È opinione diffusa nel nostro mondo che quando due imprenditori agricoli si parlano, raramente lo fanno in modo sincero. Spesso si deve fare un lavoro di reciproco ridimensionamento delle affermazioni e dei dati forniti. Chiedere un parere ad un collega, a maggior ragione se si tratta di un vicino, circa la funzionalità di un attrezzo in uso, è considerato equivalente a farsi mettere fuori strada. In molti possiamo raccontare episodi esilaranti al riguardo.
In fondo, il vicino è considerato il peggior concorrente relativamente ad alcuni fattori di produzione (ad esempio affitti, acquisti fondiari, manodopera, acque di irrigazione, accesso ai terzisti).
Maggiore è la distanza che separa le aziende, più reali sono probabilmente i numeri e le considerazioni che tra di esse si possono scambiare.
Uno degli aspetti più incredibili al riguardo, è stato raggiunto negli anni dalla corsa alle medie produttive registrate attraverso i controlli funzionali. La gara alla classifica ha fatto fare cose bizzarre, quando non demenziali.
Eppure di confronto si vive, dato che nessuno di noi è un’isola.
Il confronto è un metro di paragone e uno stimolo. Senza queste spinte non avremmo avuto il progresso a cui assistiamo. Giusto per rincarare la dose, proviamo a parlare di confronto sui risultati e sull’efficienza economica. Se già occorre aggiustare le affermazioni sulle performance, figuriamoci su costi e ricavi.
Mi è capitato di sentire titolari d’azienda parlare dei propri costi di produzione, senza disporre di un conto economico. Si tratta spesso solo di libere espressioni del pensiero. Diverso è disporre di registrazioni economiche puntuali e validate e confrontarsi, a partire dalle stesse, con altri colleghi, seppur in modo anonimo.
Il confronto sviluppato da Farm Consulting a seguito dell’elaborazione Benchmark sui conti economici per l’annata 2023 di oltre 50 aziende, i cui dati sono validati (non è un dettaglio trascurabile!), ha messo in evidenza dinamiche importanti.
Quella più evidente è l’aumento della variabilità dei dati. Non solo dei dati legati al prezzo di vendita del latte, conseguente al fatto di essere socio di una cooperativa performante o di vendere il latte a ditte di trasformazione più o meno brillanti. Su ognuno dei centri di ricavo e di costo è aumentata la variabilità.
Ad esempio, la variabilità tra il dato minimo e massimo circa i riconoscimenti legati alla qualità del latte è di oltre 7 centesimi al litro, pur all’interno di tabelle qualità analoghe. Per i costi di produzione, ad esempio, la variabilità minimo-massimo dei costi alimentari è pari a 17 centesimi al litro. Per le utenze, la variabilità sfiora i 3 centesimi per litro.
Nell’anno 2023, pur all’interno del medesimo mercato, per ciascuna voce, sono aumentati i divari tra minimo e massimo.
Partendo dai numeri esposti, è evidente quanto sia importante misurarsi rispetto ai propri colleghi-concorrenti.
Se i propri costi di produzione appartengono alla fascia alta delle aziende con cui ci si confronta, è fondamentale apportare quanto prima i correttivi necessari. È ovvio che se non si è consapevoli della propria condizione, si è impossibilitati al confronto e ad eventuali azioni di correzione.
Detto in altro modo, chi è consapevole dei propri risultati economici e continua a lavorarci per migliorarli prende sempre più vantaggio competitivo sulle altre aziende, innescando un circolo virtuoso che, nel volgere di pochi anni, può diventare differenza incolmabile.
Pare dunque meglio confrontarsi e migliorare, piuttosto che stare fermi, un pò supponenti aggiungo, e perdere competitività.
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