Descritta da Ancel e Margaret Keys nel 1975 nel famosissimo best seller “How to eat well and stay well. The mediterranean way” come il toccasana di mangiare bene per vivere meglio, la dieta mediterranea era il modo di mangiare dei popoli che vivevano nel sud dell’Europa intorno al mare Mediterraneo.

Nel suo recente articolo per Ruminantia dal titolo “Abbandondare la dieta mediterranea significa mangiare maleGiovanni Ballarini ha descritto molto bene questo modo di nutrirsi caratterizzato dall’utilizzo di molta frutta e verdura di stagione, cereali integrali, legumi, uova e ogni tipo di carne, e pochi grassi saturi, zucchero e sale.

Per capire il valore di questo stile alimentare è bene ricordare che la dieta mediterranea è anche stata nominata nel novembre del 2010 patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO.

Fonte: Fondazione Veronesi

La dieta mediterranea è poi di fatto quella consigliata dai nutrizionisti clinici per prevenire le patologie coronariche, l’ipertensione, il diabete tipo 2, molte malattie oncologiche e l’obesità e, se abbinata ad una costante attività fisica anche moderata, aumenta la probabilità di vivere a lungo e in salute.

I popoli mediterranei giocoforza la utilizzavano molto, perché la disponibilità di proteine e grassi di origine animale era molto limitata e il consumo di dolci avveniva solo per festeggiare qualcosa.

Nella tradizione alimentare rurale, e quindi anche nella dieta mediterranea, c’era anche il consumo quotidiano moderato di vino durante i pasti, soprattutto quelli serali.

Ingredienti chiave della dieta mediterranea sono i prodotti di stagione e di prossimità, e nessun alimento, compresi gli alcolici, viene demonizzato.

In questa dieta ogni alimento è presente ma tutti devono essere assunti in piccole quantità.

La cultura occidentale sta rapidamente trasformandosi da quella della prudenza, dell’equilibrio e del dialogo, a quella delle posizioni assolutistiche sostenute sempre da opposte tifoserie che hanno caratterizzato i momenti più bui della nostra storia.

Anche se la comunità scientifica di livello è coesa su come sia meglio mangiare e come debba essere gestita la salute, non manca giorno che sui media le “sette” nutrizionali se le diano di santa ragione. Alle spalle di questo scenario sta avanzando, senza molto clamore ma con grande efficacia e determinazione, la gigantesca lobby del cibo ultraprocessato che ha come primo obiettivo quello di delegittimare i cibi naturali per far crescere il suo business.

L’attivismo vegano, casualmente o volutamente, sostiene la diffusione dei cibi ultraprocessati, e in particolare le imitazioni di quelli di origine animale come gli “hamburger” vegetali la “carne” coltivata e i “latti” vegetali.

Rispondere al metodo Boffo applicato al cibo naturale con altrettanta violenza ci sembra fuori luogo e sicuramente inefficace. La dieta mediterranea, con le sue profonde e antichissime radici nella tradizione, la sua indubbia sanità e sapore, è forse l’arma vincente da utilizzare.

Nessun cibo naturale è demonizzato ma è consumato in piccole quantità e con prudenza. Non esiste nella dieta mediterranea una black list di alimenti “cattivi” perché solo la quantità li fa diventare tali, come del resto avviene per i veleni.

I cultori della dieta mediterranea che si è diffusa in tutto il mondo sono persone che amano la buona tavola e la convivialità del mangiare insieme con calma, apprezzando i singoli sapori e non quelli piatti e sempre uguali dei cibi ultraprocessati.

Negli scontri tra i comportamenti alimentari, la dieta mediterranea non appare mai perché inattaccabile anche sul piano della comunicazione. Si mangia un pò meno carne e latte ma comunque questi alimenti vengono utilizzati sempre e da tutti.

Il problema è che oggi la gente che utilizza la dieta mediterranea è sempre di meno, perché i più stanno adottando il comportamento alimentare tipico delle regioni nord europee e nord americane basato su grassi saturi, zucchero, sale e comunque cibi ultraprocessati.

Questa tipologia di persone aspetta con grande curiosità l’arrivo della “carne” coltivata e consuma sempre meno volentieri i cibi naturali.

A nostro avviso più che rispondere “occhio per occhio, dente per dente” alle campagne di diffamazione del cibo naturale, specialmente di origine animale, e oltre a contrastare gli stereotipi e gli equivoci diffusi ad arte per screditare gli allevamenti, sarebbe saggio cavalcare la tigre della dieta mediterranea, sapendo di contare così su un’ampia platea di medici, opinion leader e media generalisti.