Il monensin sodico è una sostanza ad attività antibiotica che appartiene al gruppo dei polieteri ionofori carbossilici. In passato è stato ampiamente utilizzato, come integratore della razione alimentare, con la finalità di favorire la produzione di carne nei ruminanti. L’effetto auxinico veniva ottenuto grazie ad un triplice intervento sul metabolismo del rumine:

  1. Aumentato bilancio energetico (↑ propionico, ↓ ac. acetico e ac.butirrico)
  2. Ridotta degradazione proteica nel rumine con conseguente maggiore disponibilità per l’assorbimento intestinale.
  3. Contrasto all’acidosi lattica, soprattutto cronica (per inibizione dello sviluppo dei batteri gram + produttori di acido lattico).

A gennaio 2013 il monensin sodico è tornato disponibile ma con alcune limitazioni: può essere usato unicamente nel settore zootecnico della vacca da latte, sotto forma di dispositivi intraruminali a rilascio controllato e limitato (95 giorni), ed è indicato esclusivamente per la riduzione dell’incidenza della chetosi clinica e subclinica. Ovviamente la dispensazione può avvenire solo dietro presentazione di ricetta medico-veterinaria in triplice copia non-ripetibile.

Il meccanismo d’azione è peculiare: agisce sulla popolazione batterica ruminale modificando i rapporti tra le diverse specie di batteri. Il monensin altera il flusso di ioni monovalenti attraverso la membrana dei batteri gram-positivi, alterandone il normale funzionamento e causandone la lisi (morte). I batteri gram-negativi hanno una parete differente e subiscono solo marginalmente l’effetto degli ionofori. Si crea quindi un’alterazione del rapporto gram-positivi/gram-negativi nettamente a favore di quest’ultimi. In questo modo, i batteri produttori di acido propionico (gram-negativi) prenderanno il sopravvento sui produttori di acido acetico e butirrico (gram-positivi). L’aumentata disponibilità di acido propionico (precursore del glucosio) è determinante in quanto favorisce una scorta glicemica e impedisce il depauperamento degli altri precursori del glucosio (ad es. l’ossalacetato), assicurando il mantenimento di un bilancio energetico positivo ed il corretto funzionamento delle diverse vie metaboliche (ciclo di Krebs etc.).

Avere ben chiaro il meccanismo d’azione ci permette di stilare una serie di punti in modo da assicurare un utilizzo profittevole del monensin:

  • TEMPO

Dal momento che il farmaco agisce modificando la popolazione batterica ruminale è necessario che il dispositivo venga somministrato in una fase ben precisa della vita produttiva della bovina. Generalmente occorrono almeno 15-20 giorni affinché si possa ottenere un riequilibrio stabile della flora microbica ruminale, quindi è importante calcolare bene la durata (presunta) della gravidanza in modo da permettere alla bovina di arrivare al parto con il dispositivo nel rumine da almeno 3 settimane ma nello stesso tempo in grado di assicurare il rilascio del farmaco fino al picco di lattazione. E’ importante tenere conto di questi aspetti soprattutto in situazioni particolari:

  1. Gravidanza gemellare (anticipo del parto in media di 7-10 giorni).
  2. Razza.
  3. Toro con cui la bovina è stata fecondata (es. toro da latte vs toro da carne).

Infine occorre sottolineare che non ha alcun effetto terapeutico, quindi la somministrazione a bovine con chetosi già in atto è inutile.

  • MANAGEMENT

Il monensin è un farmaco di prevenzione. Tuttavia non può essere usato per prevenire la chetosi dimenticandosi delle buone pratiche di allevamento:

  1. È necessaria una corretta preparazione al parto: occorre assicurare alle bovine un adeguato periodo di adattamento (tre settimane) alla lattazione, adottando scelte alimentari, sanitarie e manageriali specifiche.
  2. BCS al parto: le bovine che arrivano al parto troppo magre o troppo grasse sono ad alto rischio metabolico. Sebbene sia raccomandato proprio per questa tipologia di animali, l’utilizzo del monensin non dovrebbe indurci ad abbassare la guardia. È importante decidere un protocollo di monitoraggio volto ad avere sotto controllo soprattutto queste bovine. Nei periodi critici si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di affiancare al monensin la somministrazione orale di colina rumino-protetta con lo scopo di sostenere il metabolismo lipidico. Per chi fosse interessato consiglio la lettura dell’articolo pubblicato sul Journal Dairy Science nel 2006 “Effects of Rumen-Protected Choline and Monensin on Milk Production and Metabolism of Periparturient Dairy Cows” (di libera consultazione in rete).
  • REGISTRAZIONE

Ogni dispositivo è contrassegnato da un numero di serie specifico. La registrazione della data di somministrazione, del numero seriale e della bovina a cui è stato dato permette di avere a disposizione informazioni preziose:

  1. In caso di rigurgito si può risalire alla bovina corrispondente in modo da risomministrarlo (se integro) o cambiarlo (se danneggiato).
  2. Si può verificare che l’intervallo somministrazione-parto sia adeguato.
  3. Si possono identificare le bovine ad alto rischio metabolico per cui il dispositivo potrebbe non essere stato sufficiente e decidere di adottare ulteriori provvedimenti per i parti successivi.

Le alternative al monensin sono rappresentate da integratori a base di olii essenziali derivanti da piante officinali che mimano il meccanismo d’azione degli ionofori (M. Pirondini, Ruminantia 2015) o da boli in materiale completamente biodegradabile contenenti un mix di sostanze nutraceutiche. Le caratteristiche farmacologiche, la durata d’azione e gli effetti terapeutici sono ovviamente differenti e non sovrapponibili al monensin; tuttavia, questi prodotti, utilizzati in una condizione di gestione ottima-eccellente rappresentano dei sostituti validi ed eticamente sostenibili, particolarmente indicati per quelle realtà zootecniche fortemente orientate ad una decisa riduzione dell’utilizzo dei farmaci di sintesi.

 

DOI 10.17432/RMT.2016-2502