Tutti gli operatori sanno che raggiungere i fabbisogni nutrizionali delle vacche e mantenerne uno stato di salute ottimale è il primo obiettivo al quale volgere l’attenzione nella zootecnia di precisione. In seconda battuta, lo sguardo deve orientarsi sull’ottimizzazione della produzione e dei titoli del latte. Questi due obiettivi devono essere raggiunti nella massima economia possibile e utilizzando sistemi di distribuzione dell’alimento il più efficienti e razionali possibili.
Parlando di alimentazione in un sistema di mungitura robotizzata, una recente ricerca dell’università del Minnesota (Endres e Salfer) ha evidenziato che nell’ordine: gestione della mangiatoia (PMR), qualità e appetibilità del pellet (AMS) e atteggiamento del nutrizionista di fronte al cambio di paradigma che inevitabilmente questo sistema porta con sé, sono le chiavi per la buona riuscita delle strategie.
Infatti, la sommatoria di PMR+AMS dovrebbe essere personalizzata per ogni singolo animale e, a questo proposito, la costruzione di tabelle di distribuzione dell’alimento in robot e di permessi di mungitura corretti in funzione della produzione fa sì che gli animali possano esprimere in toto le loro potenzialità produttive.
Se pensiamo che una dieta eccellente in pre parto permetta un’ingestione molto elevata all’inizio lattazione da parte di animali sani che, come tali, effettuano un numero elevato di mungiture, il circolo virtuoso si chiude nel periodo susseguente al picco dove ogni animale può ingerire elevati quantitativi di PMR senza influenzare il numero delle visite nel robot, mantenendo così una produzione molto elevata.
Se ci concentriamo sul PMR dobbiamo pensare che dall’80 al 90% della ss ingerita è rappresentata da quest’ultimo e che l’AMS non ha fibra foraggera, quindi il PMR va formulato con una percentuale di NDF da foraggi leggermente più elevata rispetto ad un TMR. Condizione necessaria è una qualità dei foraggi che permetta una velocità di passaggio rapida senza eccessivo ingombro (dNDF). Quando la dNDF dei foraggi peggiora, il numero di visite al robot diminuisce, come la produzione di latte per vacca, ed aumenta la quantità di mangime per 1000 litri di latte necessaria per ottenere le stesse performance. Molto importante è anche limitare il tasso di amidi in funzione della quantità che viene fornita con l’AMS per non causare un eccessivo aumento della glicemia e conseguente senso di sazietà. Naturalmente, il PMR deve essere distribuito e monitorato frequentemente per incoraggiare la ruminazione e ottimizzare i tempi di riposo.
Idealmente la differenza di valore nutrizionale, a parte l’NDF, tra il PMR e l’AMS non deve essere eccessiva per quanto riguarda il titolo proteico e quello di amidi.
Un altro parametro da monitorare è la ruminazione nei primi venti giorni perché la sua correlazione con il quantitativo di latte al picco e la velocità nel raggiungerlo è molto elevata.
Questo concetto fa pensare che per le vacche nell’immediato post parto sarebbe necessaria una personalizzazione della tabella dei concentrati (cosa che normalmente non avviene) anche nei primi venti giorni di lattazione. In realtà questo è un problema a due facce: dall’altra parte, infatti, le vacche sotto robot hanno un’incidenza di chetosi subclinica superiore a quelle che mangiano il TMR, e questo probabilmente riflette una carenza di energia nel PMR, una sua minor ingestione e/o un insufficiente quantitativo di AMS per vacche con una “forte” partenza.
La velocità di ingestione del mangime è attorno ai 300 g/minuto e al massimo il pellet viene distribuito in ragione di 400 g/minuto. Quindi una vacca veloce da mungere e molto produttiva difficilmente riceverà il quantitativo a lei destinato a meno che le visite non siano un numero molto elevato; quindi, la tabella che permette l’accesso ad una vacca come questa dovrà avere come limite di produzione prevista per permetterne l’entrata un valore più basso.
Una corretta regolazione dei valori di accesso vale per tutti gli animali quando la produzione di latte della mandria cala, come per esempio nel periodo estivo.
Per quanto riguarda le vacche a fine lattazione è procedura corretta limitarne gli accessi (massimo due) per favorirne una messa in asciutta non troppo traumatica.
Molto importante sarebbe anche l’addestramento delle manze, in box con robot in cui le manze in procinto di partorire ricevano concentrato e, ovviamente, non vengano munte. Gli IOFC in una mungitura robotizzata sono altamente correlati con il latte per visita, mediamente correlati con l’ingestione di PMR e con il consumo di sostanza secca totale, mentre la correlazione è bassa con il contenuto in amido del PMR e negativa con i rifiuti del robot e il costo del pellet alla tonnellata.
I fattori che condizionano visite e produzione dal punto di vista non alimentare sono sostanzialmente il comfort degli animali, la salute podale e una bassa conta di cellule somatiche.
Riassumendo, i piani alimentari in caso di mungitura robotizzata sono assai complessi e devono tenere conto non solo dei fabbisogni ma anche dell’interazione tra le tecnologie (PMR/AMS) e, in molti casi, tarati se non su ogni singolo animale su gruppi di animali nella stessa fase fisiologica (ascesa della curva, picco, persistenza, fine lattazione).
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.