Definizione e aspetti generali

La diarrea è un sintomo molto importante che deve essere tenuto in grande considerazione visto che, nei casi più gravi, può avere un’evoluzione clinica molto rapida ed un esito fatale. Con il termine diarrea si intende l’emissione nelle feci di una quantità di sostanza secca pari o inferiore al 15%, rispetto al contenuto idrico pari o superiore all’ 85%. La diarrea, per definizione, puo’ essere sintomo di un’infiammazione intestinale, così come puo’ essere l’espressione di un disturbo funzionale non infiammatorio.

I fattori di rischio della diarrea neonatale

Esistono numerosi fattori di rischio, spesso tra loro strettamente correlati e in sinergia, quali i fattori ambientali, i fattori legati al patogeno e le infezioni concomitanti. A questo proposito sottolineo come da uno studio del 2008 di M.C. Guirk emerga tra i fattori di rischio la Failure of Passive Transfer, ovvero una scorretta somministrazione del colostro. Quest’ultimo aspetto è di importanza vitale per i vitelli, ed è la genesi di una corretta gestione della vitellaia.

La mia esperienza professionale in campo mi porta a imputare come i 3 principali fattori predisponenti la diarrea del vitello siano il management aziendale così come quello della vitellaia, l’igiene degli ambienti e degli strumenti, infine la stagionalita’ e le sue ripercussioni a causa degli sbalzi climatici.

Le immagini qui di seguito spiegano in modo eloquente alcune pratiche gestionali scorrette.

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In figura 1 ho riportato la cattiva abitudine di manomettere i biberon per velocizzare l’assunzione di latte da parte del vitello, che si traduce spesso in una cattiva digestione per errata/mancata chiusura della doccia esofagea, ridotta produzione di saliva ed infine predisposizione a polmoniti ab ingestis. La figura 2 racchiude il concetto di SCARSA IGIENE e scorretta routine della preparazione del latte (quantità, qualità e temperatura).

Eziologia della diarrea neonatale: agenti eziologici

La diarrea neonatale nel vitello vede un’eziopatogenesi infettiva, alimentare e spesso dalla compartecipazione di queste cause l’instaurarsi di forme “miste”. Nella tabella sottostante sono riportati gli agenti eziologici.

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L’iter che seguo in caso di diarrea neonatale prevede il campionamento delle feci per indagarne l’eziologia, o mediate test rapidi o con l’analisi di laboratorio, al fine di impostare oltre alle terapie di supporto, dove necessario, anche terapie antibiotiche. Il mio consiglio è quello di richiedere l’antibiogramma, evitando sia da parte di noi Medici Veterinari che da parte dei nostri allevatori, l’uso irrazionale degli antibiotici,  che nel corso del tempo ha instaurato resistenze nei microrganismi.

Eziologia della diarrea neonatale: diarrea nutrizionale

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L’esperienza pratica, così come lo studio di numerosi articoli riportati in letteratura, mi ha permesso di considerare molto spesso l’origine non infettiva della diarrea neonatale. Come detto in precedenza infatti, la diarrea puo’ avere una causa nutrizionale. Tra le cause più frequenti che ho riscontrato ci sono i cambiamenti rapidi della quantita’ di latte, la scelta errata della qualità del latte (latte di scarto, sostituti del latte di qualità scadente), la gestione scorretta dei sostituti del latte (preparazione errata: grammi di polvere per litro di acqua) e infine una scorretta somministrazione del latte (biberon manomessi, temperatura scorretta). L’instaurarsi della diarrea e’ una delle conseguenze di questi banali errori, che a volte puo’ anche essere accompagnata da fermentazioni ruminali, per un’assunzione scorretta dell’alimento (Ruminal Drinking). Il perpetuarsi di questi stati patologici sfocia nel malassorbimento intestinale, che si traduce in animali cachettici il cui accrescimento e’ gravemente compromesso. La figura 3 mostra in modo semplice l’anatomia dell’apparato digerente del vitello, a voler sottolineare come spesso le cattive pratiche gestionali non rispettano la fisiologia della digestione del vitello, la cui peculiarità e’ la chiusura della doccia esofagea, riflesso evocato solo tramite la suzione (figura 4).

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Uno dei disturbi della digestione, il più frequente al diminuire delle temperature, è dato dalla bassa temperatura del latte somministrato ai vitelli. La temperatura infatti influenza la coagulazione nell’abomaso da parte della rennina. Il sostituto del latte inoltre, deve essere ricostituito alla temperatura riportata dal produttore, diversamente si possono creare maldigestioni, quindi predisporre il tratto intestinale a disturbi quali la diarrea. Un altro errore molto frequente è l’aggiunta di acqua calda al latte intero di vacca per riscaldarlo, così facendo si diluisce la concentrazione di sostanza secca e si va ad ostacolare altresì la formazione del coagulo in abomaso.

Conclusioni personali

In questo primo e breve articolo non ho illustrato alcun protocollo terapeutico in corso di diarrea neonatale, poiche’ ho preferito soffermarmi ad illustrare errori gestionali e pratiche scorrette, quali primissime cause iatrogne di diarrea nel vitello. Riporto l’attenzione del lettore sull’importanza dell’educazione dell’allevatore. Non esiste alcun protocollo risolutivo che non includa una corretta gestione del colostro, alti livelli igienici e buone pratiche manageriali di vitellaia. Per ogni fase di crescita del vitello esistono protocolli semplici e veloci applicabili nelle operazioni routinarie. L’utilizzo del farmaco in via preventiva è ridotto a rare metafilassi in caso di bisogno, così come la prevenzione per i coccidi la si applica dove, dopo indagini accurate, se ne accerta la presenza, e si procede dapprima rafforzando l’igiene, e in seguito, per via farmacologica. Ho cercato nel tempo insieme agli allevatori di rendere la diarrea neonatale un evento raro ma mai di interesse marginale, al fine di convivere con la salubrità degli animali e non con la terapia quotidiana in vitellaia. Questo ha reso il lavoro più agevole e meno dispendioso, assicurando performance aziendali piu’ elevate. L’ uso di protocolli gestionali nelle tappe cruciali nella vita delle vitelle, così come la standardizzazione delle manualità quotidiane (alimentazione, pulizia degli strumenti e degli ambienti) ha dato risultati migliori rispetto all’approccio empirico e soggettivo di ogni singolo allevamento. La formazione del personale addetto alla vitellaia è fondamentale, ed è un dovere del Medico Veterinario, al pari di una visita clinica. Questo approccio permette di ottenere nel tempo performance migliori da parte degli operatori e da parte delle vitelle, la garanzia di una lunga carriera nei nostri allevamenti. L’affiancamento di persone qualificate alle vitellaie, permette la formazione di personale altrettanto qualificato. Infine pongo la nostra attenzione all’aspetto economico dove, a causa dell’impennata dei costi di produzione, gli obiettivi da raggiungere vanno ormai ben oltre la “sufficienza”, e pertanto essendosi ristretti i margini di guadagno, la qualità del risultato deve essere molto alta, al pari della qualità del lavoro svolto ogni giorno.