L’enterite neonatale è la principale causa di morte nel vitello neonato ed uno dei principali motivi di ridotto accrescimento e ridotte performance delle bovine nel primo anno di vita. I danni legati alle enteriti neonatali non si limitano certo al rischio di morte del vitello (che comunque rimane tutt’altro che trascurabile) ma si manifestano nel periodo successivo alla malattia sotto forma di maggiore suscettibilità alle altre patologie (ad es. infezioni respiratorie) e di uno sviluppo corporeo stentato. I virus rappresentano un gruppo di agenti infettivi piuttosto temibile che necessita di un protocollo di gestione rigido e disciplinato.

La conoscenza delle caratteristiche peculiari dei virus coinvolti e dei principali meccanismi patogenetici alla base del processo di infezione è necessaria per poter intraprendere un sistema efficace di gestione e controllo. I virus riconosciuti come causa diretta, o concausa, di diarrea neonatale sono numerosi. Nella tabella di seguito è riportata una lista che ne contiene i principali; tuttavia, nella maggior parte delle vitellaie, i responsabili della quasi totalità degli episodi di enterite sono due: rotavirus e coronavirus. I rotavirus hanno una maggiore diffusione negli allevamenti, ma i coronavirus, sebbene causino infezioni con minore frequenza, sono responsabili di un quadro clinico decisamente più grave.

FAMIGLIAGENERE
ReoviridaeRotavirus
CoronaviridaeCoronaviri
CoronaviridaeTorovirus
CaliciviridaeNorovirus
CaliciviridaeNebovirus
AstroviridaeAstrovirus
PicornaviridaeEnterovirus
PicornaviridaeKobuvirus
AdenoviridaeAdenovirus di tipo 4 e 10
ParvoviridaeParvovirus

Rotavirus

I rotavirus sono virus privi di envelope ed hanno un RNA bicatenario che codifica per 12 proteine: 6 proteine strutturali (VP1, VP2, VP3, VP4, VP6 e VP7) e 6 proteine non strutturali (NSP da 1 a 6). In base al corredo proteico, i rotavirus sono classificati in 6 sierotipi, indicati con le lettere dalla A alla F. Ogni sierotipo presenta vari sierogruppi, e ciò rende questo genere di virus alquanto variegato. Il sierotipo a maggiore diffusione è quello A. Una prima doverosa osservazione di importanza pratica è che i vaccini commerciali per i rotavirus contengono le valenze (sierotipi e sierogruppi) a più ampia diffusione, e di ciò occorre tenere conto dinanzi ad episodi di presunta mancanza di efficacia dei trattamenti immunizzanti. In questi casi si deve considerare l’ipotesi di usare un vaccino stabulogeno allestito utilizzando i ceppi patogeni presenti nel proprio allevamento. I rotavirus sono molto resistenti nell’ambiente e mantengono la capacità infettante fino a 6 mesi. La scelta dei prodotti di disinfezione dell’ambiente assume quindi un’importanza critica, per cui è raccomandabile riflettere con attenzione riguardo la scelta del prodotto idoneo, scegliendo quelli di comprovata efficacia ed evitando le scorciatoie economiche o prodotti “casalinghi”. Il periodo di incubazione è breve e le manifestazioni cliniche si hanno dalle 24 ore dalla nascita fino a circa 2 settimane di vita, anche se la maggior parte dei casi si concentra tra i 4 e gli 8 giorni di vita. I rotavirus infettano gli enterociti del digiuno e del primo tratto dell’ileo, e dimostrano uno spiccato tropismo per le cellule apicali dei villi intestinali. L’effetto patogeno è caratterizzato da una completa distruzione degli enterociti che determina fenomeni di perdita dei microvilli, atrofia e fusione dei villi intestinali, ed una iperplasia compensatoria delle cellule delle cripte che rimpiazzano gli enterociti dell’apice andati perduti. Questo meccanismo patogenetico spiega il tipo di diarrea che accompagna le infezioni primarie da rotavirus: una diarrea di tipo misto, prevalentemente osmotica, ma con una modesta componente secretoria. La desquamazione dei villi intestinali è seguita dalla sostituzione degli enterociti con le cellule cuboidi immature che, dal punto di vista funzionale, sono scarsamente differenziate ed incapaci di produrre un corredo enzimatico completo. La conseguenza è una permanenza di varie sostanze nutritive non digerite (lattosio, proteine ecc.) nel lume intestinale, che esercitano un intenso potere osmotico richiamando una grande quantità di liquidi nel lume stesso (diarrea osmotica). Le cellule delle cripte posseggono un’apprezzabile capacità secretoria, per cui l’iperplasia compensatoria post infezione comporta un aumento della capacità secretoria della mucosa intestinale che viene potenziata dal processo infiammatorio in atto (diarrea essudativa). La sintomatologia clinica è quella classica delle enteriti neonatali. Il primo segno clinico è la riluttanza ad assumere il pasto di latte, talvolta accompagnato ad un modico aumento della temperatura corporea. Segue una fase di diarrea che determina una disidratazione la cui gravità dipende dall’entità della perdita di liquidi ed elettroliti. La sintomatologia è caratterizzata da uno stato di apatia progressivamente più intensa, stazione insicura, decubito, ed infine grave ipotermia e coma. Questo tipo di segni clinici sono dovuti in parte alla disidratazione ed in in parte all’acidosi metabolica per la perdita intestinale di bicarbonati e l’alterazione dell’equilibrio acido-base dell’organismo. Generalmente, la prognosi è favorevole a patto che l’intervento terapeutico (reidratazione parenterale e orale, correzione dell’acidosi metabolica) avvenga con tempestività e professionalità.

Coronavirus

I coronavirus sono virus dotati di envelope a RNA positivo direttamente infettante. I coronavirus animali si dividono in tre gruppi antigenici: gruppo 1, privi di emagglutinina esterasi (HE), il gruppo 2, a cui appartengono i coronavirus del bovino che posseggono l’HE, ed il gruppo 3, che comprende i coronavirus degli uccelli. La resistenza dei coronavirus nell’ambiente esterno ed agli agenti disinfettanti è decisamente minore rispetto ai rotavirus. Il periodo di incubazione è compreso tra le 20 e le 36 ore ed il virus infetta prevalentemente i vitelli di circa una settimana di vita con un range che varia dai 5 ai 30 giorni. La trasmissione avviene per via oro-fecale, ma è possibile anche una trasmissione tramite aerosol in quanto i coronavirus prevedono un tropismo diretto all’apparato respiratorio oltre che gastroenterico. Di ciò si tenga conto nelle operazioni di pulizia dell’ambiente e degli strumenti con sistemi capaci di generare aerosol (es. idropulitrice). I coronavirus infettano gli enterociti ma, a differenza dei rotavirus che prediligono le cellule dell’apice dei villi dell’intestino tenue, questi infettano gli enterociti delle porzioni medie dei villi e le cellule delle cripte. L’infezione si estende anche all’intestino crasso, provocando un danno istologico ben più pesante con una sintomatologia clinica più grave ed una prognosi meno favorevole. La diarrea è di tipo misto, sebbene la componente secretoria sia principalmente attribuibile all’intenso processo infiammatorio (diarrea essudativa) e non all’iperplasia compensatoria delle cellule delle cripte, distrutte anch’esse dal virus. Le feci diarroiche per infezione da coronavirus presentano spesso coaguli di sangue. La progressione della sintomatologia ricalca quanto esposto a proposito delle infezioni da rotavirus, sebbene il quadro clinico sia mediamente più grave. È interessante mettere in evidenza che la gravità del quadro clinico sembra essere direttamente dipendente dalla qualità della colostratura: i soggetti in cui è evidente un trasferimento di immunità colostrale insufficiente sviluppano forme più gravi ed hanno una prognosi peggiore. Se adeguatamente curati, la maggior parte dei vitelli guarisce entro una settimana dall’esordio dell’infezione e non elimina più virus, ma in letteratura sono riportati casi di soggetti rimasti eliminatori per diverse settimane.

La diarrea neonatale, nonostante l’avanzamento delle conoscenze in neonatologia bovina, continua ad essere una sfida importante in buiatria. Questa problematica, se non gestita adeguatamente, può letteralmente mandare in fumo gli investimenti in genetica e ridurre progressivamente la quota di rimonta necessaria a mantenere stabile e profittevole l’allevamento. Le infezioni virali rappresentano una delle possibili cause di enterite, ma occorre che se ne conoscano bene i meccanismi in modo da poter mettere in atto un programma di gestione e controllo consapevole ed efficace.

 

Per approfondire l’argomento delle enteriti dei vitelli, leggi anche: “Le enteriti neonatali ad eziologia batterica