Con il termine aborto si definisce l’interruzione della gravidanza con l’espulsione del feto dal 42° al 260° post – fecondazione. L’aborto non deve essere confuso con il parto prematuro, che è la nascita di un vitello capace di vita autonoma dopo il 260° giorno di gravidanza o il parto a termine di un vitello morto o disvitale, condizione conosciuta con il termine di “stillbirth”. Un’ulteriore differenziazione è necessaria per indicare l’aborto precoce, dal 42° al 90° giorno di gravidanza, e distinguerlo dall’aborto tardivo, dopo il 90° giorno. Fatta questa doverosa puntualizzazione sulla terminologia che definisce l’aborto, affronteremo in questo articolo alcune considerazioni generali e l’importante argomento del campionamento a fini diagnostici.
L’aborto è un evento patologico in cui l’aspetto emotivo condiziona pesantemente l’interpretazione e le decisioni sia dell’allevatore che del buiatra. Normalmente si accetta come “fisiologica” una percentuale di aborti del 5% annuo. Quando l’incidenza aumenta, o gli aborti si concentrano in un breve periodo di tempo, affrontare il problema con razionalità e lucidità diventa una vera e propria sfida ed è in questi frangenti che emergono la professionalità e i rapporti di fiducia (o le criticità!) tra gli operatori dell’azienda zootecnica.
La diagnosi di aborto è spesso semplice e agevole a patto che la mandria sia regolarmente e scrupolosamente controllata:
- La bovina viene segnalata in estro (non sempre) durante l’aborto o nei giorni successivi ad esso.
- Dalla vulva fuoriesce sangue, liquidi fetali, invogli o il feto.
- Viene ritrovato il feto e/o gli invogli sul pavimento dove sono stabulati gli animali.
- La bovina non risulta gravida al ricontrollo di gravidanza.
Quando il feto è disponibile perché è stato ritrovato o estratto dal canale vaginale si presenta un’occasione preziosa per indagare l’accaduto e fare luce sulla possibile causa dell’aborto. Individuare la causa di aborto è pressoché impossibile senza l’ausilio di un laboratorio; l’anamnesi, l’incidenza, l’età del feto ed alcune lesioni macroscopiche possono orientare il sospetto diagnostico ma la diagnosi di certezza (e non sempre!) la si può avere solo grazie ad una corretta interpretazione dei risultati del laboratorio.
Le condizioni necessarie per aumentare la probabilità di avere una diagnosi eziologica, e quindi impostare una strategia ad hoc, sono principalmente due: un laboratorio capace con un’esperienza solida nella gestione dei campioni biologici relativi ad aborto bovino ed un buon campionamento.
La responsabilità della correttezza del campionamento è sempre del medico veterinario che ha le conoscenze adeguate a raccogliere e preparare i campioni biologici da inviare al laboratorio in assoluta sicurezza.
Se il feto non è tanto grande e/o il laboratorio d’analisi facilmente raggiungibile, è sempre preferibile inviarlo intero, altrimenti dovrà essere fatta una necroscopia con l’obiettivo di raccogliere una quantità di tessuti e organi adeguata e sufficiente ad allestire i vari test diagnostici. È conveniente parlare prima con il responsabile di laboratorio in modo da decidere di comune accordo la tipologia, la quantità ed il tipo di conservazione delle varie matrici biologiche.
La placenta è sempre necessaria. Dal momento che fino al 70% delle cause di aborto si fermano a livello di placentoma e non coinvolgono il feto, si comprende quanto sia importante riuscire a raccogliere qualche frammento di invogli (è sufficiente un paio di cotiledoni) per potersi assicurare una maggiore probabilità di arrivare alla diagnosi.
Gli organi e tessuti che non devono mai mancare sono i seguenti:
- Timo (1)
- Milza (2)
- Polmone (3)
- Cuore (4)
- Fegato
- Abomaso (5) (a causa dell’ingestione di liquidi placentari, per batteriologico)
- Intestino (6) (includere qualche linfonodo mesenterico)
- Rene e surrene (7) (quest’ultimo è spesso l’unico organo che contiene i corpi inclusi del BHV1)
- Muscolo (soprattutto se si sospetta Neospora)
- Cute (soprattutto se si sospettano funghi)
- Cervello
Nel processo di raccolta dei campioni è necessario prevedere la possibilità di richiedere degli esami istologici. A tale scopo è importante scegliere frammenti di organo e tessuti da sezionare in pezzi di piccole dimensioni in modo da far agire con efficacia il liquido di fissaggio (formalina al 10% tamponata) e nello stesso momento che siano rappresentativi di lesioni compatibili con il sospetto diagnostico. L’importanza dell’esame istologico è sottovalutata ma spesso rappresenta l’unico sistema per accertare il nesso di causalità tra un patogeno e l’aborto. Ad esempio, nell’aborto da Neospora (il principale agente abortigeno oggi in Italia), la sieropositività della bovina, la sieroconversione o l’individuazione del patogeno nei tessuti fetali tramite PCR, non sono condizioni certe di causalità dal momento che è possibile averli anche in animali che partoriscono regolarmente ed in vitelli vivi e vitali. L’evidenza nei tessuti fetali, all’esame istologico, di lesioni compatibili con un’infezione da Neospora (vasculite, miocardite, miosite ecc.) rafforza enormemente il reperto di laboratorio.
A completamento va aggiunto un campione di sangue della bovina che ha abortito (chiedere al laboratorio le tipologie di provetta necessarie per la raccolta) ed i campioni di sangue di un numero variabile di altre bovine, in base alle dimensioni della mandria e al sospetto diagnostico (almeno 5).
Se il materiale deve essere spedito è necessario attenersi scrupolosamente alle indicazioni legislative vigenti (Circolare n. 16 del 20/07/1994, Circolare n. 3 del 08/05/2003 ecc.). Una tipologia idonea di confezionamento è il sistema a “tre involucri”:
- Contenitore primario: contiene i materiali biologici. Deve essere impermeabile (ad es. busta di plastica resistente), chiuso ermeticamente e avvolto con materiale assorbente in quantità sufficiente ad assorbire i liquidi in caso di rottura.
- Contenitore secondario: in materiale impermeabile chiuso ermeticamente (ad es. altra busta di plastica resistente). All’interno di questo secondo contenitore si alloggiano i contenitori del ghiaccio (ad es. siberini) mentre all’esterno si mette tutta la documentazione accompagnatoria.
- Contenitore esterno: in materiale rigido resistente agli urti. All’interno si colloca il contenitore secondario avendo cura di riempire gli spazi vuoti con carta o polistirolo espanso.
In seguito ad uno o più episodi di aborto nella specie bovina, la raccolta e l’invio di campioni idonei ad un laboratorio diagnostico che abbia esperienza nell’analisi di materiale abortivo è il primo passo da fare per ottenere una diagnosi rapida ed attendibile. Queste due condizioni (campionamento e laboratorio) hanno un’importanza cruciale per ottenere dei dati diagnostici significativi e correttamente interpretabili su cui basare una strategia di intervento efficace e mirata.
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