Cosa ci fanno nello stesso paddock, due chianine, una romagnola, una piemontese, una frisona e due limousine?

Alcune sono state selezionate, altre sono in corso di valutazione per svolgere il ruolo di “donatrici”di embrioni da impiantare su vacche da latte.

Facciamo alcune considerazioni:

  • Il valore economico di un vitello baliotto di razza pezzata nera raramente consente di recuperare le spese per l’identificazione e l’alimentazione necessaria nei primi 10-15 giorni di vita, mentre un vitello baliotto di razze da carne pregiate (Limousine, Piemontese, Chianina etc), ha sicuramente un valore economico nettamente superiore, che può inevitabilmente variare in base alla razza e alla regione in cui lo si alleva.
  • Molte aziende attualmente fanno un buon uso del seme sessato, quindi possono tranquillamente archiviare il problema rimonta e decidere magari di destinare alla produzione della progenie solo i soggetti con i migliori indici genetici.
  • Il periodo storico sembra essere piuttosto positivo per la carne proveniente da animali nati, allevati, ingrassati e macellati in Italia, che attualmente coprono soltanto in parte le richieste di mercato.

Impiantare un embrione di una razza da carne su una vacca da latte non ha però solamente il vantaggio di ottenere una prole di maggior valore, rappresenta anche spesso una strategia per migliorare la fertilità.

L’embyo transfer infatti consente di recuperare una buona parte di quelle bovine che non si riescono più ad ingravidare con la fecondazione, le così dette” repeat breeders”, le quali hanno la caratteristica di ritornare in calore regolarmente, ogni 21-26 giorni, nonostante siano puntualmente inseminate.

L’utilizzo di questa tecnica viene infatti definito “embryo therapy”, una vera e propria terapia per aumentare il numero di gravidanze soprattutto nei mesi estivi in cui lo stress da caldo incide notevolmente sulla fertilità delle bovine.

La mia esperienza è quindi partita proprio in un’azienda che ha voluto operare questa diversificazione e si è poi estesa ad alcuni allevamenti limitrofi, proponendo l’impianto di embrioni per recuperare “animali problema”.

Sebbene i numeri siano ancora piuttosto limitati, i risultati ad ora sono incoraggianti, sia per le gravidanze recuperate che per le nascite dei vitelli.

Naturalmente il parto diventa il momento su cui porre la maggiore attenzione.

Per quanto la scelta del riproduttore maschio sia determinata dai dati sulla facilità al parto, cosa più semplice per le razze limousine e piemontese piuttosto che per la chianina, è importante fare in modo di essere presenti, avvalendosi magari di sensori di parto oppure praticando l’induzione dello stesso con qualche giorno di anticipo, per limitare il peso del vitello alla nascita ed avere una finestra temporale definita per  l’evento.

Ad oggi sono nati prevalentemente vitelli di razza chianina che si riescono a vendere a 15-20 giorni ad un prezzo intorno ai 600 Euro, anche se la richiesta maggiore è del soggetto svezzato intorno ai 6 mesi di età con un valore che si aggira tra i 1200 e i 1500 Euro.

Ma quanto è disposto a spendere un allevatore per impiantare un embrione su vacche che non rimangono gravide? Il meno possibile… naturalmente!

Da qui l’importanza di selezionare delle buone donatrici che consentano di ottimizzare i costi per chi produce gli embrioni, ma soprattutto l’idea di proporre un prezzo che varia in base alla realizzazione della gravidanza, nello specifico, 1/3 all’impianto dell’embrione e 2/3 alla diagnosi positiva, per una cifra che non vada nel complesso a superare i 150-200 euro.

Credo che un’altra strada da percorrere possa essere quella di creare una collaborazione tra allevatori “da latte” e “da carne” limitrofi, condizioni sanitarie permettendo, per mettere a disposizione le vacche da latte, magari quelle con indici meno interessanti, come riceventi di embrioni di razze da carne; ciò permetterebbe di lavorare con embrioni freschi, aumentando i tassi di concepimento.

DOI 10.17432/RMT.2111-2193