Se ci soffermiamo e facciamo qualche confronto su ciò che è successo nelle coltivazioni agricole e su ciò che è successo nell’allevamento del bestiame da latte negli ultimi 25 anni, ci è meno difficile trovare i motivi per i quali sia oggi necessario porre il lavoro di campagna sotto una lente d’ingrandimento particolarmente attenta.
La produttività individuale degli animali è mediamente notevolmente incrementata, la qualità del latte non è neppure paragonabile, si cominciano a vedere risultati interessanti anche sul fronte della resistenza alle malattie e la fertilità ha trovato modalità per essere seguita e ben gestita. Il prezzo del latte, con i suoi alti e bassi, non ci ha dato grandi soddisfazioni. A parità di prezzo del latte, i miglioramenti produttivi e gestionali ottenuti, hanno tuttavia consentito un assegno mensile più robusto necessario per assorbire costi crescenti.
Tutto ciò è stato reso possibile da un insieme di elementi: selezione, alimentazione, tecnologie, benessere animale, raffrescamento, ricerca applicata, ecc.
Se facciamo lo stesso esame per la campagna, non possiamo affermare che la produttività unitaria sia decisamente migliorata e neppure la qualità. Anzi, in particolare per il mais, il rischio aflatossine ha reso mediamente il prodotto qualitativamente più a rischio. Come sovrapprezzo abbiamo la Diabrotica e le nutrie, che hanno aumentato i costi ed abbassato le rese. La quantità e qualità dei fieni per unità di superficie non è variata. I prezzi neppure sono cambiati. In compenso sono aumentati i costi. L’assegno (quantità e valore del prodotto), dunque, è rimasto invariato ad affrontare costi crescenti.
Per quanto riguarda il contributo della genetica ai risultati di campagna, dobbiamo constatare che il progresso registrato è stato poco evidente. Inutile nascondere che essendo indisponibili sementi “innovative”, per motivi legati al divieto di utilizzo di sementi OGM, segmento ove si è sviluppata gran parte della ricerca sementiera nel corso degli ultimi decenni, ci manca una forte leva di progresso. Il limitato impatto della ricerca selettiva in campagna fa da opposto al formidabile sviluppo della genetica animale.
Dunque?
Dato che il clima non è modificabile, le leve in nostro possesso per la gestione redditizia della campagna sono prevalentemente legate ai piani colturali, alle modalità di lavorazione dei terreni ed ai cantieri di raccolta dei prodotti.
Solo il mix ottimizzato di questi fattori è in grado di portare la campagna fuori dal pantano dove ora, quasi sempre, si trova.
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