Premessa

La Blue tongue, o febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva non contagiosa trasmessa da insetti vettori appartenenti al genere Culicoides. Il virus responsabile della malattia appartiene alla famiglia Reoviridae, genere Orbivirus e se riconoscono 25 sierotipi. Sebbene tutti i ruminanti risultino recettivi all’infezione, la malattia si manifesta con particolare gravità negli ovini. Il bovino viene considerato un animale epidemiologicamente importante in quanto, una volta infettato dal vettore, manifesta una viremia di lunga durata, fino a 60 giorni dopo l’infezione, che lo rende un serbatoio dell’infezione in grado di garantire la sopravvivenza del virus durante i periodi climaticamente sfavorevoli alla circolazione vettoriale.

La malattia è presente in Africa, Europa, Americhe, Australia, Asia meridionale e Medio Oriente.

Sono numerosi i focolai che negli ultimi 65 anni hanno interessato diversi paesi  del Sud del Mediterraneo. Nel corso del tempo si sono registrati focolai di Bluetongue in Spagna, Portogallo, Grecia, in particolare alcune isole,  e Bulgaria meridionale, al confine con Turchia e Grecia. A seconda del bacino geografico, i focolai hanno visto il coinvolgimento di sierotipi diversi. Si è trattato di eventi epidemici ma comunque destinati ad esaurirsi spontaneamente, probabilmente per  mancanza di un adeguato supporto vettoriale.

Nell’agosto del 2000 l’Italia viene interessata da una epidemia di Bluetongue. I primi focolai si registrano in Sardegna, Sicilia e Calabria. L’evento viene ricondotto alla veicolazione passiva di vettori infetti dal nord Africa conseguente ad una intensa tempesta di sabbia.

Sulla scorta delle esperienze predette, ci siamo augurati si trattasse di eventi riconducibili ad un evento di tipo incursivo destinato ad esaurirsi spontaneamente con l’avvento della stagione invernale non permissiva della circolazione vettoriale. Ma purtroppo la malattia si è diffusa ad altre aree del nostro paese, ha assunto un andamento epidemico di ampia portata, si è ripresentata l’anno successivo, ha continuato a diffondersi ed ha assunto un carattere endemico. Tra alti e bassi, che hanno visto il succedersi di periodi connotati da riduzione della prevalenza d’infezione a periodi di acuzie con l’alternarsi delle aree colpite e dei diversi sierotipi virali coinvolti, è amaro constatare, di fatto, che non ci siamo più liberati dalla Bluetongue.

Applicando la normativa comunitaria si è provveduto alla delimitazione delle aree di protezione, tenuto conto degli elementi di ordine geografico, amministrativo, ecologico ed epidemiologico connessi con la Bluetongue. Nell’ambito dell’area soggetta a restrizione sono state individuate una  zona di protezione  e una di sorveglianza rispondente a precisi connotati di estensione chilometrica rispetto al o ai focolai. I metodi di profilassi diretta applicati hanno riguardato la lotta ai vettori attraverso aspersione di repellenti sugli animali, trattamenti insetticidi ambientali, trattamenti larvicidi e misure di stabulazione atte a proteggere gli animali durante le ore di attività del vettore.

Per arginare il diffondersi dell’infezione a questi provvedimenti si è associato il controllo della movimentazione di animali vivi, seme ed embrioni. Al fine di valutare la diffusione dell’infezione è stata allestita la sorveglianza clinica e sierologica sugli animali nonché quella entomologica.

Di fronte al dilagare dell’infezione, l’Unione Europea ha consentito l’impiego della vaccinazione. A quel tempo l’unico vaccino disponibile a breve era rappresentato da un vaccino vivo-attenuato, verso le valenze antigeniche evidenziate nei focolai diagnosticati. Il vaccino è stato importato dal Sud Africa e prodotto da Onderstepoort Biological Products (OBP). Originariamente registrato per l’ovino, in Italia si è provveduto ad eseguire test di sicurezza con efficacia che ne ha consentito l’estensione dell’impiego anche nel bovino. Molto si è detto circa gli effetti avversi imputati a questo vaccino. Ma onestamente va rilevato che di fronte all’emergenza, al diffondersi incontrollato dell’epidemia, la vaccinazione ha rappresentato una risposta sanitariamente corretta. Al di là degli aspetti meramente clinici derivanti dalla vaccinazione, va segnalato che, a seguito della prolungata viremia post-vaccinale, si è avuto una diffusione vettoriale dei ceppi vaccinali al di là della zona di vaccinazione. Questo ha interferito negativamente nella valutazione epidemiologica circa la reale diffusione dell’infezione. L’esperienza italiana è servita soprattutto nel 2007,  nel momento in cui molti paesi europei, anche nord europei, sono stati pesantemente investiti da un’epidemia di Bluetongue sostenuta da BVT-8. Il ricorso ad una massiva vaccinazione con presidio inattivato verso BTV-8 ha consentito una rapida eradicazione della malattia da gran parte dei territori infetti.

Veniamo ad oggi

Attualmente la malattia è ancora presente sul nostro territorio, segnatamente ad aree del Centro e Sud Italia. La situazione è preoccupante in quanto ci sono forti segnali indicativi di una recrudescenza della malattia. Ci riferiamo in particolare ai numerosi focolai da BTV-1 che hanno interessato la Sardegna dal 2012, ai focolai, sempre da BTV-1, riscontrati in Sicilia, fino a quelli più recenti rilevati in alcune province di Lazio e Toscana. Desta ulteriore preoccupazione l’indisponibilità di vaccino verso i sierotipi 2, 4, 8 e 9. Oggi sono considerate aree di restrizione, verso i diversi sierotipi di BTV presenti, tutte le province di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia ed alcune province di Abruzzo, Umbria, Lazio, Liguria e Toscana. I sierotipi variamente distribuiti nelle aree di restrizione sono: BTV-1, BTV-2, BTV-4, BTV-8, BTV-9, BTV-16. Di questi, quello che oggi desta maggior preoccupazione è BTV-1 che viene attentamente monitorato in quanto si sono rilevate recenti sieroconversioni in Liguria, Lazio, Toscana e Sicilia.

Detto ciò vediamo in sintesi quali sono i provvedimenti normativi che sono attualmente in vigore e atti a contrastare la diffusione del virus della Bluetongue sul territorio nazionale. Al divieto di spostamento di animali delle specie sensibili, del loro sperma, ovuli ed embrioni dai territori appartenenti alla province soggette a restrizione viene fatta deroga qualora il territorio sia interessato dall’infezione sostenuta dal solo BTV-16.

Sono altresì previste ulteriori deroghe alla movimentazioni degli animali di specie sensibili alla Bluetongue dai territori soggetti a restrizione.

Movimentazione di animali destinati alla macellazione in macelli designati

I macelli designati sono registrati su apposito elenco aggiornato annualmente dal Ministero della Salute.

Nel caso di animali provenienti da zone di restrizione, ad esclusione di Province epidemiologicamente sconosciute o Comuni con infezione in atto, questi possono essere spostati da una Provincia soggetta a restrizione verso macello designato purchè non provengano da aziende o territori epidemiologicamente sconosciuti o da Comini con infezione in atto. Il trasporto deve avvenire in regime di vincolo sanitario e la macellazione deve avvenire entro 24 ore dall’arrivo. Il modello 4 deve recare l’eventuale avvenuta vaccinazione e la data in cui questa è stata eseguita.

Nel caso gli animali provengano da zone di restrizione, inclusi Province epidemiologicamente sconosciute o Comuni con infezione in atto, il trasporto può avvenire, sempre verso macelli designati, posto che siano stati  vaccinati verso il sierotipo responsabile dell’avvenuta infezione. In alternativa, gli animali devono essere sottoposti con esito favorevole a test PCR  da eseguire nei 7 giorni precedenti la movimentazione. Il trasporto deve avvenire in vincolo e nelle ore diurne, previo trattamento con insetto-repellenti.

Movimentazione di animali da vita di età superiore a 90 giorni

Detti animali, qualora provenienti da aziende situate in territori sottoposti a restrizione e destinati ad aziende ubicate in territori indenni ,devono essere tenuti per almeno 60 giorni prima della partenza in una zona stagionalmente libera da Bluetongue o in una stazione di quarantena ufficialmente riconosciuta. Il tempo di permanenza si riduce ad almeno 28 giorni, se negativi ad un test sierologico effettuato almeno 28 giorni dopo l’ingresso in detta zona o stazione di quarantena. Il tempo di permanenza si riduce ulteriormente a 7 giorni, qualora gli animali siano risultati negativi alla ricerca del virus mediante test PCR eseguita almeno 7 giorni dopo il loro ingresso nelle predette situazioni.

Stante l’attuale indisponibilità di vaccino per sierotipi diversi da BTV-1 e BTV8, è consentita la movimentazione degli animali dalle zone di restrizione per i sierotipi diversi dai predetti verso le zone indenni purchè non provenienti da aziende o Province epidemiologicamente sconosciute o da Comuni con infezioni in atto.

Vista l’attuale situazione epidemiologica che presenta criticità circa la diffusione di BTV-1, è consentita la movimentazione da aziende o Comuni con infezione in atto da BTV-1 posto che:

gli animali non mostrino segni clinici e l’azienda di provenienza non sia sede di focolaio; gli animali siano vaccinati verso BTV-1; nell’allevamento di destinazione gli animali devono permanere per almeno 60 giorni.

Movimentazione di animali da vita di età inferiore a 90 giorni

In considerazione dell’impossibilità di vaccinare gli animali stante l’interferenza con l’immunità passiva colostrale, lo spostamento di detti animali dai territori sottoposti a regime di restrizione può avvenire alle seguenti condizioni: questi non devono provenire da aziende ubicate in territori di Province epidemiologicamente sconosciute o in Comuni con infezione in atto; devono essere sottoposti con esito negativi ad un test PCR non oltre 7 giorni prima dello spostamento; devono essere trasportati in regime di vincolo sanitario direttamente verso l’allevamento di destinazione e qui devono permanere per almeno 60 giorni dopo l’arrivo; qui devono essere sottoposti ad un ulteriore test PCR non oltre 7 giorni dall’arrivo, salvo che nel raggio di 20 Km dall’allevamento destinatario sia presente un allevamento sentinella regolarmente controllato con esito negativo.

Condizioni generali

Il trasporto degli animali provenienti delle zone di restrizione deve avvenire in regime di vincolo sanitario, durante le ore diurne, animali e veicoli devono essere trattati con sostanza insetto-repellenti. Per dar corso alla movimentazione esiste l’obbligo di autorizzazione da parte dell’ASL di partenza, che deve comunicare all’ASL di destinazione la movimentazione degli animali la quale, a sua volta è tenuta a comunicare l’arrivo degli animali. Il concetto di restrizione non è generico ma riguarda il o i sierotipi presenti nel territorio oggetto del provvedimento. I territori “con infezione in atto” sono definiti come i territori dei Comuni compresi nel raggio di 4 km da un’azienda con un caso sospetto o confermato di Bluetongue. Per quanto riguarda i territori “epidemiologicamente sconosciuti”, le regioni possono regolamentare la movimentazione degli animali ma solo nell’ambito della regione stessa, garantendo una vigilanza sanitaria permanente. Infine, si raccomanda un costante aggiornamento del  Sistema Informativo Nazionale dei dati relativi alle avvenute vaccinazioni.

Considerazioni

Al di là di ogni intento polemico ma alla luce dei fatti, va detto che sono passati 13 anni dai primi focolai che hanno interessato il territorio nazionale. Durante questo periodo si sono alternati diversi sierotipi virali che via via hanno prodotto focolai in diverse aree del centro e sud Italia. Si sono succeduti nel tempo disposti normativi atti a contenere la diffusione dell’infezione. Sono state condotte massive campagne vaccinali. Ma oggi  ci troviamo a dover gestire una ulteriore emergenza epidemica che altro non è che la dimostrazione di come l’infezione non sia stata adeguatamente controllata nel corso del tempo. Qualcosa non ha funzionato.

In detto contesto appare evidente che sia mancata la possibilità di individuare tempestivamente i focolai di malattia e, di concerto,di intervenire adeguatamente per estinguere l’infezione e impedirne la diffusione. In tal senso le caratteristiche del nostro allevamento ovino non favoriscono certamente  l’adozione di misure di carattere sanitario. Ne è la dimostrazione che nelle aree del paese dove la pastorizia rappresenta una attività marginale e dove è nettamente prevalente l’allevamento bovino, la Bluetongue non si è presentata o qualora lo abbia fatto non ha assunto mai un carattere epidemico, mantenendo il connotato di sporadicità.

Anche sul versante della profilassi indiretta, vaccinale, va detto che la diffusa diffidenza, più o meno giustificata, verso la vaccinazione dimostrata dagli allevatori, ma non solo, ha ostacolato il raggiungimento di quella che è definita “herd immunity”, ovvero quella immunità di popolazione che è considerato lo strumento idoneo a contrastare i danni della malattia ma, soprattutto, la sua diffusione.

Oggi il problema che sta inquietando i nostri allevatori e di cui si sta facendo portatore la Confagricoltura, riguarda le limitazioni alla movimentazione degli animali dai territori soggetti a regime di restrizione. La norma ha colto tali istanze e ha reso possibile, posto il rispetto di precisi obblighi, la movimentazione degli animali dalle zone di restrizione verso quelle indenni.

Gli obblighi trattati sono senza dubbio formalmente corretti ma, purtroppo, molto onerosi in termini di procedure e tempistiche richieste. Ne è chiara evidenza quanto previsto per la movimentazione degli animali di età inferiore ai 90 giorni. Si tratta in genere di vitelli maschi di razze da latte, destinati ad allevamenti per la produzione del vitello a carne bianca. Lo scarso valore commerciale di tali soggetti associato agli oneri imposti de procedure sanitarie previste rendono impraticabile tale prassi zootecnica. A questo punto la domanda da porsi è: che fine faranno questi animali?

In ogni caso vale un principio: scendere a patti con le malattie infettive è la soluzione più condivisibile, ma il patogeno, per sua costituzione, è sordo alle nostre istanze e andrà comunque per la sua strada.

 

Autori:

Prof. Sandro Cavirani – Dipartimento di scienze medico-veterinarie- Università di parma

Dott. Mauro Cavalca – Direttore servizio sanità animale – Ausl di Parma