Il popolo sahrawi abitava originariamente il Sahara Occidentale (ex colonia spagnola). Nel 1976 con la decolonizzazione ed il conseguente abbandono degli spagnoli, il territorio fu occupato manu-militari dal Marocco. Gli sahrawi furono costretti a fuggire e rifugiarsi in esilio nel deserto del Sahara in Algeria, ove si stanziarono in 6 campi profughi e qui vivono tuttora.

Organizzazioni Internazionali (UNHCR e UE) supportano la loro sopravvivenza con aiuti alimentari, ma gli sahrawi vivono comunque ancora in un modo che si potrebbe definire di “emergenza cronica”.

Non dimenticando le loro tradizioni nomado-pastorali, ogni nucleo famigliare alleva un piccolo gregge di 6-7 capi di capre o pecore in modo da riuscire, in parte, ad integrare con l’apporto di latte fresco e carne, gli aiuti alimentari. Nell’ultimo censimento (Saleh M.L.S. 2007) sono stati conteggiati nei campi circa 60000 ovi-caprini ed un migliaio di dromedari.

L’assistenza sanitaria di questi animali è garantita da personale sahrawi veterinario laureato (al momento 5 vet), una decina di tecnici veterinari ed un laboratorista. Questa “ Direccion de Veterinaria” che opera da una ventina d’anni, si è organizzata via via con il supporto di una ONLUS italiana “Africa 70” coordinata dalla dr.ssa med. vet. Sara Di Lello.

La nostra collaborazione con DV ed Africa 70, iniziata nel 2013, si è concretizzata anche nel 2014 con la realizzazione del progetto enunciato nel titolo.

Sino allo scorso anno, pur avendo osservato un’alta incidenza di zoppie e di unghie non pareggiate, non si era mai organizzata alcuna campagna a riguardo. Sicuramente la cronica mancanza di fondi da poter indirizzare all’acquisto di materiali e farmaci adatti è stata determinante inoltre, tutto il personale veterinario aveva affermato un’inadeguata esperienza e conoscenza delle tecniche operative.

Si è deciso d’intervenire su due fronti, nei campi si è iniziato a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di un corretto pareggio e cura dei piedi dei piccoli ruminanti, qui in Italia si è riusciti, grazie a donors privati, ad acquistare materiali (curasnette, forbici, tenaglie) e farmaci . Il costo sostenuto per l’acquisto di 4 kits per il pareggio, oltre ai farmaci da utilizzarsi anche in seguito, si è dimostrato basso (poco sup. ai 2000 Euro).

Oltre a ciò si è pensato di preparare un poster indicante le maggiori cause di zoppia e metodi di pareggio del piede. Questo poster è stato utilizzato per le brevi lezioni teoriche che hanno preceduto gli interventi in campo ed è stato anche affisso in tutti i distretti sanitari delle Wilayas(campi) allo scopo di mantenere viva l’attenzione degli allevatori sull’importanza di una corretta cura dei piedi dei piccoli ruminanti.

Il progetto è iniziato lo scorso novembre 2014 e, visto che motivi organizzativi in Algeria non permettono soggiorni superiori ai 15 gg, ci si è premurati di lavorare intensamente. Abbiamo passato 2 gg in ogni Wilaya. Alle lezioni teoriche è seguita una breve dimostrazione pratica di taglio delle unghie, in seguito i colleghi ed i tecnici hanno continuato autonomamente. In seguito i nostri interventi si sono limitati a tracciare, a volte, con un pennarello la linea di taglio.

Durante questi 14 gg si è riusciti a pareggiare e curare 72 animali in tutti e quattro gli arti.

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Il lavoro dei nostri colleghi è però continuato durante tutto l’anno 2015 e sino ad ora sono stati pareggiati in totale 435 animali, distribuiti, anche se non uniformemente, nelle 6 Wilayas.

Gli allevatori sahrawi hanno dimostrato interesse a che i loro veterinari e tecnici continuino in questa attività, perciò riteniamo che questa esperienza, fatti i dovuti aggiustamenti, sia esportabile anche in altre realtà analoghe nei cd Paesi in Via di Sviluppo.

Pensiamo che questo progetto sia da intendersi come applicazione del concetto di “sviluppo sostenibile” per cui ogni attività di cooperazione svolta a favore di popolazioni svantaggiate apporti a queste un, seppur piccolo, miglioramento delle loro condizioni di vita e che non sia fine a se stessa, ma possa essere acquisita come propria da queste popolazioni e in seguito proseguita da loro stesse.