La chetosi o acetonemia è una condizione patologica caratterizzata da un aumento della concentrazione dei corpi chetonici nell’organismo. La chetosi subclinica è uno stato metabolico nel quale i valori sierici normali dei corpi chetonici sono superati ma non si è ancora instaurata la malattia conclamata.

La chetosi è probabilmente, nella versione subclinica, la malattia metabolica più frequente nella vacca da latte. Generalmente si accetta un’incidenza media del 15-30%. Tuttavia è tra le condizioni patologiche che più dipende dal management aziendale e solo una puntuale ricerca del BHBA (β-idrossibutirrato) può indicare quanto realmente incida nel proprio allevamento.

I test rapidi eseguiti su sangue o latte a 5-7 giorni post-partum sono un mezzo semplice, economico e particolarmente efficace. Dosano il β-idrossibutirrato ben più stabile dell’acetoacetato che, trasformandosi in acetone, è molto volatile. Un valore superiore a 1000 µmol/L nel sangue o 100 µmol/L nel latte è indicativo di chetosi subclinica e richiede un trattamento farmacologico. In preparazione al parto si ritiene una soglia di rischio un valore pari a 600 µmol/L. E’ bene ritestare i soggetti dopo il trattamento e i casi sospetti nel primo mese post-partum. Testare tutte le bovine dopo il parto può sembrare un ulteriore impegno per l’allevatore e tanti non ne vedono l’utilità dal momento che essendo una condizione “subclinica” la bovina non appare malata!

Basta analizzare qualche dato per convincersi del contrario. Ogni 100 µmol/L di aumento del BHBA al primo controllo aumenta di 1,1 volte il rischio di dislocazione dell’abomaso ed è associato alla perdita di 0,5 litri di latte al giorno per i primi 30 giorni di lattazione. Significa che una bovina con 2000 µmol/L al primo controllo ha un rischio di dislocazione dell’abomaso 11 volte superiore ad una bovina normale e a trenta giorni dal parto avrà prodotto 150 litri di latte in meno. E la bovina non appare malata (la chetosi clinica si osserva con valori superiori a 3000 µmol/L).

Mi preme ricordare che ogni allevatore ha la piena disponibilità del veterinario e alimentarista per affrontare le strategie alimentari, gestionali e farmacologiche utili a tenere sotto controllo la chetosi. Tuttavia ciò spesso non basta e solo un attento programma di screening potrà dare i suoi frutti in termini di maggiore produttività e migliore stato sanitario della mandria.