Migliorare, attraverso la genetica, l’efficienza produttiva delle bovine da latte oltre ad essere possibile aiuta anche a ridurre l’impronta di carbonio delle aziende, ovvero la quantità di CO2, metano e perossido di azoto eliminata nell’ambiente. Per raggiungere questo importante obiettivo occorre fare attenzione, nella scelta dei tori, a quattro parametri chiave che sono:

  • la quantità e la qualità delle produzioni;
  • la longevità;
  • la fertilità delle figlie;
  • la salute e la robustezza degli animali.

La figura 1 riporta il trend genetico dei tori avviati alla FA per anno di nascita per i caratteri latte (kg), longevità, fertilità delle figlie, salute della mammella e BCS dal 1990 al 2020. Il livello genetico medio dei tori disponibili è andato migliorando per tutti i caratteri fatta eccezione del BCS, che è un indicatore indiretto della robustezza delle bovine.

Figura 1 – Il trend genetico dei tori avviati alla FA in Italia dal 1990 ad oggi per latte kg, cellule, longevità, fertilità figlie e BCS.

Quantità e qualità delle produzioni

Più latte e/o formaggio prodotto per soggetto allevato significa che, per fare la stessa quantità di prodotto, sia esso il litro di latte od un kg di formaggio, occorrono, anche grazie alla selezione per una migliorata produzione, meno bovine. Meno bovine significa meno risorse consumate per l’alimentazione e meno gas serra eliminati nell’ambiente. Gli strumenti per individuare i migliori padri (i tori per la FA) e le migliori madri (le femmine per la rimonta aziendale) sono ormai consolidati da tempo e molto accurati. Sono gli indici per i kg di latte e le percentuali di grasso e proteina. Oggi, con il contributo della genomica, le scelte sono più accurate e possono essere perfezionate attraverso la scelta delle varianti delle caseine e della β-lattoglobuline che aumentano la resa (le varianti B di k-caseina e β-lattoglobulina) o migliorano la digeribilità del latte (la β-caseina A2). A questo primo aspetto tutti gli allevatori hanno prestato e prestano molta attenzione da sempre.

Longevità

Lavorare per migliorare, attraverso le scelte di padri e madri, la longevità a livello genetico significa gettare le basi per allevare bovine più sane, fertili e resilienti. L’indice per la longevità è attendibile ed accurato ed è disponibile da oltre 10 anni, almeno per la Frisona. L’obiettivo è far sì che il numero medio di lattazioni delle bovine allevate si avvicini a 4-5, con due effetti positivi sul reddito aziendale e cioè:

  1. si mungono le vacche all’apice della loro maturità produttiva con il maggiore reddito e la maggiore efficienza ad essa collegate;
  2. si allevano meno manze per la rimonta e si riduce così il numero totale di animali allevati in azienda. In ultima analisi, si avranno minori costi di alimentazione e minore impatto ambientale. Meno animali per la rimonta significa anche minore sovraffollamento, con conseguente maggior benessere generale e minore quantità di deiezioni e metano emesso.

Fertilità delle figlie

Un effetto simile si ottiene anche migliorando la fertilità delle figlie. Avere parametri ottimali per la fertilità aziendale significa mungere vacche sempre fresche, e cioè nella fase più produttiva della lattazione, con effetti su:

  • l’efficienza produttiva dell’azienda, che aumenta;
  • la longevità delle bovine, che aumenta per effetto delle minori eliminazioni per infertilità;
  • la necessità di rimonta, che diminuisce per effetto delle minori eliminazioni e del conseguente aumento della longevità.

In maniera simile a quanto accade per la longevità, migliorare la fertilità delle figlie ha un impatto significativo sulla redditività aziendale, aumentando la produzione media giornaliera, e direttamente su costi di produzione aziendale (meno fecondazioni per gravidanza, minori costi di allevamento per la rimonta).

Salute e robustezza

Da ultimo, oggi la genetica offre strumenti accurati per la selezione di padri e madri in grado di trasmettere alla progenie una superiore resistenza alla mastite (cellule e mastite nel caso della Frisona) o una superiore robustezza generale (il BCS). Nel primo caso, l’impatto di una mandria geneticamente più resistenza alla principale patologia dell’allevamento da latte è quello di ridurre l’utilizzo di farmaci ed antibiotici e le perdite produttive legati agli scarti di latte trattato, senza dimenticare il costo della mano d’opera ad essi collegata. Selezionare per una maggiore robustezza, invece, rafforza l’azione ed i risultati del miglioramento genetico per longevità e fertilità delle figlie, con le medesime conseguenze su produttività ed impatto ambientale ricordate precedentemente.

La genetica conta

Tutte le razze da latte italiane in questi ultimi anni hanno lavorato, anche grazie alla genomica, per potenziare e migliorare l’accuratezza degli strumenti a disposizione dei loro allevatori per poter selezionare padri e madri in grado di migliorare a livello genetico le quattro aree che sono state ricordate. Siano essi diretti od indiretti, aiutano a muovere il livello genetico della mandria nella direzione giusta. Considerati i tempi che la genetica richiede per mostrare appieno i suoi effetti, è bene cominciare sin da ora a valutare, oltre a latte, grasso e proteina, anche longevità, fertilità delle figlie, cellule, mastite e BCS nello scegliere i tori per la FA o le madri per la rimonta. La sfida è molto ambiziosa: costruire la mandria “green” del futuro!