Il 2024 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui l’Intelligenza Artificiale generativa, capace cioè di produrre dei contenuti in autonomia, è diventata uno strumento accessibile a tutti. In realtà, si parlava di Intelligenza Artificiale (IA) già dagli anni ’50, ma i primi tentativi erano particolarmente grezzi e inefficienti.

Per decenni, praticamente nessun sistema è riuscito a superare il famigerato “Test di Turing“, secondo il quale un programma di Intelligenza Artificiale può essere considerato veramente “intelligente” quando produce contenuti indistinguibili da quelli di un essere umano.

A novembre 2022, l’organizzazione di ricerca OpenAI ha reso disponibile gratuitamente al pubblico, per la prima volta nella storia, ChatGPT nella versione GPT-3.5. Tuttavia, è a marzo 2023 che l’IA generativa è “esplosa” a livello planetario con il rilascio della versione GPT-4.0, molto più potente.

Ricordate il Test di Turing? Secondo voi, GPT-4.0 è riuscito a superarlo? Vi invito a provarlo: la risposta sarà evidente in un attimo!

Oggi, ChatGPT è solo uno delle centinaia di strumenti di IA generativa disponibili online e appare chiaro come questa tecnologia avrà un impatto sulla vita di tutti noi. Ma, lasciando da parte i potenziali utilizzi nella professione buiatrica in futuro, per ora limitiamoci a porle una domanda precisa: quali competenze dovrà avere un buiatra tra 10 anni?

Ecco la risposta integrale e, alla fine, alcune mie personali considerazioni.

Il buiatra del futuro sarà una figura sempre più strategica e polivalente, con competenze che si estendono ben oltre la gestione clinica del singolo animale. Le trasformazioni in atto nell’agricoltura, nella tecnologia e nell’approccio alla sostenibilità impongono un’evoluzione significativa nel ruolo del veterinario specializzato in bovini. Proviamo a delineare un quadro delle caratteristiche e competenze che un buiatra dovrà sviluppare nei prossimi 10 anni:

1. Competenze tecniche avanzate e specialistiche

  • Gestione riproduttiva avanzata: L’uso di tecnologie già esistenti oggi sarà affiancato da strumenti ancora più sofisticati, come sensori integrati per il monitoraggio continuo di parametri riproduttivi. Il buiatra dovrà padroneggiare le tecniche avanzate di miglioramento genetico, come la genomica e la selezione assistita da marcatori, oltre alle biotecnologie riproduttive (es. clonazione, crioconservazione degli embrioni).
  • Diagnostica molecolare: Sarà essenziale saper utilizzare gli strumenti di diagnostica genetica e molecolare per identificare precocemente le malattie infettive e le altre patologie, contribuendo a migliorare la salute del bestiame.
  • Medicina Veterinaria di precisione: Lo sviluppo di approcci mirati a livello genetico, nutrizionale e sanitario permetterà di personalizzare i trattamenti terapeutici e nutrizionali, riducendo l’uso degli antibiotici e ottimizzando la produzione.
  • Integrazione completa di IA e robotica: Si prevede che l’IA diventerà sempre più autonoma nella diagnosi precoce delle malattie e nella gestione delle terapie. Il buiatra sarà quindi un supervisore e interprete delle decisioni prese da questi sistemi, mantenendo il ruolo di decision-maker finale.

2. Integrazione della tecnologia nella pratica quotidiana

  • Uso di sistemi di gestione digitale (Smart Farming): Il buiatra dovrà avere competenze in sistemi di monitoraggio digitale e intelligenza artificiale per la gestione automatizzata della mandria. L’uso di “wearable technologies” (tecnologie “indossabili”) per i bovini permetterà un controllo continuo della salute degli animali, richiedendo interventi sempre più tempestivi e predittivi.
  • Analisi dei Big Data: La capacità di analizzare dei dati complessi relativi a salute, produzione e comportamento animale diventerà una competenza essenziale. L’interpretazione dei big data raccolti dalle mandrie (es. biomonitoraggio, dati produttivi quantitativi e qualitativi del latte, ecc.) consentirà diagnosi rapide e piani sanitari personalizzati.

3. Competenze in sostenibilità e benessere animale

  • Produzione zootecnica a basso impatto ambientale: Il buiatra del futuro sarà chiamato a coniugare produttività e sostenibilità. Sarà necessario avere una profonda conoscenza delle pratiche di allevamento che riducono l’impatto ambientale, come la gestione delle risorse idriche e delle emissioni di gas serra.
  • Benessere animale: Il benessere animale sarà al centro della pratica buiatrica, richiedendo una maggiore attenzione a protocolli di gestione che rispettino la salute psicofisica degli animali, minimizzando lo stress.

4. Interdisciplinarietà

  • Collaborazione con altri settori: Il buiatra dovrà collaborare con agronomi, ingegneri, zootecnici e altre figure professionali per migliorare la gestione degli allevamenti, creando piani integrati per la salute e la produttività del bestiame.
  • Leadership nelle decisioni aziendali: Diventerà un consulente cruciale nelle scelte strategiche delle aziende agricole, con un ruolo diretto nella pianificazione economica e gestionale.

5. Esperto in bioetica e sostenibilità globale

  • Nuovi ruoli in consulenza e Governance: Sarà sempre più richiesto come consulente su bioetica, biotecnologie e sostenibilità dell’allevamento, collaborando con organismi regolatori e internazionali per definire linee guida etiche su diversi aspetti dell’allevamento.
  • Educazione e Advocacy: Il buiatra del futuro sarà anche un educatore e un leader di pensiero nel promuovere approcci sostenibili ed etici nell’allevamento bovino, impegnandosi nella formazione delle nuove generazioni di agricoltori e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle pratiche di un allevamento sostenibile.

6. Innovazione nell’alimentazione e nella gestione della salute

  • Microbiota e nutrizione di precisione: La gestione del microbiota del bovino sarà cruciale per ottimizzare la nutrizione, migliorare l’efficienza digestiva e ridurre le malattie metaboliche, massimizzando la salute e la produttività del bestiame.
  • Prevenzione globale delle zoonosi: Con l’aumento delle pandemie globali e la crescente connessione tra salute animale e umana, il buiatra avrà un ruolo chiave nella prevenzione delle zoonosi e nella protezione della salute pubblica, in particolare nel monitoraggio di agenti patogeni emergenti.

A questo punto, qualche riflessione è d’obbligo. Ne riporto alcune personali, lasciando al lettore la libertà di fare le proprie.

  • L’IA sottolinea, sin dalle prime battute, la necessità di adattarsi al cambiamento e sviluppare delle competenze diversificate, lontane dalle caratteristiche del “classico” buiatra dell’immaginario collettivo. Un’attenzione particolare è posta sulla tecnologia, che diventerà uno strumento essenziale per gestire realtà sempre più grandi e complesse.
  • L’IA sembra considerare un aspetto cardine dell’insegnamento della Medicina Veterinaria odierna, ossia “curare gli animali malati”, come un’abilità che non viene più vista come l’attività finale e totalizzante del buiatra ma semplicemente un requisito di base. Incoraggia invece la conoscenza approfondita dei sistemi di monitoraggio e di prevenzione utili per evitare l’espressione clinica della malattia e promuove un approccio orientato alla diagnosi precoce e all’adozione di interventi terapeutici mirati.
  • Infine, l’IA prevede un ruolo chiave del buiatra nel garantire tutti i tipi di sostenibilità per i futuri allevamenti (sociale, ambientale ed economica), auspicando che diventi un “Opinion Leader” in ambito politico, educativo ed economico.

Concludendo, il futuro è davanti a noi, ma affonda le radici nel presente. Continuare a percorrere i binari della tradizione senza adattarsi al cambiamento potrebbe rivelarsi un errore.

Credo che la comprensione profonda e l’accettazione della tecnologia dell’Intelligenza Artificiale per la gestione sanitaria degli allevamenti, possa fare la differenza tra governarla o esserne sostituiti.