Non credo di essere il solo a pensare che stiamo vivendo un periodo travagliato e di forti cambiamenti:

  • siamo noi stessi i primi a constatare l’impatto dei cambiamenti climatici sul lavoro quotidiano;
  • i desideri dei consumatori (dei quali, occorre dirlo, non ci siamo mai troppo preoccupati in quanto, perlopiù, siamo produttori e non trasformatori) stanno cambiando: il calo dei consumi di latte è continuo e non mostra alcun accenno ad arrestarsi. Finché l’incremento delle produzioni interne è sostenuto dall’aumento delle esportazioni di formaggi di alto valore, si può pensare di trovare qualche punto di equilibrio. Nel momento in cui questo traino si indebolisce, il sistema non regge;
  • gli scaffali dei supermercati offrono molti prodotti vegetali, in alternativa al latte, e forse non ci vorrà molto per la carne;
  • le grandi difficoltà dovute al Covid-19 ed i lockdown succedutisi in forme diverse in pressoché ogni angolo del mondo hanno impattato pesantemente sulla ristorazione, sul turismo, sugli eventi. E con essi una bella forza di traino per il nostro settore.

Un esempio a tutti noto è l’elettrificazione delle automobili, che forza l’industria automobilistica ad abbandonare i motori diesel: una rivoluzione ed una sfida.

L’Europa ha recentemente varato un imponente Piano di sviluppo, il cui orientamento “Farm to Fork” indirizzerà l’agricoltura europea nei prossimi anni.

Credo che il nostro settore sarà interessato, se non investito, da una potente richiesta di cambiamento dei propri paradigmi. Le stalle, le modalità di allevamento, la tipologia di animali, i sistemi e gli obiettivi alimentari dovranno essere orientati verso produzioni che abbiano, oltre a qualità intrinseche, anche caratteristiche legate ai modelli con cui le stesse sono prodotte e trasformate. Dovranno essere accompagnate da uno storytelling o narrativa, in grado di raccontare il prodotto che arriva sulla tavola del consumatore. Ricordiamoci cos’è successo nel settore vitivinicolo nel 1986 a seguito dello scandalo del vino all’etanolo: il settore, che l’anno prima aveva fatto un balzo del 17%, perse in un anno il 37% in volume ed il 25% in valore (!), quind ha dovuto e saputo reinventarsi su basi completamente diverse.

Lasciamo ora da parte le recriminazioni e la cantilena del duro lavoro. I piccoli negozi hanno chiuso, la vita va avanti ed ognuno di noi va tranquillamente al supermercato. Ogni individuo al mondo continuerà a consumare cibo, di questo possiamo stare tranquilli. Il problema è restare sul mercato ed adeguarsi a ciò che il mercato vuole consumare. È da sciocchi pensare che il mercato consumi ciò che noi abbiamo imparato a produrre. Ricordiamoci come è finita “Nokia” con questo pensiero: nel giro di cinque anni, dal 2010 al 2015, il colosso mondiale numero uno della telefonia è scomparso dal mercato.

Per fare tutto quello che è necessario al fine di seguire l’evoluzione del mercato, dobbiamo conoscere a menadito il nostro business e gli elementi che lo compongono; modificare stalle, gestione, modo di allevare, ecc., sono tutti elementi che impattano in modo formidabile sui costi: affrontare il nuovo che ci chiama senza conoscerli, è una pratica che sfiora la follia.

E dunque?
No conto economico? ahi, ahi, ahi


Cambia ciò che è superficiale
Cambia anche ciò che è profondo
Cambia il modo di pensare
Cambia tutto in questo mondo
Così, come tutto cambia
Che io cambi, non è strano
Cambia, todo cambia …
E ciò che è cambiato ieri
dovrà cambiare domani
….
Todo cambia – Mercedes Sosa