Nella quasi totalità delle aziende il processo selettivo avviene sostanzialmente nel momento in cui vengono scelti i tori da utilizzare. Sono poche le aziende che sono in grado di sviluppare in modo efficace la selezione anche per via materna. Proviamo pertanto ad approfondire le modalità attraverso cui vengono scelti ed acquistati i riproduttori che ci dovranno permettere il miglioramento genetico.
Utilizzando come consueta linea di condotta, la ricerca di tutto ciò che contribuisce positivamente al reddito aziendale, è necessario focalizzare l’attenzione su ciò che produce reddito, su ciò che non produce reddito né perdita e su ciò che produce perdita. Ogni toro, nei suoi dati, ha tutte queste caratteristiche relative. Se cerchiamo titoli o fertilità, avremo un po’ meno latte; se cerchiamo caratteri da latte avremo meno robustezza; se cerchiamo efficienza alimentare avremo meno taglia.
Nel momento in cui scegliamo i tori da utilizzare, ognuno di noi cerca un punto di equilibrio tra i diversi caratteri di selezione. Questo punto di equilibrio è legato alla storia, all’esperienza personale ed alla condizione aziendale in cui si opera.
Quasi mai, tuttavia, vi è una evidenza numerica dell’enfasi relativa ai diversi caratteri su cui si punta. In altre parole, fatto cento il totale del punteggio attribuibile ai diversi caratteri, quanto peso affidiamo a ciascuno di essi? Il carattere latte vale quanto la longevità? Detto ancora meglio, quanti kg di latte siamo disposti a “perdere” in selezione pur di avere un punto in più di longevità o di fertilità? E’ evidente a questo punto che è necessario attribuire un valore economico ad ogni carattere su cui si opera in selezione. Quanto vale un punto in più di SCS, un punto in più di arti e piedi, una linea in più di grasso o proteine? Quanto ci fa perdere una linea in meno di grasso, un ICM di 1,5 anziché 2,5, una funzionalità degli arti di 1,2 anziché 2,6?
In assenza di queste fondamenta economiche, la selezione rischia di essere un’attività “naif”, guidata certamente dal buonsenso. Se però il buonsenso non è sorretto da robusti conteggi economici e di calcolo di correlazione genetiche, non è detto che il progresso genetico che si produce dalla scelta dei tori, si traduca in un effettivo miglioramento delle performances economiche della mandria.
E’ dunque utile disporre di una classifica “economica” che elenchi i tori in base alle reali condizioni economiche ed operative italiane.
In verità sarebbe opportuno avere più classifiche in base alle specifiche realtà operative. Selezionare una mandria che produca latte per la trasformazione in Grana Padano o Parmigiano Reggiano comporta scelte che possono non essere identiche alle scelte di chi seleziona per latte alimentare di Alta Qualità. E non si allude al solo aspetto delle caseine kbb o alla percentuale di proteine.
Figuriamoci come, in tali condizioni, sia efficace utilizzare indici di selezione, quand’anche economici, basati su realtà economiche di Paesi profondamente diversi dal nostro. Che senso ha utilizzare un indice di un altro Paese in cui il costo del lavoro è diverso, il costo alimentare è diverso, il valore del latte e le tabelle di pagamento-qualità sono diverse?
Per quanto richieda un ulteriore sforzo di pensiero ed un raffinamento del metodo di acquisto, sono oggi disponibili, qui ed ora, strumenti utili a selezionare mandrie redditizie.
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