Migliorare dal punto di vista genetico qualsiasi popolazione è un processo complesso, non solo perché richiede tempo ma anche perché i caratteri coinvolti e che si vogliono migliorare sono quasi sempre molteplici. Per questo motivo si ricorre a strumenti come gli indici aggregati o di selezione. Se tutto funziona, i risultati si vedranno in campo. Quanto successo nella Bufala Mediterranea Italiana conferma questa ipotesi.

Il ben noto motto dei protagonisti del romanzo I tre moschettieri di Alexandre Dumas, ben si adatta ad uno degli strumenti fondamentali del miglioramento genetico: l’indice di selezione. Attraverso questo strumento univoco, ma basato sul contributo di diversi caratteri – i cosiddetti criteri di selezione – cerchiamo di migliorare gli stessi caratteri ed altri ad essi correlati – i cosiddetti obiettivi di selezione. Ecco quindi che tutti contribuiscono ad uno e questo contribuisce a tutti, migliorandoli.

Volendo rimanere in Italia, abbiamo davvero tanti esempi di indici di selezione per diverse razze e specie: il PFT nella razza Frisona, l’ITE nella razza Bruna, l’IDAS nella Pezzata Rossa, l’Indice Allevamento nella razza Piemontese, l’IBMI nella Bufala Mediterranea Italiana, l’IGQ nella Capra Camosciata delle ALPI.

Scegliere oggi per ottenere domani

Ci sarebbero molti altri esempi, ma tutti hanno in comune lo stesso modus operandi: uso l’indice di selezione oggi per migliorare le mie produzioni domani. Sceglierò quindi i riproduttori migliori, sia maschi che femmine, per generare una nuova progenie. Questa progenie avrà un certo potenziale genetico, basato sul valore genetico dei suoi genitori ed inizialmente quantificato in un cosiddetto Indice Pedigree, ed il risultato atteso è che le scelte fatte con questo strumento portino a performance in media migliori rispetto a quelle fatte, ad esempio, scegliendo un solo carattere.

Ovviamente mi piacerebbe poter verificare questi risultati e sebbene esistano metodi più o meno avanzati per poterlo fare ce ne sono anche di semplici. Uno di questi potrebbe essere mettere in rapporto l’Indice Pedigree di un soggetto al momento della sua nascita, o comunque quando non ha ancora cominciato a produrre, con le sue vere performance produttive. In pratica mettere in rapporto il valore genetico di un soggetto al tempo t (valore genetico predetto solo a partire dalle informazioni dei suoi genitori) con le sue produzioni osservate al tempo t + n, dove n sono il numero di anni che passano dalla nascita fino, ad esempio, alla prima lattazione. Questo può essere fatto usando l’Indice di Selezione e un indice per un solo carattere (e.g. produzione di latte).

Un esempio concreto: la Bufala Mediterranea Italiana

Alla fine del 2018, dopo anni di selezione finalizzata soprattutto al livello produttivo, l’Associazione Nazionale Allevatori Specie Bufalina ha aggiornato il suo obiettivo di selezione introducendo un nuovo indice di Selezione denominato IBMI. L’obiettivo era allargare i risultati selettivi cercando di recuperare quanto si stava perdendo sui contenuti ed introducendo aspetti di funzionalità. Obiettivi ambiziosi e non da tutti condivisi. Oggi, dopo 6 anni dalla sua introduzione, può essere interessante vedere come si comportano per diversi caratteri i soggetti che 4/5 anni fa avevano un IBMI od un indice latte di un certo tipo e magari poter rispondere alla domanda: quanto latte, grasso, proteina producono oggi i migliori soggetti che 4 anni fa avevano un IBMI alto o un indice latte alto?

Per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto la collaborazione della Dr.ssa Mayra Gómez di ANASB che a partire dagli indici pedigree di femmine con almeno la madre nota nate prima del 2020 ha associato i dati produttivi di oggi: in pratica il loro indice pedigree (IBMI o latte) calcolato nel 2020 e le loro produzioni nel 2024. I risultati sono riassunti nella tabella 1.

Tabella 1. Bufala Mediterranea Italiana. Confronto tra Indice pedigree per IBMI e Latte al tempo t (2020) e produzione effettiva al tempo t + 4 (2024) di bufale nate prima del 2020 e con madre nota. Fonte: ANASB 2024

Nella colonna di sinistra, alla voce Indice Pedigree 2020, sono riportati per IBMI e EBV Latte 5 intervalli di EBV crescenti, calcolati su bufale nate prima del 2020 e con almeno la madre nota. Nella parte destra della tabella, sotto la voce Fenotipo Osservato 2024, sono invece riportate le medie fenotipiche a 270 giorni per le stesse bufale.

Analizziamo nel dettaglio la tabella. Se guardiamo la colonna Latte alla voce (Fenotipo Osservato 2024) possiamo osservare che all’aumentare del valore genetico, che sia IBMI o Latte, il fenotipo latte aumenta. Questo non ci sorprende, in particolare perché l’IBMI ha tra i suoi criteri selettivi grasso e proteina kg che sono correlati con il latte. Tanto meno ci sorprende il fatto che selezionando per il latte, questo aumenti. Sarebbe stato preoccupante il contrario! Lo stesso discorso vale per il fenotipo grasso e proteina kg, che aumentano sempre all’aumentare del valore genetico per IBMI o latte. Le cose cambiano se guardiamo a quei caratteri che sono invece correlati negativamente, dal punto di vista genetico, con il carattere latte, quindi le % di grasso e proteina ed in particolare la resa. In questo caso le cose sono abbastanza diverse, con un andamento contrario. All’aumentare dell’IBMI, sempre inteso come indice pedigree, le % e la resa tendono tutte ad aumentare nel tempo mentre lo stesso non avviene all’aumentare del latte. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che aver selezionato per un indice aggregato ha garantito non solo un aumento dei kg di latte ma anche un miglioramento di altri caratteri. Risultato che non sarebbe stato raggiunto selezionando solo per il latte.

Ovviamente quando osserviamo il fenotipo, questo include anche gli effetti non genetici, e quindi qualcuno potrebbe sottolineare che quello che stiamo osservando non è tutto frutto della genetica. Questo è vero, ma nell’esempio che abbiamo presentato l’eventuale componente ambientale positiva è comune ad entrambi e di fatto non altera le differenze osservate tra selezionare per IBMI o per indice Latte. Infine, dobbiamo sempre ragionare per valori medi e non per singolo individuo.

Considerazioni Finali

Fare selezione ha bisogno dei suoi tempi ma quando le scelte sono fatte in maniera efficiente e soprattutto utilizzando le metodologie corrette, i risultati non tardano ad arrivare. Da questo punto di vista la genomica non può che dare una mano nel ridurre i tempi della selezione. Di fatto per la specie bovina da latte questo è già avvenuto e le evidenze non mancano.

Nelle altre specie, come ad esempio in quella bufalina, ci sta mettendo di più ma nel frattempo la selezione tradizionale ha comunque raggiunto risultati importanti. Uno sforzo va però fatto nell’accettare strumenti selettivi più strutturati, come gli indici di selezione, e non focalizzarsi su caratteri singoli.

Alla fine, il chiasmo dei I tre moschettieri ben si adatta al miglioramento genetico.