Nel nostro settore siamo abituati ad utilizzare queste tre parole come sinonimi. In fondo un allevatore non può che essere un agricoltore e, avendo una partita IVA ed un’impresa, è anche un imprenditore.

I tre mestieri sono spesso mischiati dentro la stessa giornata di lavoro e dentro la stessa testa: i confini tra di essi non sono così netti e definibili.

Dei tre, il mestiere più in sofferenza è certamente quello dell’imprenditore.

Consideriamo ovvio che un buon allevatore sia, in automatico, un buon imprenditore. Allo stesso modo, diamo per scontato che un buon agricoltore sia anche un buon imprenditore.

Un buon agricoltore è colui che coltiva i fondi ed ottiene prodotti in quantità e qualità elevate. E’ colui che tiene la propria campagna ordinata, è bene organizzato nei cantieri di lavoro, è preciso e puntuale nei tempi e nei modi di lavorare la terra ed i prodotti.

Quando l’imprenditore si applica alla campagna, scende dal trattore e valuta i costi e la convenienza di ogni scelta: forniture, macchinari, terzisti, manodopera. In base a valutazioni economiche, opera scelte adeguate. A volte, l’imprenditore prende decisioni che l’agricoltore non condivide.

Un buon allevatore invece, è colui che tiene la mandria ai massimi livelli di condizione e di benessere: vitelli, rimonta ed asciutte comprese. Seleziona utilizzando i tori più interessanti, ha medie produttive superiori, riscontra alti livelli di fertilità e sanità della mandria. Sostanzialmente tiene la mandria al massimo ed ottiene dalla mandria il massimo delle performance.

Quando l’imprenditore si applica all’allevamento, si mette alla scrivania e analizza costi e ricavi di ciascuna operazione, valutandone la convenienza: “Conviene a casa mia, con i miei costi, produrre un litro di latte in più? Qual’è il costo operativo per produrre ciascun litro di latte che oggi esce dalla mia azienda? Qual’è il break even? Qual’è l’incidenza sul costo di produzione di ciascun centro di costo?”

Conoscendo nel dettaglio ed in modo organizzato i propri costi ed i propri ricavi, a partire da essi opera di conseguenza per migliorare il reddito d’impresa. Non è infrequente che l’imprenditore compia scelte di gestione che sono in netto contrasto con l’allevatore.

L’agricoltore e l’allevatore giovano dell’esperienza e della tradizione: con esse si è in grado di prevedere il risultato e la bontà del proprio lavoro.

L’imprenditore basa il proprio operato sulla conoscenza aggiornata e puntuale dei costi e dei ricavi. Ragiona in termini di opportunità e le serie storiche che ha vissuto non costituiscono garanzia alcuna per il futuro. Guarda avanti. Possiede nel dettaglio l’analisi economica della propria impresa e con essa prende decisioni piccole e grandi. Possiede il Conto Economico.

L’imprenditore che non ha un conto economico scritto, oggi, non può chiamarsi imprenditore.

Potrà essere, eventualmente, un buon agricoltore ed un buon allevatore.

Così come avere una Ferrari non significa essere un pilota, gestire un’impresa non significa essere imprenditore.

Peraltro, il mestiere di imprenditore si può imparare.

Il primo passo è il conto economico.