Parte prima:
Quadro normativo e tecnico per la valutazione della convenienza economica
La produzione di energia da fonti agricole può rappresentare un’occasione per l’azienda agricola, per trovare nuovi sbocchi per alcune colture e, principalmente, per i sottoprodotti e gli effluenti agro-zootecnici al fine di individuare uno strumento di differenziazione e di complementarità del reddito dell’impresa. In Italia si è osservato negli ultimi anni una forte attrazione verso il settore del biogas da parte delle aziende agro-zootecniche: gli imprenditori sono alla ricerca di forme diversificate di reddito, e a far crescere l’interesse ha contribuito senza alcun dubbio l’incentivazione alla produzione energetica attraverso una tariffa omnicomprensiva pari a 0,28 euro/kWh per ogni kWh immesso in rete da impianti di potenza non superiore a 1 MWe. Nel 2011 sono stati registrati 521 impianti distribuiti nel Paese con una produzione di 350 MWe (fonte CRPA); si è, inoltre, stimato di poter arrivare a 700-800 entro la fine del 2012 quando si concluderà la fase di erogazione della tariffa incentivante pari a 0,28 euro/kWh. Infatti, tra gli elementi decisivi per l’attivazione di un impianto, sono determinanti il valore e la durata degli incentivi finanziari per la produzione di energia prodotta e ceduta al gestore di rete. Un radicale cambiamento rispetto al passato è stato introdotto dal D.M. 6 luglio 2012: “Attuazione dell’art. 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici”. Il valore delle tariffe incentivanti base di riferimento per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2013 viene individuato con un nuovo approccio classificatorio distinguendo sia la tipologia di substrato utilizzato, sia la potenza installata nell’impianto (tabella 1). Per quanto riguarda la biomassa utilizzata, le classi degli incentivi evidenziano la volontà di premiare i progetti che utilizzano, soprattutto, sottoprodotti agro-zootecnici ed agro-industriali come substrati, nonché la frazione organica dei rifiuti (in ambito extra-agricolo), rispetto ad impianti progettati per l’utilizzo di “prodotti” (come definiti dalla normativa) e, quindi, di colture dedicate alla conversione energetica (nello specifico, ad esempio, gli insilati di cereali). In questo modo saranno maggiormente valorizzate le matrici di scarto di processo, mentre si può pensare che diminuiranno sensibilmente i progetti legati all’utilizzo esclusivo o prioritario di colture dedicate.
Questo approccio si configura come un nuovo modello di programmazione della filiera agro-energetica alla luce anche di alcuni effetti distorsivi, riscontarti in aree dove la diffusione di impianti alimentati con sole colture dedicate è stata molto elevata. La tariffa unica pari a 0,28 euro/kWh in vigore fino alla fine del 2012, infatti, ha permesso di sviluppare progetti diversamente poco sostenibili dal punto di vista economico, a causa degli ingenti costi dei substrati da coltivare o da reperire sul mercato. Come accennato precedentemente, l’altro elemento di differenziazione introdotto con il nuovo Decreto, è la “taglia” dell’impianto, intesa come potenza elettrica installata; sono state individuate cinque classi alle quali si applicano differenti tariffe per l’energia elettrica prodotta ed erogata. Le classi di maggiore rilevanza per il settore agricolo riguardano impianti di potenza inclusi tra: 1≤300 kW, nella forbice 300 ≤ 600 kW e, infine, 600 ≤ 1.000.La durata dei nuovi incentivi, come definito nell’allegato 1 del Decreto, si allunga a 20 anni (rispetto ai 15 anni previsti fino al 2012), in modo da fornire maggiori garanzie di stabilità alla redditività dell’imprenditore ed un tempo maggiore di durata di vita utile dell’impianto, in modo tale da non dover richiedere la dismissione finale dopo la fine degli incentivi, ma di permettere la continuità di esercizio.Il Decreto, infine, definisce tre diverse modalità di accesso ai meccanismi di incentivazione, a seconda della potenza che per gli impianti di biogas (nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati, oggetto di rifacimento o potenziamento) sono:
– accesso diretto nel caso di impianti con potenza < 100 kW;
– iscrizione a Registri nel caso di impianti compresi tra 100 kW e < 5.000 kW;
– procedure competitive di Aste al ribasso, se la potenza è > 5.000 kW.
In base agli elementi normativi e tecnici presentati è facilmente intuibile che l’approccio per un corretto modello di analisi della filiera per la produzione del biogas si modificherà radicalmente nel futuro, rispetto al caso in cui la tariffa era unica per ogni tipologia di impianto. Ora la valutazione deve tenere conto di diverse variabili che possono incidere in modo determinante sulla redditività e la sostenibilità dei progetti. L’indirizzo presumibile più opportuno da seguire sarà quello di impianti di piccola “taglia” ed alimentati a sottoprodotti (nello specifico effluenti zootecnici). Pertanto, lìattenzione sarà rivolta in particolare al comparto zootecnico ed alla valutazione della filiera nel suo complesso L’obiettivo principale dei prossimi studi sarà appunto quello di valutare quali siano i momenti di criticità e di forza per l’imprenditore zootecnico, analizzando le opportunità di integrazione al fine di ottenere un vantaggio economico nell’introdurre innovative attività di processo e di trasformazione degli effluenti zootecnici; un risultato economico positivo può a tal fine permettere di attivare comportamenti virtuosi da parte dell’imprenditore anche per il rispetto dell’ambiente e per rendere maggiormente sostenibili le attività nel medio-lungo periodo. E’ pensabile che per il prossimo futuro non si debba più pensare ad un reddito sostitutivo per l’imprenditore agricolo (ad esempio, se destinare la produzione dei propri terreni alla destinazione alimentare ovvero energetica), ma complementare, proprio perché l’attività tradizionale di allevamento non si modifica, ma è integrata dalla produzione di energia da effluenti zootecnici. In un prossimo contributo di questa Rivista, saranno presentate alcune simulazioni relative ai bilanci di impresa che si andranno a configurare in impianti per la produzione di biogas alimentati da matrici organiche diversificate e, soprattutto, di taglia di potenza crescente, in base alle indicazioni della nuova normativa.
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