Come noto le alte temperature ambientali, l’umidità dell’aria e la radiazione solare influenzano negativamente la produzione quanti-qualitativa e la efficienza riproduttiva della vacca da latte. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un aumento della frequenza di ondate di calore durante il periodo estivo che ha messo a dura prova la funzionalità delle nostre stalle. Diversi sono gli accorgimenti e le operazioni che possono, e direi devono, essere attuate con il fine di mantenere lo stato di benessere delle vacche da latte. Considerando anche il fatto che con l’aumento della produzione media di latte le vacche sono diventate più sensibili alle condizioni stressanti.

L’indicatore bioclimatico che è utilizzato per definire le condizioni ambientali di stress da caldo è il THI, acronimo di Temperature-Humidity Index, ossia un indice che combina l’effetto della temperatura ambientale e dell’ umidità dell’aria. Esistono diverse formule per calcolarlo, le più utilizzate sono le seguenti:

Formula di Kibler:

THI = Tdb + 0.36Tdp + 41.2°C

dove:   Tdb = temperatura del bulbo secco (°C)

Tdp = temperature del bulbo umido (°C)

Formula di Kelly and Bond:

THI = (1.8 x Tdb + 32) – ((0.55 – 0.55 x UR/100) x (1.8 x Tdb + 32) – 58))

dove:   Tdb = temperatura del bulbo secco (°C)

UR = umidità relativa dell’aria in %.

Il valore soglia di THI al di sopra del quale la vacca da latte inizia a risentire dell’effetto negativo (calo dell’ingestione di alimenti e della produzione di latte) delle condizioni ambientali è 72, che corrisponde a circa 25-27°C in funzione del valore di umidità relativa. In ambiente secco 72 è raggiunto con temperature più elevate, il contrario in ambiente umido.

In termini di misure di adattamento sicuramente tutto ciò che permette la modificazione dell’ambiente di allevamento in termini di riduzione delle condizioni stressanti (raffrescamento diretto ed indiretto) è da considerare, poiché è l’unica azione che permette di ottenere risultati veloci nel migliorare lo stato di benessere degli animali.

A riguardo però si riscontra spesso una non corretta utilizzazione dei sistemi di raffrescamento in termini di corretta scelta e/o della corretta disposizione e utilizzazione del sistema. Di seguito si riportano alcune indicazioni di tipo pratico.

COME RAFFRESCARE LE VACCHE

Per ridurre lo stress da calore possiamo agire in due modi:

  1. raffrescare l’ambiente;
  2. raffrescando direttamente gli animali.

Il raffrescamento dell’ambiente è sicuramente da preferire nei climi caldo-secchi, mentre il raffrescamento diretto degli animali è più efficace in climi caldo-umidi. Per fare un esempio, il raffrescamento dell’ambiente può andare bene in climi come quelli dell’Italia del sud, mentre il raffrescamento diretto degli animali è da preferire in ambienti come la Pianura Padana caratterizzati da alte temperature e alta umidità relativa. Inoltre, da tenere presente che il raffrescamento dell’ambiente utilizza sistemi che permettono un minore consumo di acqua (fino a 10 volte in meno).

I sistemi utilizzati per il raffrescamento dell’ambiente impiegano ventilatori e:

a. foggers che nebulizzano l’acqua ad alta pressione, raffreddando l’aria. Questo metodo aumenta l’umidità relativa ambientale ed è perciò inadatto in aree geografiche dove l’umidità è elevata;

b. misters che producono goccioline di dimensioni maggiori dei foggers. Il raffrescamento avviene per inspirazione di aria fresca da parte delle bovine. I misters sono da consigliare in condizioni di umidità ambientale bassa ed in associazione ai ventilatori.

Il raffrescamento diretto delle vacche prevede che gli animali debbano essere bagnati e ventilati, per permettere un’adeguata evapotraspirazione che agisce abbassando la temperatura corporea dell’animale.Il sistema utilizza gli sprinklers, conosciuti anche come “doccette”. Questo sistema di raffrescamento è il più adatto ai climi umidi e caldi. Le gocce d’acqua prodotte sono piuttosto grandi e riescono ad inumidire il pelo giungendo anche alla cute, l’evaporazione delle gocce avviene per azione dei ventilatori, che devono essere sempre funzionanti. Le doccette vanno posizionate solo nell’area della corsia di alimentazione e nella sala d’attesa della mungitrice. La sola ventilazione è poco efficace nel ridurre lo stress da calore, il trattamento più efficace è quello che prevede aspersione della durata di 1 minuto ad intervalli di 5 minuti con ventilazione continua. Aumentando la frequenza delle aspersioni, si riduce efficacemente il ritmo della respirazione. Questo sistema abbassa la temperatura corporea della vacca senza cambiare sostanzialmente le condizioni ambientali della stalla.

Dove è più opportuno ‘bagnare’ le vacche? Tre sono le zone da considerare:

  1. sala d’attesa, bagnando le vacche dall’alto con un irrigatore a scatto;
  2. uscita della sala di mungitura. Si può utilizzare una semplice doccia da bagno attivata tramite fotocellula o con un meccanismo a pressione al passaggio dell’animale;
  3. la zona di alimentazione. L’impianto di aspersione può essere sistemato sopra le trappole mettendo un ugello aspersorio ogni 3 metri; le gocce devono essere di grosso diametro e non nebulizzate.

Tra le altre attenzioni da porre in atto per ridurre lo stress da calore c’è sicuramente da prevedere un sistema di ombreggiatura delle zone di riposo e dei paddock: vacche in lattazione (soprattutto le vacche fresche) e asciutte, in special modo quelle nelle ultime tre settimane dal parto.

Alcune raccomandazioni:

1. stalla a quattro file di cuccette:

a. ventilatori sulla zona di alimentazione e sulle cuccette: dimensioni di 0,9 m posti ad una distanza tra loro di 6-7 m;

b. ugelli aspersori di grosso diametro sulla zona di alimentazione.

2. stalla a due file di cuccette:

a. ventilatori sulle cuccette: dimensioni di 1,2 m posti ad una distanza tra loro di 12 m;

b. ugelli aspersori di grosso diametro sulla zona di alimentazione.

Inoltre, quando la temperatura ambientale rimane costantemente sopra i 21-22°C, ricordarsi di far funzionare l’impianto di raffrescamento anche di notte, per permettere alle vacche un adeguato riposo e recupero durante le ore notturne.

GESTIONE DELL’ ALIMENTAZIONE

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la corretta gestione della alimentazione durante il periodo caldo. Per gestione dell’alimentazione si deve intendere non solo la formulazione di una razione ‘ad hoc’, ma anche e direi soprattutto quello che concerne il management che va dalla disponibilità di acqua di abbeverata, all’idoneo spazio di mangiatoia fino alla  frequenza e modalità di somministrazione della razione.

Per aumentare il consumo di acqua, alcuni semplici accorgimenti quali: posizionare gli abbeveratoi all’ombra, prevedere l’accesso immediatamente dopo la mungitura e aumentare la disponibilità per capo, sono di pratica utilità.  In particolare: disporre almeno 2 abbeveratoi per gruppo, aumentare a 21 cm o più per capo la disponibilità di abbeverata, mantenere un minimo di 10 cm di acqua nell’abbeveratoio, tenere puliti gli abbeveratoi (svuotare gli abbeveratoi ogni settimana e pulirli a fondo anche con disinfettanti per evitare sviluppo di alghe), monitorare la temperatura dell’acqua (le vacche preferiscono una temperatura di 21-25° C).

Durante il periodo caldo le vacche riducono l’ingestione di alimenti anche del 20% e oltre se le condizioni sono molto severe (THI superiore a 80). Le modificazioni alla razione che spesso erroneamente sono suggerite sono di aumentare la concentrazione in energia e proteine e ridurre la fibra. ‘Erroneamente’ perché non si tiene conto del fatto che la vacca da latte, sottoposta a condizioni di stress da caldo è soggetta a modificazioni della funzionalità ruminale e intestinale con riduzione del potere tampone esercitato dalla saliva, condizioni che comportano un maggior rischio di acidosi ruminale e alterazione delle fermentazioni a livello intestinale (soprattutto se si aumenta la quota di amidi della razione senza prevedere un adeguato apporto di tamponi).

Di seguito si riportano alcuni accorgimenti per la formulazione di diete per vacche la latte sottoposte a condizione di stress da caldo.

Carboidrati

Per carboidrati si fa riferimento alla componente amilacea e a quella fibrosa. L’aumento di calore per le fermentazioni è maggiore per la fibra più che per i concentrati, quindi, è logico e razionale ridurre la fibra in soggetti esposti a stress da caldo. Tuttavia, l’aumento di calore non è solo legato al contenuto di fibra della dieta, ma anche alla ingestione totale e al tipo di fibra. Per questo durante il periodo caldo, più che ridurre la fibra è opportuno migliorarne la degradabilità  ad esempio utilizzando i migliori foraggi disponibili, utilizzando alimenti quali le buccette di soia, le polpe o altri alimenti contenenti (ove possibile pastazzi di agrumi etc…) fibra degradabile. Il segreto di una ottima razione per il periodo caldo è migliorare la degradabilità della fibra, questo comporta un aumento di ingestione e il mantenimento della produzione quanti-qualitativa di latte.

Per quanto riguarda l’apporto di amido, l’eccesso può comportare maggiore rischio di acidosi associata con maggiori problemi di salute, metabolici, di produzione (soprattutto calo del grasso del latte) e riproduzione. Inoltre, considerando gli effetti del caldo sulla funzionalità ruminale e intestinale, l’aumento dei concentrati (amido) deve essere fatto con molta accortezza prevedendo una modificazione anche dell’apporto di tamponi ruminali e intestinali.

Il glicole propilenico o 1,2-propandiolo è un composto chimico (un diolo o doppio alcol) di formula C3H8O2 o HO-CH2-CHOH-CH3.  Il glicole propilenico è un additivo molto utilizzato in alimentazione animale soprattutto nella vacca da latte perché è precursore del glucosio. L’impiego del glicole propilenico è suggerito a partire da quantità pari a 200 ml/capo/die fino a 500 ml/capo/die. La sua efficacia è ampiamente documentata.

Grassi

L’utilizzazione dei grassi durante il periodo caldo è di solito suggerita e sostenuta dal fatto che la conversione dei grassi della dieta in grassi corporei è altamente efficiente quando comparata con la conversione dell’acetato in acidi grassi. Alimentando con grassi si riduce la produzione di calore metabolico, rispetto all’amido e alla fibra, i grassi hanno molto meno incremento di calore nel rumine. Purtroppo se utilizzati in maniera non idonea i grassi, di diversa origine, possono ridurre l’appetibilità della razione, ridurre la capacità di ingestione e interferire con l’attività e l’accrescimento microbico. Da non dimenticare che l’aggiunta di grassi può essere responsabile della ulteriore riduzione delle proteine del latte. Quindi, i grassi dovrebbero essere utilizzati con molta attenzione nelle razioni per vacche durante i periodi caldi. La migliore scelta è utilizzare grassi inerti/bypass che non interferiscono (o poco) con i microorganismi ruminali e possono essere utilizzati direttamente nell’intestino.

Applicazioni pratiche: aggiungere grassi in modo da non superare il 5-7% di lipidi grezzi totali nella dieta. Per arrivare a tali livelli utilizzare grassi inerti. Come ulteriore indicazione generale utilizzare non più del 30-40% dei grassi totali come semi di oleaginose (fonte di acidi grassi insaturi), 40-45% da ingredienti base della dieta, e 15-30% di grassi inerti.

Proteine

La vacca da latte in condizioni di stress da caldo è in bilancio N negativo, principalmente dovuto alla riduzione della ingestione di alimenti e probabilmente anche alla minore disponibilità di proteine batteriche. Anche per le proteine l’aumento dell’apporto deve essere fatto con cognizione di causa, considerando soprattutto la qualità delle proteine che saranno utilizzate. Infatti, l’aumento di ingestione di N in situazioni in cui l’energia è limitante può comportare uno sbilanciamento tra energia e proteine, l’eccesso di N può essere responsabile del peggioramento della salute animale e l’eccesso di proteine è associato con l’aumento dei costi energetici per la sua eliminazione. In particolare, l’azoto superiore ai fabbisogni riduce l’energia metabolizzabile disponibile di 7,2 kcal/g di N. L’energia per la sintesi di urea da eccesso di proteine aumenta la produzione di calore endogeno e riduce in proporzione l’efficienza dell’energia metabolizzabile per la lattazione. Infine, si riportano correlazioni positive tra urea ematica e temperatura rettale che suggeriscono e confermano una riduzione della efficienza di utilizzazione dell’energia e un aumento della produzione di calore da eccesso di N. Tutti fatti che possono contribuire a peggiorare la condizione metabolica della vacca da latte in condizioni di stress da caldo.

Alcune indicazioni sul possibile impiego di fonti proteiche in condizioni di caldo:

– l’impiego di diete contenenti proteine meno solubili migliorano il bilancio N, l’ingestione di alimenti e la produzione di latte;

– aumento di 2,4 kg/d della produzione di latte e riduzione dell’urea da 17,5 a 13,3 mg/100 ml con diete contenenti maggiori quantità di proteine non-degradabili;

– vacche alimentate con proteine non-degradabili e/o ad alto valore biologico (pesce, e farina di soia) hanno prodotto 3,8 e 2,4 kg di latte in più rispetto a vacche alimentate con diete contenenti proteine a più basso valore biologico (semola glutinata di mais);

Qualche suggerimento:

– il contenuto in proteine degradabili non dovrebbe eccedere il 61% del totale della proteina grezza (Pg);

– il surplus di N rispetto ai fabbisogni di proteine totali non dovrebbero eccedere i 100 g N/d = circa 3,1% Pg considerando una ingestione di 20 kg SS/d;

– è necessario aumentare il contenuto proteico della dieta ma l’aumento deve essere fatto con proteine a bassa degradabilità ruminale, migliorando la qualità delle proteine e somministrando aminoacidi essenziali (lisina e metionina in particolare).

Minerali

Anche il bilancio dei minerali è alterato dalla esposizione alle condizioni di stress da caldo. In particolare, il turnover degli elettroliti (Na, K e Cl) aumenta marcatamente. Le perdite di K aumentano con l’aumentare della sudorazione, inoltre anche per Na, Mg, Ca e Cl aumentano le perdite e si reduce il loro assorbimento a livello intestinale.

Dal punto di vista pratico, quindi, è opportuno l’aumento di apporto con la dieta di K e Na. Questo permette di migliorare lo stato metabolico e le performance in vacche da latte esposte a condizioni di stress da caldo. Ad esempio, l’aumento della dietary cation-anion difference (DCAD) da 12,0 a 46,4 mEq Na + K – Cl/100 g di sostanza secca aumenta significativamente l’ingestione di alimenti.

POSSIAMO TRARRE ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE:

-Attenzione particolare alla fase di asciutta e al periparto.

-La riduzione della ingestione di alimenti e l’aumento dei costi di mantenimento sono direttamente dovuti all’aumento della temperatura corporea, quindi, proteggere gli animali dal caldo è la prima cosa da attuare = mantenimento delle performances durante il caldo.

-Lo stress da caldo è responsabile, direttamente e indirettamente, del peggioramento della funzionalità ruminale e intestinale, questo contribuisce alla riduzione della efficienza di utilizzazione dei nutrienti.

-L’obiettivo è aggiustare la razione aumentando l’energia, le proteine e altri nutrienti e contemporaneamente mantenere l’animale in salute (rumine in particolare).

-La tentazione è di aumentare la quantità di cereali (amido) e diminuire la quantità di foraggi (fibra è spesso causa di acidosi ruminale e quindi peggioramento della salute.

-Quantità e caratteristiche (qualità) della fibra devono essere tenute in considerazione in un piano corretto di alimentazione e gestione della vacca al caldo.

-L’uso di foraggi di alta qualità (fibra alta degradabilità) e sottoprodotti non-fibra (soia buccette, polpe o pastazzo) possono garantire adeguati contenuti di fibra digeribile, migliorare il contenuto di zuccheri fermentescibili, migliorare la salivazione (più alto pH ruminale) e migliorare la produzione di AGV nel rumine.

-La produzione di calore metabolico può essere ridotta inserendo i grassi, ma i dati sulla loro utilizzazione non sono chiari e definitivi. Grassi rumino-protetti e/o inerti possono permettere un aumento di grassi nella dieta. Tuttavia, il livello di grassi totali della dieta non dovrebbe superare il 6 max 7%.

-Aumentare il contenuto proteico della dieta con proteine a bassa degradabilità ruminale e con amino-acidi essenziali rumino-protetti.

-Aggiungere tamponi (bicarbonato di Na, MgO, e sesquicarbonato di Na) per aiutare a mantenere un normale ambiente ruminale e aumentare la somministrazione di Na e Mg.

-Aumentare il potassio nella dieta per contrastare le perdite di K con la sudorazione.

-Alcuni nutrienti sono necessari ad alte concentrazioni durante lo stress da caldo: K e Na, vitamine (A, E e C) e microelementi (Se, Zn per esempio) ;

Esempio di razione ‘calda’:

sanità bernabucci