La selezione del bestiame è uno degli strumenti più potenti in mano ad un allevatore per raggiungere i suoi obiettivi. E’ uno strumento lento. E’ uno strumento che lavora in modo nascosto. E’ uno strumento imperfetto.
E’ tuttavia uno strumento inesorabile. Non c’è dubbio che, se si tiene salda una linea, l’obiettivo che si è scelto giungerà di certo, chiaramente a patto che gli aspetti di gestione ordinaria siano coerenti con l’obiettivo prescelto.
Nel corso degli anni gli obiettivi di selezione sono cambiati. Alla quantità di latte, si sono aggiunti la qualità del latte stesso, soprattutto in termini di proteine, vari aspetti morfologici e, negli ultimi anni, diversi aspetti legati alla longevità ed alla resistenza ad alcune patologie.
La selezione è tuttavia uno strumento competitivo troppo poco utilizzato ed orientato alla produzione di reddito. Troppo poco significa che è ridotto il numero di aziende che scelgono i tori, tra tutti quelli disponibili sul mercato, in base ad una classifica di reddito valida per la situazione italiana. E’ chiaro che ciascuno è persuaso di selezionare per migliorare il proprio reddito, ci mancherebbe altro, non mi pare possa esistere chi selezioni per peggiorarlo.
Il problema sta nel metodo e negli strumenti che si utilizzano per declinare questo principio in ordini di seme.
Sfogliare cataloghi delle diverse organizzazioni di vendita, molti dei quali molto accattivanti e pieni oggettivamente di buoni tori, è uno dei sistemi più utilizzati. Un altro è quello di affidarsi, in toto o in gran parte, a singole organizzazioni di vendita, confidando nelle capacità del personale proponente di indirizzare per il meglio gli acquisti.
Siamo un popolo fantasioso ed i metodi sono i più svariati e, in verità, l’offerta di buoni tori è oggi talmente ampia, come non lo è mai stata nella storia della selezione, che i progressi sono di tutta evidenza.
La questione è pertanto legata ad ottimizzare i risultati in coerenza con i costi.
Per primi abbiamo sviluppato €comerit, un indice di selezione economico valido per il mercato italiano. A distanza di quasi cinque anni, questo indice, ora €comerit 2.0, viene ora aggiornato con nuovi parametri quali un robusto indice di Efficienza Alimentare in collegamento con il BCS.
L’alimentazione costituendo circa il 60% del costo totale di produzione è un fattore decisivo da controllare sia da un punto di vista gestionale sia da un punto di vista selettivo. Tuttavia, da un punto di vista selettivo, se non lo mettessimo in relazione con il BCS, otterremmo una mandria in teoria molto efficiente che, per sostenere le produzioni, usa il proprio corpo anziché gli alimenti. Con effetti chiaramente disastrosi. Questo fatto appare di evidenza solare quando si mettano i tori disponibili in ordine di efficienza alimentare. Sembra quasi una classifica capovolta per il BCS.
E’ dunque una questione di pesi e di correlazioni genetiche. E’ bene evitare errori che nel passato tutti abbiamo fatto: puntando forte su un obiettivo quale la quantità di latte, abbiamo perso per strada fertilità e longevità.
State certi: chi seleziona per il reddito, lo otterrà!
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