Il pascolo è un sistema alimentare millenario tutt’oggi utilizzato in particolar modo dagli allevatori delle zone collinari e montane. Spesso impiegata nella linea vacca-vitello e dagli allevatori che praticano transumanza e alpeggio, questa pratica sta vivendo un nuovo momento di splendore grazie anche alla comparsa sul mercato di numerosi prodotti Grass-Fed che coniugano alle qualità organolettiche e nutrizionali di alto valore, il favore dei consumatori. Il pascolo infatti viene percepito dal consumatore come una pratica rispettosa del naturale comportamento del bestiame, e dunque del benessere animale. Esso consente di abbassare i costi della razione, permettendo al bestiame di alimentarsi autonomamente nei prati messi a disposizione e comportando un notevole risparmio di materie prime e manodopera necessaria per il foraggiamento; può inoltre concorre alla valorizzazione di lotti di terreno marginali, difficoltosi da lavorare e da mettere a coltura. Il pascolamento permette agli animali di godere di tutti quegli aspetti positivi propri degli spazi aperti, come i benefici della radiazione solare e dell’aria in uno spazio pulito, tuttavia li espone a rischi meno comuni nell’agiatezza della stalla dove la razione è formulata con precisione, non vi è possibilità di predazioni e sono meno soggetti ad infestazioni da elminti gastrointestinali.

I pascoli correttamente gestiti permettono il rientro in stalla degli animali in perfette condizioni corporee, con tutti i vantaggi apportati dall’ambiente esterno, garantendo un ritorno economico diretto e indiretto. Molteplici sono gli aspetti di natura agronomica e zootecnica che concorrono a rendere il pascolamento un valido ed efficace sistema alimentare. Sarà pertanto necessario pianificare delle visite di controllo cadenzate per verificarne l’efficienza, ponendo attenzione sia allo stato di salute dei prati sia allo stato nutrizionale degli animali, al fine di massimizzare il rendimento di questa pratica, evitare spiacevoli perdite economiche e infine valutare i rischi ponendoci nella condizione di prevenirli o gestirli al meglio delle nostre possibilità.

Analizzeremo quelli che sono gli aspetti fondamentali di una corretta visita di controllo ma per iniziare vediamo quali sono le tipologie più utilizzate di pascolamento, prendendo in considerazione i loro vantaggi, punti deboli ed eventuali accorgimenti da adottare in ciascun sistema.

  • Pascolamento libero: prevede appezzamenti di grandi dimensioni all’interno dei quali il bestiame circola liberamente per un periodo di circa 30/40 giorni. Il basso costo di realizzazione e la semplicità di fruizione rappresentano i principali vantaggi, che si contrappongono all’impossibilità di controllare il razionamento in maniera diretta e comportano un consumo selettivo ed una utilizzazione irregolare della risorsa. Imprescindibile calcolare correttamente il carico animale per far fronte alla sottoutilizzazione o alla degradazione da consumo eccessivo e calpestio. Utilizzabile in zone montane con elevate superfici improduttive o dissestate.
  • Pascolamento turnato: prevede la suddivisione degli appezzamenti destinati al pascolo in parcelle sufficientemente grandi da ospitare il bestiame per un periodo di 10/15 giorni, seguiti da un periodo di riposo di almeno 30 giorni. La mandria tuttavia non verrà reintrodotta nella parcella fin quando il manto erboso non sarà sufficientemente ricresciuto. Rispetto al precedente metodo, è possibile cominciare a controllare la razione e scegliere il miglior momento per il pascolamento. Permette una più efficace utilizzazione delle essenze che compongono il prato e consente più agevolmente di effettuare interventi migliorativi.
  • Pascolamento razionato: tramite l’utilizzo di recinzioni mobili prevede la realizzazione di parcelle nelle quali gli animali permarranno per una sola giornata con una superficie tale da garantire la copertura dei fabbisogni giornalieri della mandria. Richiede più manodopera rispetto gli altri sistemi ma garantisce la massimizzazione della produttività del pascolo e del razionamento. Permette di contenere gli sprechi ed evitare l’eccessiva degradazione da calpestio del cotico erboso.

Aspetti agronomici

I fattori che determinano la qualità di un pascolo sono da ricercarsi essenzialmente nella composizione floristica e negli aspetti produttivi quali-quantitativi di alimento (fattori condizionati anche da aspetti pedoclimatici). Attenzione, questi elementi non sono dati statici bensì una circostanza che va ricercata e mantenuta costante nel tempo tramite delle buone pratiche di gestione agronomica.

L’attitudine di una specie vegetale all’essere consumata dal bestiame al pascolo in normali condizioni di alimentazione è detta pabularità ed è una caratteristica intrinseca della pianta, tuttavia esistono degli elementi di discontinuità, legati ad esempio alla specie animale che ne usufruisce, come ad esempio può accadere con piante del genere Carduus, o allo stadio di sviluppo vegetativo della pianta. Esistono piante a pabularità parziale, come ad esempio gli arbusti da foraggio, dove solo parte della pianta è consumata dal bestiame, piante non pabulari e piante che nonostante vengano consumate dal bestiame, per via di scarsi accrescimenti o limitata competitività nei confronti delle altre essenze, contribuiscono in maniera irrisoria alla massa di foraggio generata.

Esiste una vera e propria dinamica di composizione floristica data dalle influenze climatiche, dalla fertilità e composizione del suolo, dagli interventi colturali, dal carico animale e della pressione di pascolamento che, ad esempio, porterà ad avere prevalenza di specie aromatiche per scarsa utilizzazione o, al contrario, specie spinose per sovrautilizzazione.

Per quanto riguarda gli aspetti produttivi del pascolo, occorre valutare la qualità dell’alimento prodotto, focalizzando l’attenzione sulla composizione chimica e i relativi valori nutrizionali oltre che sulla sua appetibilità, e la quantità di alimento prodotto nel periodo, considerando l’intensità di crescita delle piante (che può raggiungere picchi di 120 kg di sostanza secca al giorno per ettaro).

Potremmo prendere a mo’ di esempio di buon pascolo un lotto di terreno capace di produrre 1,3 t di sostanza secca per ettaro con una composizione floristica così ripartita: 45% di graminacee, 25% di leguminose, 10% di composite, 5% di chenopodiaceae e altre famiglie botaniche per la restante parte.

Per attuare un buon piano di pascolamento occorre calcolare il giusto carico di bestiame in relazione alla produzione di alimento pabulare (kg s.s.), al suo consumo (kg s.s per capo al giorno), al coefficiente di utilizzazione dell’alimento (assume valori tra 0.70 e 0.80) e all’epoca di pascolamento in base all’accrescimento delle piante (tra i 20 e i 30 cm di altezza e il 15/18% di s.s.). Tempi di permanenza o carico errato portano al degrado del pascolo con diffusione di specie non pabulari se il carico è scarso o ad indebolimento del cotico, difficoltà nel ributto, erosione e calpestio se è troppo elevato.

Dunque, presi in considerazione tutti gli aspetti finora citati, se sono stati correttamente calcolati carichi di bestiame e dimensionamento delle parcelle, durante le nostre visite di controllo periodiche dovremo procedere con un’analisi visiva generale al fine di valutare lo stato di salute complessivo del pascolo e, successivamente, con un’analisi dettagliata per valutare se la composizione floristica sia favorevole (altrimenti occorrerà pianificare degli interventi migliorativi) e che la produttività del pascolo sia in linea con la produttività potenziale attesa.

L’analisi della composizione va effettuata tramite prelievo di campioni dal cotico che dovranno essere rappresentativi della realtà. Per questo si procederà attraversando in diagonale le parcelle e si preleveranno tutte le essenze presenti in un quadrato casuale di 25 cm di lato. Il numero di quadrati da prendere in considerazione deve essere proporzionale alle dimensioni della parcella. Sarà necessario contare il numero di specie presenti (un numero superiore a 20 non è indice di buona qualità) e riconoscere le 10 graminacee e le 10 dicotiledoni più frequenti, calcolarne le frequenze relative ed infine valutare la qualità delle essenze più frequenti. Qualora le dicotiledoni indesiderabili superino il 30% è buona norma programmare degli interventi. Nella successiva tabella sono riportate delle indicazioni riassuntive:

Le cure colturali più appropriate consistono in interventi migliorativi atti a migliorare le condizioni generali del pascolo o in interventi di rinnovo completo o parziale del cotico.

Tra gli interventi migliorativi, i tagli di ripulitura aiutano ad evitare la prolificazione di specie indesiderate, quindi anche il decespugliamento o il diserbo, chimico o meccanico, possono essere effettuati in maniera localizzata, totale o selettiva. Lo spandimento di deiezioni a fine ciclo di utilizzo e le concimazioni (azoto e fosforo) alla ripresa vegetativa sicuramente saranno di ottimo aiuto per ottenere masse di alimento più consistenti. Benché l’irrigazione sia quasi sempre una pratica improponibile, può essere comunque presa in considerazione in periodi particolarmente siccitosi a ridosso di una semina. Qualora ci si trovasse nella situazione di avere parcelle non sfruttate nei tempi previsti, la cui massa verde fosse in stadio fisiologico propizio per la fienagione (inizio spigatura delle graminacee), o si rischiasse di avere essenze lignificate prima dell’ingresso del bestiame, sarà bene valutarne l’utilizzo come prati-pascoli, dunque procedere con uno sfalcio al fine di ottenere foraggi (i limiti di convenienza sono dati dalla produttività e della possibilità di utilizzare mezzi meccanici in relazione alle pendenze).

Il rinnovo del cotico può essere effettuato con o senza lavorazioni: con le tradizionali tecniche di semina si avrà un miglior interramento delle sementi e quindi maggiori possibilità di attecchimento, comportando però un’interruzione della produttività ed erosione del suolo; senza lavorazioni si procederà con una trasemina dopo il pascolamento o uno sfalcio, ciò potrà essere eseguito in qualunque momento e non comporta inversione del suolo, tuttavia la sua efficacia viene meno se ci troviamo su terreni particolarmente compatti.

Aspetti zootecnici

Se avremo lavorato correttamente in fase di progettazione e dal punto di vista agronomico, e avremo dunque un carico animale ottimale per le dimensioni delle parcelle e una produttività adeguata, avremo già una buona base di partenza ed eventuali anomalie nella mandria dovranno farci focalizzare l’attenzione più sugli animali che sul pascolo. Tuttavia, prima di entrare nel merito della visita di controllo, è bene tenere a mente che: il primo alimento è sempre l’acqua, dovranno dunque essere disponibili nelle parcelle punti d’abbeverata correttamente dimensionati, esattamente come in stalla; che l’integrazione minerale non va sottovalutata nemmeno in questo periodo; che le temperature estive sono un limite fondamentale agli aspetti produttivi e riproduttivi del bestiame, per questo sono fondamentali dei punti ombrosi per dare refrigerio nelle ore più calde (peraltro soggetti a cute bianca possono andare incontro a scottature); e che i parti sono un momento della vita dell’allevamento sempre molto delicato, ancor di più se ci troviamo lontani dalle comodità della stalla, pertanto si dovrà essere organizzati a fornire tutte le cure del caso sia alla partoriente sia al vitello, di conseguenza la salute della mammella non andrà trascurata.

Durante una visita di controllo al pascolo è importante verificare lo stato di salute e nutrizione del bestiame dapprima con uno sguardo all’insieme della mandria per poi procedere con delle rilevazioni a carico del singolo animale laddove notassimo dei segnali poco consueti, o comunque a campione. Benché il comportamento degli animali al pascolo è differente tra le varie specie allevate, molti aspetti da tenere sotto controllo sono comuni a tutte, pertanto prenderemo in considerazione il bovino. La suddivisione del bestiame in gruppi di pascolo in base alle categorie di appartenenza (vacche fresche, manze gravide, asciutte) benché più macchinosa è sempre possibile, ci consente di sfruttare al meglio questa risorsa e può essere d’aiuto per evitare di avere soggetti sovra o sottoalimentati.

L’omogeneità della mandria è un aspetto fondamentale per individuare animali in stato di carenza soggettiva o di produttività deficitaria del pascolo. Dunque Body Condition Score e stato di riempimento del rumine sono due aspetti da tenere sotto controllo per valutare quantità e qualità di alimento ingerito nel corso della giornata e dell’ultimo periodo di pascolo. Risulta evidente che se la maggioranza della mandria si presenta con scarso BCS bisognerà focalizzare l’attenzione sulle possibili cause. Dunque, abbiamo sbagliato qualcosa nella preparazione dei lotti di pascolo? La stagione, magari siccitosa, sta limitando la crescita di alimento o ci troviamo di fronte a problemi di carattere sanitario, come ad esempio delle infestazioni parassitarie? Riguardo questo aspetto, particolare attenzione va riservata alle zone con maggior umidità, magari a ridosso dei punti di abbeverata: è proprio qui infatti che si corre il maggior rischio di entrare in contatto con elminti e distomi. Lucentezza e pulizia del mantello sono altri elementi che possono farci ragionare sulla qualità della vita all’interno del pascolo. La presenza di diarrea e imbrattamenti da feci molli dovranno invitarci a controlli più approfonditi sullo stato sanitario dei soggetti in questione ed in generale la valutazione del fecal score sulle fatte fornirà utili informazioni su velocità di transito e stato fisiologico della mandria. Andrà considerata anormale l’assenza di chiazze d’erba non pascolate a ridosso delle fatte poiché i bovini non amano l’odore proveniente dalle loro deiezioni, quindi, se non presenti, sarà evidente che ci troviamo in carenza di alimento.

Dovrà essere monitorata e gestita la presenza di eventuali ectoparassiti come le zecche ed eventuali lesioni cutanee dovranno essere tenute pulite e disinfettate onde evitare la colonizzazione delle ferite da parte delle mosche e le loro larve. Infine, valutare la prevalenza di zoppie ed unghioni lunghi o deformati nel corso della stagione di pascolo in quanto, più che in stalla, la possibilità di muoversi agevolmente è strettamente collegata alla possibilità di accedere all’alimento.