Scrivo questo articolo al ritorno da un nuovo viaggio in Cina e memore di quello che ho dovuto continuamente ripetere ai magnifici allevatori cinesi: di non fare ingrassare le vacche a fine lattazione. Anche in molti dei nostri allevamenti, specialmente in quelli con il gruppo unico ma anche in quelli con un’unica razione di lattazione si notano bovine, che hanno partorito da molto tempo, grasse, ossia con BCS superiori al 3.50.
I rischi metabolici e per la fertilità per le bovine che partoriscono grasse sono catastrofici e lo sono ancor di più per le vacche di alto potenziale genetico. Dare una razione unica a tutte le vacche in lattazione è comoda per la gestione ma molto onerosa per la salute e l’economia dell’allevamento. Quello che rende restii gli allevatori cinesi ma anche molti dei loro colleghi italiani ad adottare le razioni differenziate, per le vacche fresche e quelle stanche, è la perdita di latte nel passaggio tra un gruppo e l’altro che comunque si può minimizzare con alcune accortezze gestionali ed alimentari.
Ci sono poi gli allevamenti più piccoli che hanno oggettive difficoltà nel gestire una suddivisione in almeno due gruppi produttivi. La difficoltà può concretizzarsi nella gestione dell’accesso e del ritorno dalla sala di mungitura piuttosto che differenziare la razione. Basta fare una razione di base adatta per le vacche stanche e ricaricare la quantità di concentrati ed additivi necessari ad alimentare le vacche fresche.
Sebbene i due gruppi, fisici ed alimentari, siano in genere sufficienti ad evitare l’ingrassamento delle bovine avanti in lattazione e ridurre i costi dell’alimentazione, ne potrebbero servire altri. Tutti gli allevatori sono consapevoli del vantaggio di avere un gruppo per i primi 15 giorni di lattazione oppure di avere le primipare separate oppure un gruppo dove far dimagrire tutte quelle vacche che fanno poco latte e sono magari anche grasse. Queste suddivisioni sono praticabili nei grandi allevamenti mentre in quelli medi o quelli piccoli la cosa è impossibile da realizzare. Una “vecchia” soluzione, ma molto razionale, è quella di dotarsi di auto-alimentatori.
Attraverso questa ultradecennale tecnologia è possibile alimentare individualmente le bovine fornendo ad essa la quantità di concentrati, complementare alla razione di base, di cui necessita. Non spostare le bovine in lattazione ha indubbi vantaggi come li ha la possibilità di dare ad esse la quantità necessaria di uno o più concentrati alla produzione, alla crescita o ad un determinato fabbisogno energetico proteico e vitaminico. Avere gli auto-alimentatori in allevamento consenta una suddivisione “virtuale” delle vacche in una serie pressoché infinita di gruppi. Si possono fare degli esempi. Nei primi 7-10 giorni dopo il parto la vacca non mangia molto dovendo spesso scontare malattie come acidosi e chetosi contratte in asciutta a causa di una gestione della preparazione al parto non ottimale. E’ buona dare alle vacche puerpere pochi concentrati nei primi giorni di lattazione per farle abituare gradualmente alla razione di lattazione. Ci sono poi bovine che producono oltre i Kg 50 di latte che sono in difficoltà nel riprendere una nuova gravidanza come delle altre che ingrassano a dismisura una volta gravide. L’integrazione individuale con dei concentrati specifici può anche essere utile ai grandi allevamenti dove gli spesso necessari cambi di gruppo causano perdite di latte irreversibili specie per bovine con lattazioni avanzate.
Gli investimenti necessari per dotarsi di questa attrezzatura possono essere rapidamente recuperati da una maggiore salute degli animali e da un minore costo della razione media. Ci sono poi tecniche d’allevamento che non prevedono l’uso degli insilati dove difficilmente si può pensare ad un futuro di somministrazione manuale dei concentrati.
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