Da decenni, diverse generazioni di allevatori e tecnici italiani visitano le aziende di vacche da latte negli Stati Uniti. Giusto o sbagliato che sia, da decenni utilizziamo gli americani come paradigma.
Ho sentito raccontare mirabilie di diversi viaggi. Alcune cose francamente fuori luogo. Molte cose invece su cui ragionare e trarre spunto. Spesso poi succede che si cerchi di applicare una logica ed un approccio che è valido ed intelligente in quella realtà socio-economica ma poco adatta da noi. Vabbè…
Molto spesso, sento visitatori di ritorno riportare con frequenza una risposta ad una nostra domanda classica: “Qual è la sua razione alimentare?”
Molte volte, la risposta del titolare, o di chi per lui, è disarmante per un Paese in cui ognuno si sente Padreterno. Siamo inoltre tutti C.T. della Nazionale di Calcio, allo stesso modo in cui siamo tutti alimentaristi.
La risposta alla classica domanda sulla razione alimentare è più o meno la seguente: “Non lo so. Dovete chiedere al nostro alimentarista. È lui che si occupa di queste cose e dell’ottimizzazione dei costi alimentari. Noi lo paghiamo affinché lui faccia questo lavoro per noi.”
Mi sorge un dubbio: per quale motivo abbiamo importato di tutto ma non questa idea. Abbiamo importato prodotti, procedure, strategie, ricerca scientifica, marketing… Questa impostazione, invece, non l’abbiamo fatta nostra. Per nulla proprio.
Salvo rare eccezioni, in Italia l’assistenza tecnico-economica è fornita da chi vende ed è utilizzata dalle aziende zootecniche unitamente ai prodotti che acquistano.
Il conflitto di interessi che si genera è enorme. A dir il vero, viene fatto in modo naturale e del tutto consapevole. Non c’è nessuna pistola puntata.
In questo modo, a colui che vende un prodotto vengono fornite le chiavi aziendali di accesso al mercato.
È normale che chi vende sia dotato di un proprio servizio di assistenza. Non è invece normale che chi acquista non abbia dalla sua parte un tecnico che lo consigli e lo aiuti.
Chi di noi, dovendo costruire una casa sceglierebbe prima il costruttore e, quindi, il suo geometra o architetto, senza essersi dotato di un proprio tecnico? Quando costruiamo casa, di solito, discutiamo il progetto con il nostro tecnico di fiducia e solo in un secondo momento, a progetto definito, chiediamo più preventivi alle diverse imprese. Sempre con a fianco il nostro tecnico.
Beh, siamo più americani quando costruiamo casa, rispetto a quando siamo imprenditori nelle nostre aziende di vacche da latte.
L’evoluzione verso aziende di maggiori dimensioni e verso l’efficienza spingeranno naturalmente verso la seguente logica: la distinzione tra fornitura di prodotti ed assistenza. Chi fa una cosa, non può avere voce per l’altra.
Ai professionisti, il compito di farsi trovare pronti e di proporsi con consapevolezza e trasparenza su questa strada.
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