Gli studi più recenti condotti sulle cause della dislocazione abomasale sinistra, supportati dagli studi di genomica, alcuni dei quali condotti anche in Italia nell’ambito del progetto PROZOO, hanno individuato alcuni dei geni e delle mutazioni che possono aiutare a chiarire l’eziologia della patologia. C’è ancora molto lavoro da fare ma i risultati pubblicati di recente, e tradotti su questo sito, mostrano come ci sia più di un’evidenza che questa patologia sia ereditabile.
Ma quando una malattia di può dire ereditabile?
La risposta a questa domanda da parte dei genetisti è ovviamente legata alla quantificazione dell’ereditabilità. Questo parametro, che definisce quanta parte della variabilità osservata a livello fenotipico fra gli animali è legata alla componente genetica trasmissibile da una generazione alla successiva, quando è diverso da zero permette in maniera oggettiva di affermare che la patologia è ereditabile.
In maniera più empirica, quando una patologia, a parità di condizioni di allevamento, mostra incidenze diverse in razze diverse, o mostra un’incidenza molto simile in linee geneticamente uguali (gemelli identici o le discendenti di una certa famiglia di tori) ci sono tutti gli indizi per pensare che la patologia sia ereditabile.
In linea generale, fatta eccezione per le patologie legate ad eventi traumatici, per tutte le malattie che hanno un impatto economico significativo per gli allevamenti da latte è stata stimata una ereditabilità diversa da zero. Le stime di ereditabilità variano da 0,1 a 0,53 e sono riportate in Tabella 1 per le principali patologie.
L’altro parametro importante è la correlazione genetica che misura il tipo di relazione che esiste a livello genetico fra le diverse malattie e i caratteri come la produzione che sono stati, e sono tutt’ora, obiettivi primari del miglioramento genetico delle bovine da latte. In linea generale, anche se con qualche eccezione, sono correlazioni sfavorevoli, soprattutto con la produzione di latte. In altre parole ci si aspetta che la selezione per il latte, senza tenere conto di altri caratteri, aumenti l’incidenza di mastiti, laminiti, cisti ovariche, chetosi e metriti.
La Tabella 1 riporta anche l’elenco delle patologie che più incidono sull’economia delle aziende da latte. Possiamo dividerle in 5 grandi categorie:
1 – salute della mammella;
2 – patologie metaboliche;
3 – patologie dell’apparato riproduttivo;
4 – patologie podali;
5 – altre patologie di origine virale, batterica o parassitaria.
L’esperienza dei paesi nordici
La grande attenzione data alla funzionalità nella selezione della Frisona in tutto il mondo ha fatto sì che ormai da una decina di anni la mastite o le cellule somatiche come carattere indiretto siano ormai parte integrante della maggior parte degli indici di selezione. Più raramente sono inclusi negli indici altri caratteri legati alla salute, anche se la situazione sta rapidamente cambiando in molti Paesi. Ancora di più difficile applicazione è la selezione per l’ultimo gruppo di patologie per il quale molte ricerche sono in corso.
I Paesi pionieri per la selezione dei caratteri legati alla salute sono i Paesi Nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia). Nell’Indice di Merito Totale di questi tre Paesi sono infatti inclusi da qualche anno gli indici diretti per le patologie metaboliche di inizio e del corso della lattazione, le patologie dell’apparato riproduttivo e le patologie podali.
Inoltre in numerosi Paesi come la Germania, l’Austria, i Paesi Bassi e il Canada si sono già messi a punto standard per la raccolta dati e strumenti per la valutazione genetica dei riproduttori anche per questi caratteri ed è solo questione di tempo prima che vengano inclusi negli indici di selezione nazionale.
Alla base di tutto ci sono i dati
Gli elementi più critici per la messa a punto di programmi di selezione per i caratteri della salute infatti sono la standardizzazione e la gestione della raccolta dati. Nei Paesi Nordici da molti anni il servizio veterinario registra tutti i dati delle diagnosi e dei trattamenti in un’unica base dati ed è questo che ha permesso di poter mettere a punto le procedure di valutazione genetica e di pubblicare gli indici genetici per i tori anche per questi caratteri.
La genomica oggi può aiutare a dare i nomi ad alcuni dei geni coinvolti nei processi che sono all’origine delle diverse malattie o a quelli che controllano la risposta immunitaria delle bovine da latte verso le principali patologie.
Quello che rimane strategico per tutti, anche per il singolo allevatore che vuole avere un’idea più precisa di qual’è la situazione della sua azienda rispetto alle principali patologie e misurare l’effetto di eventuali scelte genetiche per caratteri come la longevità, le cellule, o altri indicatori come Immunity + o Transition Right di recente introdotti sul mercato, è raccogliere in maniera standardizzata, magari con l’aiuto di tecnici e veterinari, i dati relativi a diagnosi e trattamenti.
Oggi in Italia è difficile avere un quadro generale dell’incidenza delle diverse patologie, del loro andamento nel corso delle lattazioni o dei mesi dell’anno. Raccogliere i dati, anche con uno schema semplice come quello lanciato da Ruminantia con il progetto “Alert epidemiologico” è il primo passo fondamentale per avviare un percorso di misurazione e conoscenza. Per arrivare un giorno a poter distinguere le linee genetiche che aiutano a migliorare ed evitare, o gestire con maggiore attenzione l’utilizzo di quelle che invece peggiorano la situazione giorno dopo giorno.
Tabella 1 – Le ereditabilità stimate delle patologie che incidono in maniera significativa sull’allevamento da latte.
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