Da un po’ di tempo a questa parte si fa un gran parlare della figura del veterinario “aziendale” e del ruolo che dovrebbe rivestire presso gli allevamenti. Oltre che dell’ istituzionalizzazione di questa figura professionale, a mio parere, si dovrebbe discutere delle sue competenze. Per chi si occupa di allevamenti da latte (ma la realtà dei fatti non cambia molto per gli allevamenti da carne con linea vacca-vitello), è di  rilevante importanza  l’interesse per una serie di attività che per molto tempo , a causa della poca padronanza o per timore (ad es. per quanto riguarda l’alimentazione), sono state affidate a veterinari specializzati o  ad altre figure professionali.

Il veterinario aziendale, riveste un ruolo cardine nell’allevamento: non solo deve occuparsi della gestione sanitaria e riproduttiva della mandria, ruoli comunemente ad esso ascritti ma, da profondo conoscitore di tutte le sfaccettature e particolarità dell’azienda per la quale lavora, deve collaborare ed essere di supporto a tutte le figure professionali (colleghi compresi) che saltuariamente vi operano. Deve essere come una matrioska: una figura professionale che ne contiene infinite altre. Per semplicità potremmo riassumerne i vari ruoli e competenze in una lista ideale che lasceremo però aperta:

  • Deve occuparsi della clinica bovina del singolo animale e della mandria e ciò, ovviamente non può prescindere dalla conoscenza, non solo della fisiologia e patologia del bovino, ma anche dell’etologia e del comportamento applicati al “benessere animale”. Deve interessarsi della chirurgia di base e della riproduzione, compresa la valutazione dei dati.
  • Deve necessariamente interessarsi anche di alimentazione; questo compito, per convenienza, è sempre stato affidato a professionisti esterni, ma, senza nulla togliere agli specialisti del settore, il veterinario aziendale dovrebbe essere in grado di occuparsene anche autonomamente. Per poterlo fare però, ha bisogno non solo di conoscere a fondo la fisiologia dell’apparato digerente, ma anche gli alimenti, i nutrienti, le colture e la loro stagionalità. Deve essere in grado di valutare i fieni, gli insilati, l’unifeed, i concentrati, le modalità di somministrazione dell’alimento, consigliando anche l’allevatore sulla scelta della coltura da privilegiare a seconda della tipologia del territorio e le esigenze dell’allevamento.
  • Deve occuparsi di biosicurezza e fungere da interfaccia con il servizio veterinario pubblico, proprio in virtù della conoscenza dei problemi sanitari dell’allevamento.
  • Deve avere la capacità di relazionarsi  in maniera costruttiva con il personale di stalla e con i proprietari, riuscendo a percepire anche fino a che punto spingersi nelle disposizioni, per evitare di ottenere risultati negativi a causa di richieste troppo esigenti. In realtà, senza esagerare, deve essere anche un po’ “psicologo”.
  • Deve, inoltre, essere in grado di supportare il proprietario per tutto ciò che riguarda il management di stalla: dalla suddivisione in gruppi degli animali,  all’ ottimizzazione delle strutture, al tipo di pavimentazione, alla lettiera…

La lista rimane volutamente aperta, poiché sicuramente il veterinario aziendale potrebbe avere le competenze per occuparsi anche di altre discipline molto importanti come l’economia, la genetica, la gestione dei programmi informatici.. Ciò non significa che  debba essere un “tuttologo”, ma sicuramente, maggiori saranno le sue conoscenze e capacità, maggiore sarà il supporto che  potrà dare all’azienda per la quale lavora. Nella pratica quotidiana tutto ciò viene svolto in maniera molto naturale e quasi scontata, tanto che per alcuni può essere considerato banale e ridondante il fatto di  rimarcare quali siano le attività che ci capita di svolgere ogni giorno. Per contro, secondo altri, queste attività dovrebbero essere svolte da figure esterne all’allevamento. Se così fosse, mi verrebbe spontanea una domanda: ma se in allevamento c’è un problema chirurgico e interviene il chirurgo, se c’è bisogno di riformulare la razione e interviene l’“alimentarista”, se c’è un problema riproduttivo e interviene il ginecologo e così via… il veterinario aziendale a cosa serve?