La morte embrionale nella bovina da latte è una costosa realtà dei moderni allevamenti commerciali ed è importante prenderne coscienza. La consapevolezza che il problema esiste in tutti gli allevamenti è fondamentale per poter applicare tutte quelle strategie sanitarie, alimentari e manageriali utili a gestire in maniera economicamente efficace il problema.

Comunemente conosciuta con il termine improprio di “riassorbimento embrionale”, la morte embrionale interessa l’8%-18% delle gravidanze tra i 28 e i 56 giorni anche in allevamenti senza problemi infettivi importanti (IBR, BVD ecc.). I problemi relativi alla perdita di gravidanza appartengono a tre sottogruppi (Gnemmi G. e Maraboli C., 2013):

1) Morte embrionale precoce che avviene nei primi 16 giorni post-inseminazione.

2) Morte embrionale tardiva tra i 17 e i 42 giorni post-inseminazione.

3) Morte fetale dopo i 42 giorni di gravidanza.

Circa la metà delle perdite embrionali si ha tra il 28° e il 42° giorno di gestazione. La placentazione si completa prima del 60° giorno, successivamente la gravidanza si ritiene saldamente instaurata e le probabilità di ritorno in calore si riducono di molto (Ball, 1997). In Italia la maggior parte delle diagnosi di gravidanza viene effettuata manualmente a partire dai 35-40 giorni post-inseminazione, si deduce quindi quanto il problema sia drammaticamente sottostimato. López Gatius (2002) afferma che l’interruzione precoce della gravidanza sta diventando la più comune complicanza della gestazione della bovina da latte ad alta produzione nell’area mediterranea, dove più del 90% dei ritorni in calore dopo una diagnosi positiva di gravidanza avviene di solito prima del 90° giorno post-inseminazione.  L’utilizzo dell’ecografo permette di effettuare una diagnosi di gravidanza precisa e attendibile a partire dai 28 giorni. Dai 30 giorni l’embrione è sempre evidenziabile e se ne può valutare la vitalità in modo particolarmente accurato. Mettere in evidenza l’embrione è obbligatorio per diagnosticare con certezza che una bovina sia gravida  (evidenziare solo il liquido nel corno uterino non è sufficiente!). La maggior parte delle perdite si ha tra i 28 e i 42 giorni ma è ovvio che non sempre la morte embrionale è in atto durante la seduta ginecologica, può avvenire infatti anche nei giorni seguenti. E’ molto importante investire un po’ del proprio tempo per informare l’allevatore soprattutto quando si introducono nuove tecniche come quella ecografica. Pensiamo ad un allevatore abituato alle diagnosi di gravidanza manuali dopo i 60 giorni post inseminazione, proponendogli le diagnosi ecografiche precoci a 28-30 giorni non accetterà perdite embrionali con le percentuali sopra indicate (8-18%) e potrebbe arrivare a dare la colpa all’incapacità del buiatra ginecologo che “sbaglia troppo”. In questo caso sarà nostra responsabilità effettuare delle diagnosi di gravidanza accurate con particolare attenzione alla valutazione della vitalità embrionale in modo da mettere subito in evidenza le morti o gli stati di sofferenza embrionale e spiegare al cliente che qualche bovina può “riassorbire” anche dopo. Con il tempo l’allevatore apprezzerà la tecnica, vedrà il miglioramento delle performance riproduttive ed accetterà (ovviamente entro certi limiti) le morti embrionali. Generalmente un’incidenza di ritorno in calore dopo diagnosi positiva di gravidanza del 10% è considerata normale (López Gatius et al.,2002)

L’educazione del cliente alla gestione della diagnosi di gravidanza passa attraverso 2 punti che dovremmo essere certi siano stati ben recepiti:

  1. La diagnosi di gravidanza precoce con l’ecografo (28 giorni) va intesa come diagnosi (certa) di non gravidanza. Ciò che interessa in questa fase è identificare le bovine vuote che potranno essere rimandate in calore il giorno stesso (ad es. con uno short synch) con l’evidente vantaggio di ridurre i giorni open.
  2. Le bovine diagnosticate gravide devono essere riconfermate. Nella maggior parte degli allevamenti italiani il rilevamento dei calori (HDR) è piuttosto scadente e la bovina che perde la gravidanza non viene ad avvertirci. Generalmente nei miei allevamenti effettuo due ricontrolli (a 90 giorni e prima della messa in asciutta) ma non ci sono regole particolari, l’importante è individuare prima possibile una bovina che non è più gravida.

A volte un ritorno in calore dopo una diagnosi positiva di gravidanza è frutto di errori o incomprensioni. Liste di diagnosi di gravidanza scritte in piccolo, ambienti di lavoro bui o disordinati, mancanza di concentrazione da parte del veterinario o di chi raccoglie i dati possono creare confusione e registrazioni errate. A riguardo mi preme sottolineare che la fiducia tra allevatore e veterinario deve essere piena e consapevole (non imposta!), il buiatra deve offrire il massimo della sua professionalità e l’allevatore deve essere attento e collaborativo. Come al solito non esistono scorciatoie, un buon lavoro è sempre frutto di disciplina, dedizione ed impegno continuo.

DOI: 10.17432/RMT.2015-2023