La produzione di colostro è un aspetto fondamentale per la salute e la produttività degli allevamenti di bovini da latte.

Molti allevatori riscontrano una variabilità significativa della produzione nel corso dell’anno. Questa variazione stagionale influisce sulla disponibilità di colostro di alta qualità per i vitelli e può avere conseguenze dirette sulla salute neonatale, sulla futura produttività degli animali e sull’efficienza complessiva dell’azienda.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fatto luce sulle dinamiche di questo fenomeno, offrendo agli allevatori e ai veterinari delle informazioni preziose per mitigare gli effetti negativi della diminuzione stagionale nella produzione di colostro

Digitando su PubMed le parole chiave “Low Production Colostrum Dairy Cattle” compaiono 108 articoli scientifici sull’argomento, la maggior parte dei quali pubblicati negli ultimi 10 anni, quindi abbastanza recenti. Di seguito vi riporto un breve riassunto di alcuni di essi.

Uno studio condotto nel 2016 dai ricercatori della Washington State University in un allevamento di vacche di razza Jersey in Texas ha evidenziato che la produzione media di colostro durante l’anno era di 4,26 kg per vacca.

Tuttavia, questa produzione variava notevolmente. I mesi di maggio e giugno si sono rivelati i più produttivi, con medie giornaliere rispettivamente circa 4,8 e 6,6 kg. Dicembre, al contrario, ha visto la produzione più bassa, con una media di soli 2,5 kg per capo.

Figura 1. Produzione di colostro di vacche primipare e pluripare in relazione alla settimana del parto.

Un altro dato interessante emerso dallo studio riguarda la differenza tra le primipare e le vacche pluripare (>2 parti). Il 35% delle vacche alla seconda lattazione o più non ha prodotto colostro a dicembre, mentre solo l’1% delle primipare ha mostrato questo problema.

È stata osservata una riduzione progressiva della produzione settimanale di colostro tra agosto e dicembre quantificabile in 0,17 kg per vacca ogni settimana (da 6,6 a 1,3 kg/vacca). Scorporando la media di 0,17 kg/vacca tra primipare e pluripare, appare evidente un calo settimanale decisamente più marcato nelle pluripare (0,22 kg) rispetto alle primipare (0,08 kg).

Figura 2. Differenza di produzione di colostro tra primipare e pluripare in relazione al mese del parto.

Risultati simili sono stati osservati in uno studio recentissimo (2022) condotto dai ricercatori della Cornell University su 19 mandrie di vacche Holstein a New York. La consistenza media delle bovine è stata di 1500 soggetti per azienda. Il numero di osservazioni è stato poderoso: 18.348 produzioni di colostro > 0 litri e 923 produzioni nulle (nessuna produzione di colostro).

Le primipare hanno mostrato il minimo rendimento a ottobre, mentre le vacche pluripare hanno registrato la produzione più bassa a febbraio.

Figura 3. Quantità e qualità del colostro prodotto. Differenza tra vacche primipare e pluripare in relazione al mese del parto.

Infine, uno studio della Michigan State University (Renato M. Rossi et al., 2022) ha confermato che la produzione di colostro è più bassa nei mesi invernali. Lo studio, che ha coinvolto tre mandrie commerciali, ha mostrato che la produzione media di colostro era più bassa in inverno (4,3 litri), rispetto alla primavera/estate, quando la produzione oscillava tra 5,4 e 5,9 litri.

Cause delle variazioni stagionali della produzione di colostro

Le cause di questa variabilità stagionale della produzione di colostro non sono ancora del tutto comprese, ma diversi fattori sembrano contribuire a questo fenomeno. Uno dei principali sospettati è il fotoperiodo, ossia la variazione nella durata delle ore di luce durante l’anno.

Martin Mangual, specialista della Michigan State University Extension, riprendendo un articolo divulgativo di Victor Malacco pubblicato nel 2022, ha spiegato che nei giorni con un fotoperiodo più breve, come quelli invernali, la concentrazione di melatonina secreta dalla ghiandola pineale della vacca aumenta. Livelli elevati di melatonina possono inibire la produzione di prolattina e IGF-1, due ormoni chiave per l’induzione e il mantenimento della lattazione. Questo spiegherebbe perché la produzione di colostro tende a diminuire nei mesi con meno ore di luce, come dicembre e gennaio.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, i cambiamenti nelle temperature ambientali non sembrano avere un impatto diretto sulla produzione di colostro. Studi condotti in vari climi, infatti, non hanno trovato correlazioni significative tra le variazioni di temperatura e il rendimento di colostro.

Strategie di gestione per migliorare la produzione di colostro

Naturalmente il fotoperiodo non è l’unico fattore che influenza la produzione di colostro. Entrano in gioco numerosi altri elementi come la nutrizione nel periodo pre-parto, la disponibilità di acqua, la densità delle bovine nei gruppi di preparazione al parto e la durata dell’asciutta.

Questo significa che ci sono diverse strategie che i veterinari e gli allevatori possono adottare per migliorare la produzione di colostro durante tutto l’anno, specialmente nei mesi più critici.

  • Modificazione del fotoperiodo in asciutta e preparazione al parto. Oggigiorno sono disponibili degli impianti di illuminazione in grado di fornire luce artificiale con una durata e intensità programmabili. Sebbene il ruolo del fotoperiodo sulla produzione di colostro sia, attualmente, poco più che un’ipotesi, è una strategia facilmente utilizzabile nelle strutture zootecniche che possiedono un impianto di illuminazione programmabile.
  • Ottimizzazione della nutrizione pre-parto. La nutrizione delle vacche in asciutta e pre-parto gioca un ruolo cruciale nella produzione di colostro. In particolare, è necessario assicurare una razione correttamente formulata, con alimenti di ottima qualità e offerti in una formulazione adeguata. Tra tutte le componenti della razione alimentare, la quota proteica sembra essere quella maggiormente correlata alla quantità di colostro prodotto.
  • Monitoraggio dell’acqua e dei nutrienti. Un altro aspetto fondamentale è garantire che tutte le vacche in asciutta abbiano un accesso semplice all’acqua (pulita!). Uno studio di Swartz e colleghi, pubblicato sul Journal of Dairy Science nel 2022, dimostra che la somministrazione di colina ruminoprotetta in pre-parto promuove una maggiore produzione di colostro.
  • Durata del periodo di asciutta. Un periodo di asciutta inferiore a 50 giorni è associato ad una ridotta produzione di colostro. È essenziale garantire che le vacche abbiano un periodo di asciutta adeguato per permettere la rigenerazione del tessuto mammario e, quindi, una produzione ottimale di colostro.
  • Conservazione del colostro. Nei mesi in cui la produzione di colostro è più bassa, come dicembre e gennaio, è consigliabile prepararsi in anticipo. L’uso di riserve di colostro di alta qualità, oppure di sostituti commerciali di colostro, può essere una strategia efficace per garantire che i vitelli ricevano un apporto adeguato di immunoglobuline subito dopo la nascita.
  • Prolungare il contatto madre-vitello. Alcuni allevatori hanno sperimentato con successo l’uso di box speciali per prolungare il contatto tra la madre e il vitello nelle prime ore di vita. Questo può favorire una maggiore produzione di colostro e migliorare l’assunzione di anticorpi da parte del vitello.

Le variazioni stagionali nella produzione di colostro rappresentano una sfida significativa per gli allevatori di bovini da latte, con impatti diretti sulla salute dei vitelli e sulla produttività aziendale.

Sebbene le cause di questo fenomeno non siano completamente chiare, la ricerca indica che il fotoperiodo e la gestione nutrizionale sono fattori chiave da considerare.

L’adozione di strategie proattive, come la manipolazione artificiale del fotoperiodo, l’ottimizzazione della nutrizione pre-parto, la gestione della durata del periodo di asciutta e la preparazione di riserve di colostro, possono aiutare a mitigare gli effetti negativi delle variazioni stagionali.