibile formulare e ottimizzare le razioni per vacche da latte in base ai CHO fermentescibili.

Considerazioni preliminari

Prima di soffermarci su alcuni aspetti di formulazione delle razioni in base ai CHO, è opportuno fare alcune considerazioni preliminari.

Il primo passo necessario per formulare razioni efficaci è innanzitutto quello di definire attentamente gli animali con i quali stiamo lavorando.   Questo significa misurare, o almeno valutare con un certo livello di precisione, il peso vivo in età matura oltre al peso vivo medio attuale del gruppo. Inoltre, sarà essenziale conoscere la reale produzione di latte così come la sua composizione attuale. Dobbiamo quindi definire con accuratezza le condizioni ambientali e gestionali in cui vive il gruppo di animali per i quali stiamo formulando. Naturalmente, sarà importante caratterizzare con precisione, attraverso analisi di laboratorio, gli alimenti che saranno utilizzati in razione. Tutte queste informazioni ci aiuteranno a meglio definire il mix di CHO che sarà consigliabile includere.

Grazie all’utilizzo dei modelli biologici di razionamento, noi stiamo diventando sempre più sofisticati ed accurati nella nostra capacità di quantizzare le fermentazioni ruminali. Uno degli aspetti più importanti da questo punto di vista è definire le varie frazioni di CHO presenti negli alimenti, in quanto una migliore descrizione di queste frazioni ci permetterà di quantificare meglio le fermentazioni ruminali, con un maggior controllo del pH ruminale e una migliore previsione del flusso microbico verso l’intestino tenue.

Formulazione delle razioni

Gli utilizzatori delle più aggiornate piattaforme di nutrizione hanno già una certa familiarità con la formulazione in base alle diverse frazioni dei CHO e con quella in base alla loro fermentescibilità.

Normalmente, quando si formula una razione, si dovrebbero tenere in attenta considerazione i segnali che le vacche ci inviano, quali ingestione e produzione attuali, stato e consistenza delle feci, variazione di BCS, presenza di problemi sanitari quali laminiti o altro, e si fa riferimento a linee guida che dovrebbero rappresentare gli obiettivi ai quali tendere per formulare razioni bilanciate e sicure.

In ogni caso, un importante aspetto che dovrebbe essere tenuto in alta considerazione durante il processo di formulazione, è quello relativo alle condizioni manageriali e di comfort in cui gli animali sono allevati.   È essenziale valutare la disponibilità ed il comfort delle cuccette o lo spazio e le condizioni della lettiera, lo stato dei pavimenti delle corsie, lo spazio in mangiatoia, quindi l’eventuale sovraffollamento, sia nella zona di riposo che di alimentazione, ed utilizzare queste informazioni per poter prendere decisioni circa il più appropriato livello di CHO fermentescibili da utilizzare al fine di ottenere il miglior bilanciamento ruminale possibile.

Se consideriamo i vincoli della razione che stiamo formulando in base all’ambiente e alla gestione a cui le vacche sono sottoposte, e ci troviamo, ad esempio, in una situazione in cui vi è un sovraffollamento superiore al 120%, con cuccette non confortevoli, zona di alimentazione non sufficiente e aree di camminamento scomode, e se a questo si aggiungono elevate temperature ed umidità con lunghi tempi di attesa in zona di mungitura associati a scarsa ventilazione, ebbene, queste condizioni ci costringeranno a pensare a razioni con livelli inferiori di amido fermentescibile, con un aumento di fibra digeribile, fibre solubili ed, eventualmente, zuccheri.

In altre parole, gli obiettivi e le linee guida relativi alla formulazione in base ai CHO, non dovrebbero essere sempre considerati di validità generale, ma adattati, di volta in volta, alle condizioni ambientali e manageriali attuali, al fine di ottimizzare le performance e di minimizzare i rischi di insorgenza di problemi ruminali, SARA in primo luogo, e metabolici.

La tabella seguente mostra un esempio relativo ad alcune di queste relazioni.  Da sottolineare che da essa può essere tratta una raccomandazione di base. Quando l’ambiente circostante a un gruppo di vacche non è ottimale, se non addirittura compromesso, si suggerisce innanzitutto di aumentare la % di foraggio in razione.  Questo suggerimento tiene conto del fatto ci possono essere animali che rallentano il loro tasso di ingestione, soprattutto dei foraggi, con aumento del tasso di passaggio ruminale delle particelle. Allo stesso tempo, aumenta la concentrazione di acidi grassi volatili nel rumine ed in queste condizioni il foraggio, oltre a contribuire ad una maggiore capacità tampone, aumenta anche il tempo di ritenzione ruminale, fatto che contribuisce ad una maggiore digestione ed è di aiuto nell’uniformare le fermentazioni.

Si noti come, mano a mano che le condizioni ambientali peggiorano, è suggerito di aumentare le fibre fermentescibili.  La ragione di questo cambiamento è orientare il mix di CHO fermentati verso una proporzione più sicura. A questa modifica è associata una diminuzione della quantità di amido fermentescibile ed un aumento di zuccheri e fibra solubile.

Di seguito è descritta un’altra variabile importante da considerare, ovvero la quantità di amido fermentescibile nella razione in funzione della fase di transizione e dello stadio di lattazione delle bovine. Si suggerisce di ridurre l’amido fermentescibile all’inizio della lattazione, almeno durante le prime 4 settimane. La ragione alla base di questa strategia è che, a livello epatico, vi sono recettori che rispondono all’acido propionico prodotto dalle fermentazione ruminali. La maggiore produzione di propionato, derivante da una elevata inclusione di amido in razione, determinerà l’invio al cervello di segnali di sazietà, orientando così le bovine ad una riduzione della ingestione.    Questa riduzione arriva in un momento critico del ciclo produttivo, quando invece noi vorremmo vedere un’accelerazione della ingestione di S.S., al fine di minimizzare la mobilitazione di riserve corporee, ed avere un veloce raggiungimento di un bilancio energetico in equilibrio.  Il raggiungimento di questo obiettivo aiuta inoltre la ripresa del ciclo ovarico e l’ottenimento più precoce di una nuova gravidanza.

Amido e Amido Fermentescibile in razioni per Vacche in Transizione ed in Lattazione

Per ciò che riguarda le razioni per vacche in asciutta nel periodo di Close Up, le raccomandazioni evidenziano la necessità di limitare l’assunzione di energia. Per le vacche durante la fase del picco di lattazione, si suggerisce invece una maggiore quantità di amido sia totale che fermentescibile. Questo significa che sarebbe opportuno gestire un gruppo separato. Il risultato di questa strategia è un maggior controllo sulla ingestione port-parto, una più elevata produzione di latte ed una maggiore efficienza alimentare. Inoltre, la maggiore inclusione di CHO fermentescibili aumenta la produzione microbica, a vantaggio di un migliore controllo dei costi correlati al bilanciamento degli aminoacidi.

Valutazione degli apporti

Come già accennato in precedenza, la quantificazione delle quote di CHO fermentati è possibile grazie al modello biologico CNCPS che, se ben gestito, è in grado di fornire molte informazioni di elevata accuratezza relative agli apporti di CHO realmente fermentati in ogni specifica situazione pratica.

Inoltre, esso consente di monitorare il flusso delle varie frazioni attraverso l’intero tratto digerente per ottenere una stima delle quote che sfuggono alla fermentazione ruminale e che, quindi, raggiungono l’intestino per essere poi disponibili per l’assorbimento, in funzione della loro relativa digeribilità intestinale.

Infine, la stima della composizione fecale attesa potrà fornire interessanti informazioni circa la digeribilità nell’intero tratto digerente e quindi sull’efficacia della razione che stiamo formulando.

Implicazioni

La formulazione delle razioni per vacche da latte in base alle frazioni fermentescibili dei CHO, consente di controllare e orientare meglio le fermentazioni ruminali ed il flusso di proteine microbiche, nonché di ottimizzare le prestazioni degli animali.    Disponendo di specifiche analisi di laboratorio e potendo utilizzare avanzate piattaforme di razionamento, ora siamo in grado di meglio quantificare le quote di CHO fermentati e il loro impatto sulle risposte degli animali. Abbiamo ancora molta strada da fare ma i miglioramenti sino ad ora messi a disposizione dai modelli di razionamento ci consentono valutazioni molto più rispondenti alla realtà rispetto al passato. Rimangono ancora aree da esplorare in modo più accurato, quali la digeribilità intestinale dei CHO sfuggiti alla degradazione ruminale, ma già da ora siamo in grado ottimizzare in modo efficace le razioni in base ai CHO, con conseguente miglioramento di efficienza e redditività delle aziende da latte.

DOI 10.17432/RMT.2111-2195