Negli ultimi anni la consapevolezza dei cittadini è fortemente aumentata, risultando in una maggior attenzione verso l’ambiente e gli animali che si riflette sui prodotti alimentari, soprattutto se di origine animale. Il settore degli allevamenti zootecnici ha infatti subito una notevole pressione da parte dell’opinione pubblica per quanto riguarda la sostenibilità e il benessere animale, e le dichiarazioni contenute in etichetta. Un crescente numero di consumatori ricerca prodotti con maggiori valori etici, provenienti da allevamenti che garantiscano agli animali un grado di naturalità intrinseca.
Uno degli argomenti caldi legati al benessere animale, emersi e discussi tra diversi portatori di interesse, è la separazione del vitello dalla madre alla nascita. Questa pratica, che ha preso piede nel dopoguerra e che è stata promossa come best practice per oltre sessant’anni per diversi motivi, viene oggi messa in discussione dall’opinione pubblica, aprendo un vero e proprio dibattito nel settore lattiero-caseario (Busch e coll., 2017). Il divario più accentuato è rappresentato da chi critica tale pratica definendola inaccettabile dal punto di vista etico, se non crudele, e da chi la difende criticando la bassa conoscenza del sistema produttivo da parte di chi la mette in dubbio. Il sentire complessivo oggi è più variegato che mai e questo pone il settore della produzione di alimenti di origine animale in una posizione complicata. Dal momento che i consumatori rappresentano la domanda, l’offerta deve in qualche modo incontrare queste richieste per permettersi di rimanere nel mercato. In questo contesto, spicca la necessità di ponti comunicativi ed informativi tra allevatori e consumatori. Questo è di particolare importanza nel settore lattiero-caseario dove, a differenza di quello avicolo e suinicolo, è assente una legislazione specie-specifica (Nalon e Stevenson, 2019). L’assenza di una legge mirata da parte della politica comunitaria e nazionale può derivare dal fatto che l’allevamento delle bovine da latte è stato considerato più positivamente rispetto ad altri settori, tuttavia non va scordata la visione olistica della mandria che comprende anche i vitelli. A differenza delle bovine, per i vitelli è prevista una specifica legislazione finalizzata alla loro protezione in allevamento, sia esso l’allevamento di origine, da latte, che quello altamente specializzato della produzione del vitello a carne bianca, che nasce come settore atto a valorizzare un prodotto di scarto dell’industria lattiero-casearia. Allo stato attuale, in Europa, le leggi sul benessere animale sono in corso di revisione su diversi piani, a partire dai liberi cittadini. Tuttavia, secondo un’indagine condotta da un gruppo di ricerca dell’Università di Padova, i prioritari fattori trainanti dei cambiamenti nell’attuale sistema produttivo non dovrebbero puntare sull’introduzione di nuove leggi specie-specifiche, anche se non lo escludono, ma piuttosto sull’aumento del prezzo del latte, le richieste di mercato e la maggior consapevolezza dei consumatori.
Nell’attuale paradigma, tra consumatori e allevatori, in relazione alla separazione precoce tra vacca e vitello, sembra che entrambe le parti abbiano ragione ed ogni argomentazione apre nuovi tasselli di un puzzle piuttosto complesso. Da un punto di vista pratico, la non separazione alla nascita del vitello negli attuali sistemi produttivi crea difficoltà, dall’altro la ricerca scientifica condotta in alcuni paesi supporta l’opinione pubblica dimostrando la fattibilità di alternative alla separazione precoce del vitello dalla madre. I sistemi che applicano alternative alla separazione precoce, i cosiddetti «CowCalfContact», variano notevolmente in termini di tipo e durata del contatto fisico consentito tra madri e vitelli e hanno probabilmente implicazioni distinte sul benessere delle vacche e dei vitelli. Lo stato e i gap di conoscenza sugli effetti di tali sistemi sul benessere e sulla produzione sono stati analizzati in recenti pubblicazioni (Johnsen e coll., 2016; Beaver e coll., 2019; Meagher e coll., 2019). Altri documenti hanno descritto la metodologia sperimentale e di osservazione per studiare tali sistemi (de Oliveira e coll., 2020), il metodo per studiare gli atteggiamenti dell’uomo nei confronti della non separazione alla nascita (Ferneborg e coll., 2020), nonché la terminologia utilizzata per definirli (Sirovnik e coll., 2020). L’importanza dell’argomento è messa in evidenza anche dal fatto che la Federazione Internazionale Latte (FIL – IDF) ha introdotto i sistemi alternativi alla separazione precoce nella sua agenda, creando un gruppo di lavoro che si occuperà del management del vitello dalla nascita allo svezzamento.
Segue, nel presente documento, un’analisi degli aspetti pratici a favore e a sfavore della non separazione alla nascita e delle interconnessioni tra questi. Uno dei punti più discussi relativi alla fattibilità e all’applicabilità della non separazione alla nascita in Italia è l’assenza di strutture idonee per gestire i vitelli con le madri per periodi prolungati. Da un lato le attuali vitellaie, siano esse all’esterno sotto forma di zone dell’allevamento allestite da gabbiette individuali o igloo, o all’interno di fabbricati arredati con box di diverso tipo, non includono la possibilità di interazione tra la madre e il vitello; sicuramente non una vicinanza diretta che permette il contatto fisico e visivo, mentre invece si potrebbe ipotizzare una rimanenza di traccia di interazione olfattiva e/o uditiva laddove le ridotte dimensioni dell’allevamento lo consentono. Dall’altro canto, anche le attuali strutture che ospitano le bovine in lattazione sono inospitali per i vitelli; i principali punti a sfavore sono l’assenza di dispositivi per l’approvigionamento delle risorse (abbeveratoi, mangiatoie, aree di riposo per i vitelli) e la difficoltà di gestione e controllo sanitario dei vitelli da parte dell’allevatore (pericolosità di accesso al vitello in presenza della madre). Tuttavia, esistono allevamenti dove i vitelli sono lasciati con le madri per periodi prolungati (es. allevamenti in Inghilterra e Germania, e un’associazione di allevatori che non separano i vitelli in Norvegia, ecc.) e ci sono studi pilota dove le vitelle da rimonta non vengono separate dalle madri (es. allevamento in Israele con >150 parti/anno). Un punto a favore della non separazione precoce in questo contesto è il fatto che la struttura gerarchica della mandria rispecchia quella naturale. Il rispetto dei comportamenti naturali che avvengono con la formazione del legame tra vacca e vitello, e che comportano l’esplicitazione dei comportamenti materni da parte della vacca e di quelli filiali da parte del vitello, fanno parte del concetto di naturalità legato al benessere animale. La naturalità è un fattore intrinseco atteso dai consumatori, forse dovuto anche al fatto che per anni le pubblicità hanno puntato su immagini e video di bovine in contesti naturali per far leva sui consumatori, mentre in realtà viene meno dal momento che negli allevamenti attualmente non è permesso l’instaurarsi di un legame tra la vacca e il vitello come avverrebbe normalmente in natura nella maggior parte dei casi. In natura, quando la vacca sta per partorire, si separa dalla mandria per poter partorire in una zona isolata, alla nascita reagisce agli stimoli apportati dal vitello e dall’espletamento degli invogli fetali che lecca e odora per riconoscere il neonato, e vocalizza in modo caratteristico perché il vitello riconosca il suo richiamo. Il vitello neonato è dipendente dal latte della madre e succhierà dalla mammella 8-10 volte al giorno durante la prima settimana (10 minuti per allattata), cercando di succhiare il più possibile al fine di coprire i fabbisogni nutrizionali e comportamentali (Costa et al., 2016). Oltre all’aspetto di naturalità, sembra che sia le bovine che i vitelli traggano beneficio dall’instaurarsi del legame tra loro. Si tratta di un legame complesso, basato sul rilascio di determinati ormoni e caratterizzato da comportamenti istintivi e appresi per cui si innesca il processo mediante il quale una vacca riconosce il suo vitello e se ne prende cura. Il profilo ormonale del momento del parto è rappresentato da cambiamenti nei livelli di progesterone ed estrogeni ma soprattutto dall’aumento dell’ossitocina che influenza la manifestazione del comportamento materno. A volte succede, soprattutto con le primipare e nel caso di un parto cesareo, che il comportamento materno non si manifesti o sia limitato, proprio perché è minore il rilascio di questo ormone. In questa eventualità, la suzione da parte del vitello andrebbe a scatenare il rilascio di ossitocina e, di conseguenza, migliorerebbe il comportamento materno, il legame vacca-vitello e l’innescarsi della produzione di latte. Un altro fattore che influenza il legame tra vacca e vitello è la vitalità del vitello: più si muove più la vacca è portata ad annusarlo e a leccarlo, processo molto importante non solo per il bonding ma anche perché la madre asciuga il corpo del neonato e ne stimola l’attività respiratoria, la circolazione e le funzioni fisiologiche.
Sebbene separando i vitelli entro le prime ore di vita si abbia pieno controllo delle assunzioni di colostro e di latte e dello stato di salute dei vitelli, è stato dimostrato che questo cresce di più se lasciato con la madre perché la suzione stimola una maggiore produzione di latte, e questo è un punto a favore della non separazione alla nascita. Tuttavia, come buona prassi, anche negli allevamenti dove non avviene la separazione alla nascita viene suggerito che gli allevatori monitorino l’assunzione del colostro da parte del vitello e prestino la stessa attenzione alla gestione del colostro come nei sistemi convenzionali. L’indicazione pratica è quella di intervenire qualora il vitello non succhi tempestivamente dalla madre somministrando, attraverso la bottiglia, un’integrazione di un’idonea quantità di colostro munto dalla madre o proveniente dalla banca del colostro aziendale (si rimanda ad altri documenti per informazioni su una corretta gestione del colostro). Si applicano anche a questi sistemi le comuni buone prassi di gestione dei vitelli mantenendo gli ambienti puliti e applicando, dove possibile, la pratica dell’all-in-all-out, evitando il frequente raggruppamento degli animali.
Altri aspetti che entrano in gioco nell’attuabilità della non separazione precoce e per i quali vantaggi e svantaggi sono ancora controversi sono legati alle dimensioni dell’allevamento e della mandria, alla razza allevata, alla durata del contatto tra vacca e vitello e al sesso del vitello, nonché alla sua finalità. Le ricerche condotte nel nord Europa suggeriscono come la non separazione alla nascita sia fattibile anche in allevamenti commerciali con un centinaio di bovine in lattazione e con razze specializzate alla produzione di latte. I risultati indicano le vacche da latte come delle ottime madri che fanno visita regolarmente ai propri vitelli al fine di garantirne una crescita migliore rispetto allo svezzamento con latte in polvere svolto di routine. La durata della permanenza del vitello con la madre è il fattore più discusso e per il quale non c’è una singola soluzione applicabile a tutti gli allevamenti che impiegano sistemi alterativi alla separazione alla nascita, così come non esiste una regola generale univoca relativa alle ore di separazione durante la giornata. Relativamente a quest’ultimo aspetto delle soluzioni fattibili tecnicamente potrebbero essere accessi temporeggiati e frazionati nel corso di tutta la giornata in caso si decida di investire in cancelli di selezione oppure si può optare per soluzioni come il contatto per 12 ore e la separazione per 12 ore, ponendo il momento della mungitura come divario. La madre può essere sostituita anche da una balia, tuttavia bisogna prestare attenzione a quando e come avviene la separazione dalla madre. Diversi studi hanno dimostrato che le vacche vocalizzano alla ricerca del vitello come segno di stress da separazione quando il legame tra questi si è precedentemente formato (bonding), cosa che non avviene alla separazione precoce entro le prime ore dalla nascita. La numerosità e l’intensità delle vocalizzazioni aumenta all’aumentare del tempo che il vitello rimane con la madre ed è, ad esempio, maggiore quando la separazione avviene dopo 4 giorni rispetto a separazioni a 6 o 24 ore dalla nascita. Simili manifestazioni comportamentali sono state riscontrate anche con separazioni a 2 settimane se confrontate con quelle avvenute precocemente (Flower e Weary, 2001). Indipendentemente dalla durata del legame tra vacca e vitello, una volta che si è instaurato, la separazione deve essere graduale perché tale stress sembra abbassare le difese immunitarie della madre e del vitello e quindi aumentare la suscettibilità alle malattie, oltre a compromettere gravemente la crescita dei vitelli in casi di separazioni particolarmente traumatiche. Al fine di ottimizzare le separazioni sarebbe inoltre interessante studiare la distanza a cui le bovine mantengono la percezione olfattiva del vitello per capire se la vacca appena entrata in lattazione sente la presenza del vitello che permane nell’area dell’allevamento oppure se lo considera perso/predato in caso di allontanamento precoce, come avverrebbe in natura.
La non separazione alla nascita deve tenere in considerazione e, in qualche modo creare un compromesso tra, le necessità del vitello, della vacca e dell’allevatore. Infatti l’aspetto economico è uno degli svantaggi più temuti. Tuttavia, rispetto alla produzione totale, che è rappresentata, secondo Sirovnik e coll. (2020), dalla produzione del latte munto dalla macchina più la produzione del latte succhiato dal vitello, si può considerare come persa una quota perché non immessa nel mercato soltanto se questa eccede la quantità di latte che il vitello avrebbe normalmente assunto per il suo sostentamento attraverso altri sistemi. Un modo di trasformare in vantaggioso questo sistema potrebbe essere quello di trovare un compromesso dove nelle primissime settimane di vita viene favorita la coppia vacca-vitello consentendo il bonding (1 settimana circa) e un’elevata frequenza di visite tra loro per poi, quando il vitello è pronto, favorire la produzione di latte. L’attenzione alla singola coppia vacca-vitello dopo il bonding diventa essenziale per capire quando questa è pronta per essere inserita in un gruppo più ampio. La raccomandazione in questi sistemi è una graduale riduzione della dipendenza dal latte materno garantendo ai vitelli l’assunzione di grandi quantità di latte per le prime 4-6 settimane anche da altre risorse di latte, con l’aggiunta di fieno e alimenti solidi fino al completo svezzamento. Soprattutto per i maschi che verranno movimentati ed entreranno nella produzione del vitello a carne bianca è raccomandato il graduale training ad assumere il latte dal secchio mediante l’uso di tettarelle; un’indicazione è quella di evitare di togliere al vitello la madre e il latte contemporaneamente.
La non separazione del vitello dalla madre alla nascita avrà successo come nuovo modo di produrre latte se la filiera sarà efficace e trasparente nel trasferire questa informazione in etichetta. Tale comunicazione potrebbe determinare un notevole impatto attraverso un importante market pull di prodotti con maggior valore etico intrinseco e diventare uno dei punti maggiormente a favore della non separazione precoce, andando a giustificare la minor quota di latte immesso in cisterna rappresentata dal vitello che succhia sotto madre. La trasparenza, permettendo anche ai consumatori di visitare gli allevamenti, ha il grosso potenziale di creare fiducia nel settore, che sarà sempre più aperto alla garanzia del benessere animale.
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