L’ecografia è un sistema di diagnosi particolarmente efficiente in ginecologia buiatrica. L’obiettivo principale è quello di fornire un servizio diagnostico rapido, economico ed estremamente attendibile. Alla fine di una sessione di visite ginecologiche le informazioni restituite all’allevatore sono estremamente preziose ed offrono un sistema di monitoraggio che si rivela utile per valutare il management, portare alla luce le eventuali criticità e, in definitiva, permettere di prendere decisioni.

Con questo spirito, la diagnosi ecografica delle patologie ovariche si pone l’obiettivo di raccogliere informazioni molto accurate sullo stato delle ovaie e fornire alle altre figure aziendali (alimentarista, consulente, capo stalla ecc.) dei dati oggettivi su cui basare consapevolmente le loro decisioni gestionali e operative. La probabilità di errore con la palpazione manuale, sebbene sia contenuta negli operatori con grande esperienza, è comunque un punto critico poco tollerabile che può assumere dimensioni preoccupanti negli allevamenti grandi o molto grandi. L’ecografia, quando è utilizzata da professionisti formati ed esperti, restituisce un quadro diagnostico con un margine di errore praticamente inesistente.

Le principali patologie ovariche che hanno un effetto negativo sulle performances riproduttive e che rappresentano un campanello d’allarme di una gestione problematica sono:

  • Anaestro di tipo I
  • Anaestro di tipo II
  • Cisti follicolari
  • Cisti luteiniche

Esistono altre patologie ovariche come le ovariti (infiammazione/infezione dell’ovaio), gli ascessi, le neoplasie ecc. che però sono decisamente poco comuni e non verranno trattate in quest’articolo.

L’anaestro è una condizione patologica caratterizzata dall’assenza delle principali strutture ovariche, quindi follicolo ovulatorio e corpo luteo, dopo il 45° giorno dal parto. Nelle prime 2-3 settimane post-parto questa è una condizione del tutto fisiologica che viene tuttavia tollerata fino al 45° giorno post-parto oltre il quale diventa patologica. Le tipologie di anaestro anovulatorio sono due:

  • Anaestro di tipo I
  • Anaestro di tipo II

Nell’anaestro di tipo I avremo la formazione e lo sviluppo di follicoli ovarici che generalmente non superano gli 8 mm di diametro. Sono assenti sia il follicolo dominante sia il corpo luteo. Dal punto di vista ormonale vi è una carenza importante di gonadotropine circolanti, ed in particolare risulta fortemente deficitaria la liberazione pulsatile di ormone luteinizzante (LH). L’ecografia delle ovaie in anaestro di tipo I permette di mettere in evidenza esclusivamente delle piccole formazioni rotondeggianti anecogene (nere) che rappresentano i follicoli di piccole dimensioni (< 8mm di diametro). Il corpo luteo non è presente.

Figura 1. Anaestro di tipo I. La linea azzurra delimita l’ovaio. Le linee gialle delimitano i piccoli follicoli. Le immagini di destra sono le stesse di sinistra ma senza i segni grafici.

Nell’anaestro di tipo II sono presenti e individuabili dei follicoli con un diametro superiore agli 8 mm e può esserci anche un follicolo dominante il cui destino però è la regressione (atresia). Anche in questo caso il corpo luteo è assente. Dal punto di vista ormonale questa condizione è associata ad una liberazione pulsatile di LH con una bassa frequenza; ciò si deve al feedback negativo esercitato dalla scarsità degli estrogeni circolanti. L’ecografia di ovaie in anaestro di tipo II permette di mettere in evidenza esclusivamente delle piccole formazioni rotondeggianti anecogene (nere) che rappresentano i follicoli di varie dimensioni e in numero variabile. Il corpo luteo non è presente.

Figura 2. Anaestro di tipo II. La linea azzurra delimita l’ovaio. Le linee gialle delimitano i follicoli. Le immagini di destra sono le stesse di sinistra ma senza i segni grafici.

La ciste follicolare è una formazione cistica presente su una o entrambe le ovaie, di diametro superiore ai 25 mm che, in assenza di un corpo luteo, persiste per un tempo superiore ai 10 giorni. Questa condizione patologica è indotta da un’alterazione neuroendocrina dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio caratterizzata da una perturbazione del picco preovulatorio di ormone luteinizzante (LH); ciò comporta la mancata ovulazione del follicolo preovulatorio che, aumentando di dimensioni, diventa cistico. Dal punto di vista puramente pratico, per poter essere considerata patologica la formazione cistica deve avere le seguenti caratteristiche:

  • Assenza del corpo luteo.
  • Assenza di luteinizzazione della parete.
  • Persistenza per un tempo superiore ai 10 giorni.

Dal punto di vista ecografico, l’immagine caratteristica di una ciste follicolare è quella di una struttura rotondeggiante, di dimensione superiore ai 25 mm (anche se non è raro trovare cisti follicolari più piccole) che presenta una parete sottile il cui contenuto è anecogeno (nero). La ciste può essere costituita da un’unica cavità o cavità multiple. Talvolta è possibile mettere in evidenza delle trabecole interne di vario spessore. Al suo interno si possono mettere in evidenza oltre alle trabecole ecogene anche delle formazioni mobili rappresentate da coaguli o ammassi di fibrina.

Figura 3. Ciste follicolare. In basso a sinistra è riportata la misura del diametro.

La ciste luteinica è una formazione cistica affine alla ciste follicolare ma si differenzia da essa per alcune peculiarità:

  • È solitamente monolaterale, su di un unico ovaio.
  • Ha un diametro minore della ciste follicolare e delle dimensioni in media più contenute.
  • Ha una parete rivestita da tessuto luteinico che generalmente non supera i 3-5 millimetri di spessore ed è distribuito in modo non uniforme.
  • Produce progesterone la cui concentrazione ematica è sovente superiore a 0,5 ng/ml.

Figura 4. Ciste luteinica. In basso a sinistra sono riportate le misure della ciste e dello spessore della parete. La parete luteinizzata si riconosce come un ispessimento di media ecogenicità (grigio) della parete stessa (rettangolo azzurro).

La diagnosi ecografica delle patologie ovariche assume un valore straordinario nella gestione riproduttiva intensiva dell’allevamento della bovina da latte. Lo scopo è sia terapeutico sia di monitoraggio. È possibile instaurare una terapia appropriata poiché l’attendibilità della diagnosi è elevatissima e fornisce, in tempo reale, un quadro completo delle condizioni ovariche dell’intera mandria. Quest’ultimo punto è decisivo per monitorare vari aspetti del management che si ripercuotono sulla dinamica ovarica: alimentazione, gestione del periodo di transizione e comfort.

Sebbene le patologie dell’ovaio precedentemente esposte siano la conseguenza aspecifica di un problema manageriale, hanno comunque un’elevata sensibilità come campanello d’allarme. Per esempio, l’anaestro di tipo I, II e le cisti ovariche spesso rappresentano l’effetto di un equilibrio energetico negativo progressivamente meno profondo. Questo non significa aver individuato il problema ma questi dati, in mano ad un manager esperto, sono molto utili per indirizzare l’attenzione sui fattori di rischio più probabili. L’ecografia ovarica rappresenta quindi un valido ausilio diagnostico che supera il semplice fine terapeutico e dimostra di essere un sistema di individuazione molto precoce ed efficace di un management in taluni aspetti carente.