Le mastiti hanno un’incidenza molto elevata nell’allevamento della bovina da latte con circa il 20-40% degli animali che presenta infezioni batteriche della mammella, molto spesso in forma subclinica. Tradizionalmente, le mastiti sono state associate a calo produttivo e peggioramento della qualità del latte, ad aumento delle spese per l’acquisto di farmaci e ad aumento del rischio di contrazione di altre malattie e di riforma anticipata. Oltre alle perdite economiche va inoltre considerato l’impatto che le mastiti hanno sul benessere animale, sull’uso di antibiotici e sull’immagine degli allevamenti presso l’opinione pubblica.

Numerosi studi hanno calcolato le perdite che le mastiti arrecano al settore della produzione di latte bovino ma nessuno di questi ha considerato gli effetti distruttivi che le mastiti esercitano sull’efficienza riproduttiva e sulla fertilità, aspetto che ha ricevuto la dovuta attenzione solo nel corso dell’ultimo decennio.

In estrema sintesi, la mastite clinica è una malattia acuta di breve durata che dura pochi giorni ed è spesso associata a batteri Gram negativi tra i quali il più frequente è rappresentato dall’Escherichia coli. E’ caratterizzata da segni di infiammazione come gonfiore, calore, rossore e dolorabilità, da calo della produzione di latte e da un innalzamento marcato e transitorio del contenuto di cellule somatiche del latte (MSCC). La mastite clinica induce una risposta di fase acuta che si caratterizza per la presenza elevata di proteine (interleuchine, prostaglandine, aptoglobina, siero amiloide A, etc.) a livello di sangue e/o latte. La mastite subclinica è invece caratterizzata dall’assenza di segni evidenti dell’infiammazione a livello mammario e da mancanza di risentimento sistemico. Nonostante in alcuni casi possano manifestarsi altrerazioni a carico del latte o della mammella, la stragrande maggioranza di queste infezioni è asintomatica e, una volta stabilitesi, la maggior parte di esse persiste per l’intera lattazione. Le mastiti subcliniche sono causate prevalentemente da batteri Gram positivi quali lo Staphylococcus aureus, stafilococchi coagulasi negativi e streptococchi. La diagnosi viene fatta prevalentemente attraverso la misurazione del contenuto di MSCC. Le forme subcliniche di mastite sono più frequenti di quelle cliniche e sono considerate quelle economicamente più importanti per gli effetti di lunga durata sulla produzione di latte e sulla riproduzione

Negli ultimi 10 anni numerosi studi epidemiologici hanno esaminato l’impatto che le mastiti cliniche e subcliniche hanno sul tasso di concepimento. Gli effetti della mastite sulla fertilità risultano tuttavia ancora controversi e le differenze tra i risultati di diversi studi possono dipendere dal valore soglia del valore del MSCC utilizzato per individuare gli animali sani e quelli malati, o dal tempo intercorrente tra l’insorgenza dell’infezione e il momento dell’inseminazione. Esiste tuttavia un accordo generale sul fatto che la mastite è associata a calo del tasso di concepimento e aumento del numero di days open e di servizi/concepimento, a prescindere dal fatto che sia clinica o subclinica o causata da batteri Gram negativi o Gram positivi. Uno studio epidemiologico Israeliano basato su un numero elevato di osservazioni ha messo in evidenza che bovine con mastite cronica subclinica prima dell’inseminazione presentavano una riduzione significativa del tasso di concepimento la cui entità era correlata al contenuto di MSCC. L’effetto delle mastiti cliniche sulla fertilità dipende dal tempo in cui questa si sviluppa: l’infezione riduce in maniera significativa la probabilità di concepimento nel caso in cui la mastite si verifichi 10 giorni prima o 10 giorni dopo l’inseminazione.

Un serie di studi condotti in Israele ha fatto chiarezza sui meccanismi alla base della ridotta fertilità delle bovine affette da mastite subclinica e ha pure individuato alcuni possibili interventi per la risoluzione del problema. Circa il 30% delle bovine con mastite subclinica mostra un ritardo nell’ovulazione mentre, nel restante 70%, il tempo intercorrente tra l’estro e l’ovulazione non varia. Il ritardo dell’ovulazione è facilmente associato con un tasso ridotto di fertilità dovuto al fatto che l’inseminazione non viene effettuata nel momento più appropriato. Rispetto a bovine sane, le vacche con mastite subclinica e ovulazione ritardata presentano una concentrazione più bassa di estradiolo nel plasma prima della comparsa dell’estro. Oltre a ciò, nelle vacche con mastite subclinica, diversamente da quanto si registra in quelle con mastite clinica, i livelli più bassi di estradiolo non si associano ad alcuna alterazione della secrezione pulsatile di LH o della concentrazione di cortisolo. Un altro studio ha inoltre dimostrato che circa un terzo delle bovine con mastite subclinica presenta pure un contenuto ridotto di steroidi (estradiolo e androstenedione) nel liquido dei follicoli preovulatori e che tale riduzione si associa a una ridotta espressione dei geni coinvolti nella sintesi di questi ormoni. Le ragioni per cui tutto ciò si verifichi solo nel 30% circa delle bovine con mastite subclinica restano ancora da chiarire.

Un’altra serie di studi ha pure indicato che nelle bovine con mastite si osserva pure una qualità ridotta degli oociti. Questa trova riscontro nella ridotta percentuale di blastocisti nel caso in cui gli oociti di bovine mastitiche vengano utilizzati per la produzione in vitro di embrioni.

L’esperienza di ricerca Israeliana in questo ambito si completa con una serie di studi che hanno dimostrato come la fertilità delle bovine con mastite subclinica e che presentano un ritardo dell’ovulazione (il 30% circa del totale della popolazione di bovine affette da mastite subclinica) possa essere migliorata significativamente adottando la procedura di sincronizzazione Ovsynch. In tale procedura, la seconda dose di GnRH induce una scarica di LH in grado di normalizzare i tempi dell’ovulazione che altrimenti sarebbero ritardati. In uno studio recente eseguito su 1500 bovine Frisone, ricercatori Israeliani hanno messo in evidenza un miglioramento significativo del tasso di concepimento allorquando le bovine affette da mastite subclinica venivano sottoposte a questa procedura.

Autori:

Prof. David Wolfenson, visiting professor presso Università della Tuscia (Hebrew University, Rehovot, Israele, david.wolfenson@mail.huji.ac.il).

Prof. Nicola Lacetera, Università della Tuscia (nicgio@unitus.it)