Una domanda che può sembrare paradossale ma che in realtà è legata da un lato al ruolo che le mosche rivestono come vettori di patologie e dall’altro al possibile utilizzo di approcci più o meno avanzati di breeding per modificarne il comportamento o le caratteristiche.

Negli ultimi tempi si parla molto dell’utilizzo degli insetti come fonte alternativa di proteina, ed in questo senso già esistono esempi dell’applicazione di tecniche di inseminazione artificiale e selezione genetica finalizzate a modificare determinate caratteristiche, come ad esempio il peso delle larve per la produzione della proteina (Facchini et al, 2022).

Possiamo quindi affermare che anche con gli insetti possiamo fare quello che gli allevatori fanno da tempo, ovvero fare selezione. C’è però in questo caso una differenza sostanziale: gli allevatori infatti sanno bene che gli insetti, e le mosche in particolare, rappresentano un problema per gli animali e per loro stessi. Quindi, possibili obiettivi di selezione potrebbero essere quelli di ridurne la prolificità oppure la capacità di volare o la vitalità.

Il ruolo delle mosche come vettori di micotossine

Una recente ricerca condotta in Messico ed appena pubblicata sul Journal of Dairy Science (Rangel-Muñoz et al, 2023) ha dimostrato la presenza dei funghi Aspergillus spp. and Fusarium spp. nelle mosche raccolte in 10 diverse stalle da latte dello stato messicano di Aguascaliente. Le mosche sono state raccolte in 7 zone diverse, dalle trincee dell’insilato, alla sala di mungitura fino allo spogliatoio del personale. Per la raccolta sono state utilizzate delle trappole entomologiche ed in media, nelle 24 ore, sono state raccolte 45,3 mosche per un peso di 567 mg. Da questo totale ne è stato estratto un sotto campione di 10 g, che è stato utilizzato per l’isolamento dei funghi, la loro classificazione tassonomica e la successiva quantificazione delle micotossine. Quest’ultimo in particolare rappresentava il parametro più interessante. In totale sono stati identificati 106 isolati fungini: 56 appartenenti al genere Fusarium e 50 al genere Aspergillus. La maggior parte degli isolati (25,5%) sono stati ottenuti da mosche intrappolate nella trincea dell’insilato mentre tra gli alimentatori è stata identificata una percentuale minore di isolati (15%, 12,2% e 10,3%, rispettivamente), così come nel magazzino, nel vestiario e nella sala di mungitura (17,1%, 12,3%, e 7,6%, rispettivamente). Riguardo alla capacità di produrre micotossine, questa è stata osservata in circa il 20% sia dei Fusarium che degli Aspergillus isolati, con la produzione di Zearalenone e Aflatossine, entrambi pericolose micotossine.

Questi risultati confermano, scientificamente, quanto tanti allevatori hanno sempre osservato, e cioè che l’elevata presenza di mosche in un allevamento rappresenta un grosso problema sanitario. In quest’ottica l’utilizzo di programmi di controllo dell’infestazione è sicuramente uno dei metodi più indicati ma sarà che possiamo utilizzare anche altri strumenti, come la selezione?

In fondo Sir Robert Bakewell, universalmente riconosciuto come il padre del selective breeding, gia a fine ‘700 aveva capito che per indirizzare la selezione si devono scegliere i candidati giusti.

L’esempio della zanzara Aedes aegypti, vettore della Dengue

Un esempio avvincente e vincente di come indirizzare la selezione negli insetti è quello del vettore della Dengue, malattia virale trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. In un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (Utarini et al, 2021) è stato dimostrato come combinando tecniche di introgressione – e quindi di trasferimento di materiale genetico da una specie ad un’altra – con quelle di inserimento in popolazione di riproduttori selezionati – nel caso specifico portatori di un batterio specifico che blocca la riproduzione del virus –  si possa ridurre di ben il 77% l’incidenza di nuovi casi di dengue nelle aree in cui vengono liberati i maschi.

Considerazioni finali

La domanda iniziale che ci siamo posti può sembrare sicuramente astratta o provocatoria. Tuttavia quello che sta succedendo nel mondo del breeding, e nelle sue applicazioni in molti settori “non convenzionali” come quello degli insetti, dimostra come questo strumento rappresenti ancora il metodo più efficiente per modificare in modo permanente alcune caratteristiche di interesse.

Non è un caso che anche per il controllo delle emissioni di metano da parte dei ruminanti, l’obiettivo dei paesi più illuminati non è quello di ridurre il numero di animali allevati ma allevare animali più efficienti selezionandoli.

Bibliografia

Facchini, E., Shrestha, K., Van Den Boer, E., Junes, P., Sader, G., Peeters, K., & Schmitt, E. (2022). Long-term artificial selection for increased larval body weight of Hermetia illucens in industrial settings. Frontiers in Genetics, 13, 1503.

Rangel-Muñoz, E. J., Cruz-Vázquez, C., Medina-Esparza, L., Vitela-Mendoza, I., & Valdivia-Flores, A. G. (2023). Presence of the toxigenic fungi Aspergillus spp. and Fusarium spp. in Musca domestica L.(Diptera: Muscidae) collected from dairy farms. Journal of Dairy Science.

Utarini, A., Indriani, C., Ahmad, R. A., Tantowijoyo, W., Arguni, E., Ansari, M. R., … & Simmons, C. P. (2021). Efficacy of Wolbachia-infected mosquito deployments for the control of dengue. New England Journal of Medicine, 384(23), 2177-2186.