Da sempre la cosiddetta “diarrea neonatale” costituisce il primo ostacolo da superare nella prima fase di vita del vitello. Credo che oggi la maggior parte dei Veterinari Buiatri, ma anche degli stessi Allevatori più attenti, siano abbastanza informati sulla natura e le cause principali della cosiddetta diarrea neonatale dei vitelli (che non è necessariamente legata al sintomo “diarrea”)  ed anche sulle  principali misure  di prevenzione.  Vogliamo qui  riproporre alcune informazioni essenziali.

Cause e forme cliniche della diarrea neonatale dei vitelli

Tra le cause della diarrea neonatale entrano in gioco, oltre ad agenti infettivi ( batteri , virus, protozoi , come Escherichia Coli, Rota e Coronavirus, Togavirus BVD/MD, Herpesvirus IBR/IPV, Salmonella sp., Chlostridium sp.  e  protozoi del genere Criptosporidium e Coccidi), anche fattori ambientali e gestionali di ordine igienico generale  e di tecniche di allevamento. Fra questi la mancata disinfezione dell’ombelico subito dopo la nascita e la  mancata somministrazione del colostro entro tre/sei ore dalla nascita stessa sono i due fattori principali. La cosiddetta  diarrea neonatale (calf scours) si può manifestare da poche ore a pochi giorni dopo la nascita con diversi sintomi e forme cliniche, che qui per comodità semplifichiamo:

1) Una forma iperacuta, tossico/setticemica, spesso senza diarrea, con improvviso abbattimento, caduta a terra, ipertermia febbrile o  già con ipotermia all’esordio, e morte del vitello/a nel giro di 12-24 ore dalla nascita ( spesso in queste forme prevale la causa batterica da E.Coli e relative tossine)

2) Una forma di abomaso-enterite  più o meno grave con diarrea profusa, acquosa  raramente emorragica

3) Una forma setticemica ad andamento subacuto con manifestazioni di  diarrea, onfalite, sierositi,  artrosinoviti

Quando la diarrea neonatale esplode per la prima volta  in forma  enzootica nell’allevamento, il primo  presupposto per una  terapia e prevenzione mirata, è costituito  dalla diagnosi eziologica , cioè  dalla dimostrazione nelle feci dei vitelli diarroici degli   agenti infettivi presenti in quel determinato focolaio. La cosa è oggi possibile anche mediante kit diagnostici molto pratici, disponibili per l’impiego diretto in allevamento (on site).

Misure di cura dei vitelli colpiti da diarrea neonatale

Le possibilità terapeutiche e le prospettive di guarigione con recupero  di buone possibilità di crescita e sviluppo sono legate alla gravità dei sintomi, alla virulenza degli agenti infettivi presenti, ed alla precocità dell’intervento. In genere i vitelli colpiti  precocemente (1°-2° giorno di vita) in  forma peracuta, con ipertermia febbrile o ipotermia (tossica, terminale), spesso in assenza del sintomo diarrea,  hanno scarse probabilità di guarigione, mentre nelle forme subacute una corretta terapia , tempestivamente adottata può dare delle soddisfazioni in termini di recupero dei vitelli colpiti. Per una efficace terapia la misura principale è costituita da una adeguata  reidratazione, preferibilmente orale, con la somministrazione di soluzioni acquose  apposite in una delle tante formulazioni del commercio (3-6  litri al giorno, divisi in due tre somministrazioni, in aggiunta alla normale razione lattea). L’esperienza non conferma peraltro una superiore utilità  della reidratazione parenterale ( endovena o endoperitoneale). L’impiego di antibiotici ad ampio spettro, pure ampiamente adottati in campo, non sembra avere un valore risolutivo, comunque può supportare la reidratazione ed essere utile ove sia confermato il ruolo causale  di determinati agenti batterici (Salmonelle in particolare).

Ma il motivo di questa breve nota pratica  è  quello di riproporre il grande valore, non solo profilattico, ma anche terapeutico della trasfusione sanguigna, messa a punto e ampiamente sperimentata  e collaudata ( in clinica e in campo) dalla Clinica Veterinaria S. Francesco di Piacenza. L’esecuzione della trasfusione ematica è relativamente agevole ( e rapida) anche nelle condizioni di campo. Nei bovini esistono ben 11 gruppi sanguigni , ma anche nella nostra ampia esperienza clinica  ( circa 1.400 vitelli trasfusi) non si sono  mai osservati incidenti trasfusionali da incompatibilità donatrice/ricevente. L’esecuzione della trasfusione è semplice: si prelevano circa 250 ml di sangue dalla giugulare di una bovina sana dell’allevamento, lontana dal parto. Allo scopo si  utilizzano le apposite sacche o flaconi a vuoto contenenti la soluzione anticoagulante, che è identica a quella in uso per le trasfusioni sanguigne in medicina umana. Col prelievo si ottengono circa 300/350 ml di sangue + soluzione anticoagulante, che vengono immediatamente somministrati in vena al vitello neonato, ancora sano, per la prevenzione della malattia subito dopo la nascita , ma  anche al vitello  già colpito da una forma più o meno grave di diarrea, senza o con complicanze.  In quest’ultimo caso ( malattia conclamata e compromissione più o meno grave delle condizioni generali del vitello) l’emotrasfusione migliora  ,  a volte in maniera impressionante,  il quadro clinico ed aumenta anche le successive prospettive di guarigione con la terapia dietetica/reidratante ed eventualmente anche antibiotica (specie  nel caso di presenza di Salmonella Sp. nelle feci)

Profilassi (prevenzione) della diarrea neonatale dei vitelli

Una volta confermata la presenza di  determinati agenti infettivi  nell’episodio di diarrea neonatale enzootica appena esploso in allevamento,  si adotteranno, tutte o in parte,   le seguenti misure di prevenzione :

1) In via immediata trasfusione di sangue materno, o meglio  ancora proveniente da una bovina vecchia dell’allevamento, da eseguire subito dopo la nascita, specialmente quando l’episodio diarroico si è appena manifestato nell’azienda  e se le bovine non sono ancora state vaccinate coi vaccini appositi. Con l’emotrasfusione praticata ai fini profilattici, subito dopo la nascita nei vitelli neonati ancora sani, il risultato in termini preventivi è dell’ordine del 100%.

2) Vaccinazione delle bovine gravide nell’ultimo mese di gravidanza (per la posologia seguire le indicazioni fornite dall’Azienda produttrice del vaccino) al fine di ottenere un aumento  del titolo di anticorpi nel sangue  delle madri , il  colostro che si otterrà subito dopo il parto risulterà al massimo efficace nella sua azione preventiva.( Dopo l’adozione della vaccinazione delle vacche gravide non sarà più necessario intervenire sui neonati con la trasfusione preventiva prima ricordata)

Inoltre, sempre per la prevenzione, si applicheranno rigorosamente tutte  le seguenti le misure igieniche:

3) subito dopo il parto pulizia accurata e disinfezione dell’ombelico mediante spremitura (mungitura) dello stesso con un batuffolo di cotone impregnato di tintura di iodio,

4) somministrazione tempestiva (!) del colostro entro tre- sei ore al massimo dalla nascita, e del latte materno per i primi 4/6 giorni di vita;

5) igiene dei boxes , con la disinfezione dopo ogni ciclo di allevamento ( tutto pieno e tutto vuoto),

6) accurata pulizia della lettiera  e igiene dell’abbeverata (pulizia e disinfezione dei recipienti, delle tettarelle, e delle mani dell’addetto alla vitellaia)

7) idonea preparazione del latte ricostituito (concentrazione, temperatura e modalità  adeguata di somministrazione)

Se tutte le suddette raccomandazioni per la prevenzione verranno adottate e seguite si può contare sul risultato  di portare dei vitelli ( e soprattutto vitelle!) sani e senza complicanze allo svezzamento ed alla successiva fase di allevamento (manza!)