Sembrerebbe di discutere di “lana caprina” nel voler cercare quali differenze ci sono tra la diagnosi di gravidanza e quella di non gravidanza ma in realtà sono attività molto diverse.
La diagnosi di gravidanza
La diagnosi di gravidanza vuole verificare, con le varie tecnologie riproduttive oggi disponibili, se una bovina sia gravida, ossia se sta ospitando un feto. Questo si fa più volte, attraverso anche le diagnosi di conferma di gravidanza, almeno fintanto che i rischi di morte embrionale precoce e tardiva si siano ridotti al minimo, cosa che normalmente avviene dopo 60 giorni dall’ultima fecondazione. Dopo tale periodo si possono comunque avere aborti ed espulsione del feto, ma ciò può sfuggire all’osservazione del personale di stalla e gli animali possono ritornare in calore anche dopo molto tempo.
La diagnosi di gravidanza è classificata come tecnologia riproduttiva ed è praticata dai medici veterinari buiatri, meglio se specializzati in ginecologia.
Oggi si dà per scontato, almeno negli allevamenti intensivi di bovine da latte, che si debba ricercare una gravidanza il più precocemente possibile in modo da mettere in atto tutti quegli interventi diagnostici, terapeutici e profilattici necessari, sia sul singolo individuo che sull’intero allevamento. È anche riconosciuta da molti l’assoluta importanza di praticare le riconferme di gravidanz,a perché la mortalità embrionale precoce e tardiva e gli aborti precoci sono eventi di una certa frequenza, almeno fino a 60 giorni dopo il concepimento.
Negli allevamenti bradi e semibradi di bovini da latte e da carne, spesso per ragioni organizzative, e a volte di mentalità, le diagnosi di gravidanza vengono eseguite tardivamente.
Nel 1977 fu promulgata dallo Stato Italiano la legge 948 (legge quadrifoglio) che istituì e finanziò il Piano Agricolo Nazionale nell’ambito del quale nacque il Piano Nazionale d’Intervento sull’Ipofertilità dei Bovini da Latte, più noto come Piano Ipofertilità (1988). L’obiettivo di questo rivoluzionario modo di aiutare una zootecnia che aveva la necessità di razionalizzarsi per diventare profittevole fu di stimolare anche la cultura della diagnosi di gravidanza come atto propedeutico per prendere tutti quei provvedimenti necessari a migliorare la fertilità nel proprio allevamento.
Da allora di progressi ne sono stati fatti molti. Oggi si considera essere il gold standard nei bovini la diagnosi di gravidanza ecografica fatta a 28 giorni dalla fecondazione.
Questa condizione ha statisticamente una sensibilità che varia dal 77.8 al 90.5%. Questa variabilità è anche influenzata dall’esperienza del buiatra ecografista. Probabilmente più diffusa in Italia, e sicuramente negli USA (NAHMS-Dairy 2014), è la diagnosi di gravidanza tramite palpazione transrettale, che ha una sensibilità dell’84.6% anche se eseguita dopo i 35 giorni dall’ultima fecondazione utile.
Fa parte delle tecnologie riproduttive per eseguire le diagnosi di gravidanza, la ricerca nel sangue o nel latte delle glicoproteine associate alla gravidanza (PAG) che come tali sono dosabili solo in caso di presenza di un feto perché prodotte dalle cellule binucleate del trofoblasto della placenta, per cui assolutamente specifiche. La ricerca delle PAG può essere effettuata dai 70 giorni dopo il parto e dopo i 28 giorni di presunta gravidanza. La ricerca on-farm, ossia direttamente in azienda, e dal sangue è il metodo da preferire e può ovviamente essere utilizzata anche per le riconferme di gravidanza vista la sensibilità particolarmente elevata (del 98,3-100%).
La diagnosi di non gravidanza
La diagnosi di non gravidanza deve essere la più precoce possibile perché ha l’unico obiettivo di verificare l’assenza di un concepito in modo da mettere in atto tutti quei provvedimenti necessari a tentare una nuova fecondazione nell’ambito del normale susseguirsi di cicli estrali regolari. Il suo obiettivo è individuare se nelle primissime tre-quattro settimane di vita del concepito esistono dei fattori di rischio per l’instaurarsi della gravidanza. Tra i fattori di rischio più importanti c’è la ridotta disponibilità di progesterone. Molti possono essere i fattori che condizionano la capacità di secrezione del progesterone da parte del corpo luteo. Tali variabili vanno dalla disponibilità di colesterolo necessario per la sintesi degli ormoni steroidei, alla presenza di prostaglandine circolanti e, soprattutto (ma ciò vale essenzialmente per i follicoli dominanti che si sviluppano vicino al nadir del bilancio energetico negativo), la scarsa capacità del corpo luteo di produrre progesterone. I follicoli possono essere di cattiva qualità, anche se raggiungono l’ovulazione, a causa dell’alta concentrazione di GH e di NEFA e la concomitante bassa concentrazione d’IGF-1, insulina e glucosio, condizione tipica delle bovine di alto potenziale genetico (HMG) al picco produttivo.
La componente genetica delle bovine può avere quindi il suo peso. Secondo Wilthank (2006), le bovine HMG, avendo una più elevata capacità d’ingestione, hanno un più alto flusso ematico al digerente, con un conseguente maggior afflusso di sangue al fegato. Questo aspetto, seppur positivo per la produttività di questi soggetti, comporta una maggiore clearance degli ormoni sessuali come gli estrogeni ed il progesterone, con i risvolti negativi che ciò può avere sulla fertilità. Se la gravidanza s’interrompe molto precocemente, o se il concepimento non è avvenuto, la concentrazione di progesterone decresce bruscamente dal 15°-17° giorno del ciclo estrale consentendo a una delle ondate follicolari la selezione, l’emergenza e la crescita del follicolo dominante, ossia di quel follicolo che potenzialmente può arrivare all’ovulazione. La lisi del corpo luteo, con la conseguente rimozione del feedback negativo esercitato dal progesterone sulla secrezione dell’ormone LH e la conseguente sempre più elevata secrezione di estrogeno follicolare, porta la bovina verso la maturazione finale del follicolo, al comportamento estrale e successivamente all’ovulazione. La fase del ciclo, estro, dove è massima la secrezione di LH e di estrogeni e minima quella di progesterone, coincide con il comportamento estrale di “ferma alla monta”, e quindi con la piena fecondabilità della vacca da latte. La concentrazione di progesterone all’estro è un fattore fortemente condizionante il successo fecondativo dell’oocita. Il tasso di concepimento può variare dal 18%, se la concentrazione di progesterone alla fecondazione è maggiore di 10 ng/ml, al 60%, se tale valore è inferiore a 1 ng/ml
Conclusioni
La scelta di valutare quale siano i migliori protocolli da seguire per le diagnosi di gravidanza dipende da variabili come le dimensioni dell’allevamento, la disponibilità di veterinari buiatri, il tipo di organizzazione e la sensibilità dell’allevatore al conto economico. Il metodo ideale di fatto non esiste ma dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere e dai mezzi che si hanno. La possibilità di analizzare real time e on line il progesterone del latte è un formidabile supporto diagnostico, sia per il medico veterinario che per il nutrizionista, per capire se a livello individuale e collettivo esistono delle anomalie che deprimono il tasso di concepimento degli interventi fecondativi. La determinazione quantitativa del progesterone non deve essere fraintesa come metodo di diagnosi di gravidanza ma è di supporto ai vari metodi disponibili, come la determinazione della PAG, oppure la palpazione e l’ecografia transrettale.
In ogni caso, il metodo ideale per fare la diagnosi di gravidanza è quello che consente di farlo entro i 30 giorni dalla fecondazione, abbia un’alta sensibilità e specificità, costi ragionevoli e sia poco rischioso per la vita dell’embrione.
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