Forse più di altri settori economici, la zootecnia è un settore in cui il numero di aziende attive si è ridotto maggiormente nel corso degli anni. E la tendenza continua.

Ognuno di noi è testimone del fatto che nella sua zona, molte aziende hanno cessato l’attività. Salvo rarissime eccezioni, non ne sono state avviate di nuove. Peraltro, chi prosegue tende ad ingrandirsi, con il risultato che il patrimonio zootecnico è sostanzialmente stabile.

Come dire che è ben visibile la porta di uscita.

Di contro, la porta di ingresso, se esiste, è ben nascosta. Così come non è facile trovare la scala interna che porta al piano superiore, ovvero passare la mano e consentire uno sviluppo aziendale adeguato ai tempi.

Quali sono i motivi per i quali si tende a chiudere ma non ad aprire, e per i quali il passaggio generazionale interno è spesso problematico?

La situazione assomiglia al percorso dei negozi di quartiere. Quelli che hanno resistito, si sono ingranditi o hanno modificato profondamente la propria attività, riuscendo ad intercettare nuove esigenze del mercato e dei consumatori.

È dunque utile che coloro che intendono proseguire l’attività o, avendone l’opportunità, coloro che intendono avviarla, sentano la necessità di fermarsi e riflettere sulle evoluzioni che potrà avere il nostro settore, definendo in quale direzione muoversi per il futuro.

Peraltro, ci scontriamo con il fatto che la quasi totalità degli imprenditori agricoli lo è per eredità e non necessariamente per capacità. Nel senso che si tratta della prosecuzione di un’attività di famiglia che altri hanno avviato.

Questo fatto, che caratterizza fortemente il nostro settore, costituisce spesso un limite all’innovazione ed all’elaborazione di un’idea diversa della propria azienda. Sia nei rapporti con gli interlocutori esterni (la banca storica, la latteria a cui si consegna il latte, l’associazione cui ci si rivolge, ecc.) sia verso le scelte operative in azienda. La tradizione è contemporaneamente sia un grande valore in termini di esperienza, sia un grande limite in tempi in cui è richiesta una forte disponibilità al cambiamento.

Dunque?

Prendiamo il caso di un’azienda in cui i figli si affiancano i familiari con l’obiettivo di prendere le redini dell’azienda negli anni a venire.

1. I tempi di attesa di questa presa di responsabilità non possono essere biblici. Se così fosse, i figli, se dotati di una certa personalità, sceglieranno altre strade per le difficoltà nell’esprimere le proprie capacità.

2. Il passaggio di responsabilità, se pur graduale, deve essere effettivo. Le responsabilità non si cedono per finta. Significa che chi subentra deve avere l’ultima parola e chi lascia non deve mettersi di traverso negli ambiti in cui si è deciso il passaggio di responsabilità.

3. Una persona una volta mi ha insegnato che l’esperienza costa tempo e denaro. Significa che fare esperienza contempla anche l’errore, che costa tempo e soldi. Dunque il passaggio ha il suo prezzo da “pagare”.

Dato che il settore, per quanto possano alternarsi annate buone ad altre critiche, ha un buon futuro davanti a sé, vale la pena dare lo spazio necessario per creare solide fondamenta in termini di responsabilità imprenditoriali interne alle famiglie agricole.