La situazione che si è venuta a creare relativamente al prezzo del latte consegnato all’industria, cui fanno compagnia i prezzi di vendita di Grana e Parmigiano, prefigura scenari per nulla rassicuranti per le aziende zootecniche da latte. Il principio delle quote mensili di produzione, recentemente inserito nei contratti di categoria, se possibile, ha un effetto ancora più devastante rispetto al prezzo. Una quota di aziende, soprattutto quelle che hanno una struttura dei costi di produzione molto rigida, siano essi costi operativi o costi del capitale, vive con grande preoccupazione il momento attuale e spera di intravedere segnali di luce all’orizzonte; segnali che ad oggi, purtroppo, nessuno riesce a scorgere.
Questo non significa che saremo costretti a vivere a lungo nelle attuali condizioni di mercato. Intanto però c’è da passare la nottata, che non sappiamo quanto sarà lunga.
Il mercato, ogni mercato, periodicamente, ha scossoni o terremoti di questo tipo che gli economisti chiamano “shake up” ed in questa situazione le aziende meno efficienti escono dal mercato. Quelle che restano proseguono fino al prossimo giro, quando un nuovo shake up ne butterà fuori altre. Si tratta di un processo continuo che non riguarda solo il nostro settore. E’ una sorta di selezione naturale. In futuro questi scossoni potranno riguardare nuovi aspetti quali il benessere, le certificazioni, l’impatto ambientale, ecc… .
Non vorrei ora sembrare cinico e nulla vorrei togliere alle azioni necessarie per tutelare, sul fronte delle condizioni di vendita, il lavoro delle aziende zootecniche. Mi chiedo tuttavia, intanto che aspettiamo condizioni migliori e adeguate tutele contrattualistiche, quale sia la strada che ciascuno, a casa propria, può imboccare per non essere tra quelli che lo shake up butterà fuori dal mercato ora o nel prossimo futuro. Giacché il mercato, le banche, i fornitori non vorranno sentire ragioni: a nulla valgono le recriminazioni, la storia di generazioni sulla terra, lo splendido lavoro svolto, la passione e l’attaccamento. Quando la campana suona, bisogna essere tranquilli che non suoni per noi.
E’ noto che aziende che pure conferiscono il latte al medesimo acquirente abbiano una struttura dei propri costi ed anche dei propri ricavi diversa tra loro. Dimentichiamo spesso che il latte venduto assomma mediamente a circa il 90% del totale dei ricavi; c’è dunque quel 10% su cui lavorare. La variabilità in termini di valore della qualità del latte, degli animali venduti da macello o da vita è amplissima. Sarebbe opportuno collocarsi nella fascia alta e questo dipende da noi, non dal destino cinico e baro o da chi non ci tutela.
Nelle elaborazioni di benchmark che sviluppiamo (l’unico lavoro strutturato, validato ed indipendente svolto in Italia, mi sia concesso di dire) risulta che il range di variabilità dei costi di produzione è doppio rispetto alla variabilità dei ricavi. Si tratta di dati da lasciare attoniti. In soldoni, significa che tra il minimo ed il massimo dei costi operativi esiste una variabilità di circa 20 centesimi/litro. Avete letto bene: venti centesimi/litro. E’ pazzesco. A quanto pare c’è molto lavoro da fare in azienda. C’è molto lavoro da fare sulla possibilità di fotografare e tenere monitorati i propri costi e di intervenire adeguatamente su di essi.
Richiamando una celebre scena del film “Matrix”, che suggerisco di riguardare dal punto di vista dell’azienda di vacche da latte, abbiamo di fronte la seguente scelta:
- Pillola azzurra: proseguiamo la consueta gestione, cambiando due bischerate per far vedere a noi stessi che siamo intervenuti; aspettiamo che il prezzo del latte si alzi e risolva i nostri problemi; che finalmente i politici si accorgano che il settore rischia di morire; gridiamo al complotto dei poteri forti, delle industrie; manifestiamo con i trattori in piazza. In sostanza cambiamo quasi nulla a casa nostra ed incolpiamo qualcun altro della nostra condizione.
- Pillola rossa: assumiamoci la responsabilità di essere imprenditori, prima di tutto dentro casa nostra; analizziamo il nostro conto economico con la struttura dei nostri costi e ricavi; definiamo il nostro margine operativo ed il nostro break even; passiamo all’azione decidendo le modifiche da apportare, anche pesanti, per modificare la nostra struttura dei costi.
Pillola azzurra o pillola rossa?
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