Uno dei massimi conoscitori dei problemi concernenti le lesioni podali nei bovini iniziava la sua relazione al SIB del 1986 affermando che nessuna lesione digitale può dirsi completamente attribuibile a cause alimentari fatta eccezione per talune forme tossiche: micotossine, eccesso di Se ecc. La sua convinzione era largamente condivisa già da Ballardini (1978) il quale asseriva che la maggior parte delle sindromi podali di allevamento (non si può parlare di un’unica o poche malattie podali) trova origine in un’associazione di cause, diversamente modulate caso a caso.
Che si tratti di un classico esempio di malattia condizionata (con il vincolo che si tratti in realtà di forme diverse fra loro interconnesse), è da tempo noto e già nel 1972 Greenough e coll. ne fissavano i termini dichiarando che le cause possono essere divise in 4 gruppi: genetiche, infettive, ambientali ed alimentari. Nessuna di esse da sola è in grado di determinare grossi problemi di lesioni podali, ma dalla loro combinazione possono emergere in vario modo e con maggiore o minore gravità problemi di cui ricordiamo i principali (Mortellaro, 1990).
Dermatite interdigitale ( DI) che è l’infiammazione più o meno profonda dello spazio intedigitale, su base sicuramente settica (Bacteroides nodosus ) e con possibili concause predisponenti (genetiche, traumatiche, difetto di appoggio.. ). In forma meno grave può causare la cosiddetta erosione ungueale dell’area bulbare del tallone.
Iperplasia interdigitale (o codone) che è causata dalla reazione proliferativa nello spazio interdigitale su cui possono poi intervenire infezioni secondarie. Oltre a cause genetiche può far seguito alla DI od al flemmone interdigitale (zoppina); la risposta dell’arto è una potente infiammazione che causa notevole dolore alla bovina con riduzione del tempo in piedi e quindi della produzione di latte.
Dermatite digitale (DD), spesso associata alla dermatite verrucosa che presenta ulcerazioni superficiali della cute fra corona e corno. La causa è verosimilmente batterica; anche in questo caso notevole è il dolore causato all’animale.
Flemmone interdigitale (FI) o zoppina, cioè un’infiammazione acuta e diffusa del connettivo sottocutaneo nella regione interdigitale con interessamento più o meno vasto e profondo delle aree circostanti. Anche in questo caso l’origine è infettiva.
Pododermatite circoscritta o lesione soleare, fra le più diffuse, sono invece causate da anomalie di appoggio (di origine genetica o per cattivo pareggiamento). Una forma particolare di questa patologia può essere di origine traumatica (sobattitura o pododermatite settica per l’accumulo di pus nella zona traumatizzata). Anche questa causa particolari dolori all’animale.
Pododermatite asettica diffusa o laminite ( PAD), è una flogosi diffusa del pododerma che si può presentare in forma acuta, subacuta o cronica ed è generalmente estesa a più dita. Nella forma acuta si ha gonfiore ed arrossamento del cercine coronario e dei bulbi. In seguito può sfociare in una forma cronica con discolorazioni sierose od emorragiche nella suola e cerchiature tipiche della parete. La causa principale pare essere di tipo metabolico e direttamente associata ad errori alimentari quali acidosi o chetosi postparto. L’aspetto più importante è peraltro che, secondo molti autori, essa rappresenta la causa diretta od indiretta della maggioranza dei problemi digitali della bovina da latte. A ciò aggiungiamo che anche lo stress, per la sua azione di produzione di cortisolo che è immunodepressivo, accentua l’insorgenza di dermatiti. ( Bertoni 1996 ).
La laminite inizia nella fase di transizione: l’elevato peso della bovina in gravidanza agisce meccanicamente sul piede rendendone molle il tessuto, soprattutto in quei casi in cui la bovina riposa poco in asciutta.
Il quadro ormonale nel post-parto cambia radicalmente: l’azione dell’insulina, della prolattina e del cortisolo (prodotto dal vitello ed indispensabile per lo scatenamento del parto) spostano l’utilizzo del glucosio a livello della mammella rendendolo carente a livello di piedi: in questa fase la produzione di tessuto cheratogeno diminuisce notevolmente.
Stupisce che a distanza di anni (gli autori citati trattavano questo argomento già parecchi anni fa), i problemi siano ancora attuali. Sicuramente i migliori risultati rispetto all’ambiente, alla genetica e ai fenomeni infettivi sono stati ottenuti con l’alimentazione attraverso l’utilizzo di vari additivi quali metionina, selenio organico, biotina, zinco, rame e manganese per lo più in forma ruminoprotetta. L’utilizzo di tamponi intestinali (calcio carbonato e magnesio ossido) garantisce il tamponamento intestinale necessario per gli alti livelli di amido nelle razioni che possono portare ad acidosi intestinale con morte dei Coli e liberazione di endotossine tossiche per i piedi. A livello ruminale tamponiamo bene da anni anche osservando i livelli di urea e lattosio nel latte, veri “profili metabolici” della bovina.
Stupisce che in tutte le definizioni date da Mortellaro nel 1990 riguardo le lesioni podali vi sia sempre il termine infiammazione, flogosi, dolore.
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