Chi fa l’allevatore lo fa motivato da una grande passione per le vacche, ma è indubbio che questo mestiere sia complesso e a volte decisamente faticoso. Per questa ragione tutte le innovazioni, gli strumenti e le strategie che possono aiutare a migliorare la routine di lavoro sono sempre ben accolte da chi lavora tutti i giorni in stalla. Strumenti vari per la rilevazione dei calori, sincronizzazioni, lattometri elettronici, robot di mungitura sono alcuni degli strumenti che possono rendere un po’ più facile il mestiere di allevare vacche da latte. Nei sogni nel cassetto di gran parte degli allevatori credo ci sia quello di poter avere una mandria omogenea fatta di vacche tutte uguali. Nella realtà questo è un sogno praticamente irrealizzabile per due semplici ragioni: la prima è che ogni vacca è un individuo unico ed irripetibile come unico ed irripetibile è il suo patrimonio genetico, la seconda è che questa individualità interagisce in modo singolare con l’ambiente circostante.

Questo significa che anche nel caso di gemelle identiche o di cloni,ovvero individui portatori di un identico patrimonio genetico, non sarà mai possibile fare in modo che le performances produttive e riproduttive di questi soggetti siano identiche. Per tutti i caratteri che influenzano l’economia di una azienda da latte è un fatto assodato che ciò che si osserva e si misura, dal latte alla profondità della mammella, all’intervallo fra i parti sia il risultato della combinazione di due effetti: la genetica e “l’ambiente”. In altre parole, dal momento in cui nasce, il codice scritto nei geni di una vitella comincia ad interagire con l’ambiente circostante e, nel tempo, questa complessa relazione porterà l’animale a crescere con determinate caratteristiche e a produrre con specifiche problematiche.

La vacca perfetta non esiste: esistono solo soggetti da gestire al meglio perchè possano esprimere tutto il valore di cui sono portatrici.

Gli effetti ambientali che possono influenzare le produzioni sono tantissimi: dalla qualità degli alimenti che compongono la razione, alla gestione di vitellaia e mungitura, all’ interazione con gli altri animali della stalla e alle condizioni ambientali vere e proprie. Banalmente il mese di parto può influenzare in modo significativo la produzione di una lattazione: un conto è ciò che un animale può riuscire a produrre in condizioni ambientali favorevoli (l’autunno/inverno) e un altro e treovarsi a produrre nella stagione in cui le alte temperature tendono a ridurre l’appetito e conseguentemente le performances produttive e riproduttive.

Tornando al caso delle gemelle monoovulari o dei cloni il percorso è lo stesso. In questo caso il patrimonio genetico dei soggetti è identico. Quello che non può essere identico dal momento in cui gli individui esistono come singoli è il risultato dell’interazione tra questo specifico valore genetico e l’ambiente circostante. Come si può garantire, infatti,  che due soggetti mangino la stessa qualità e quantità di cibo, acqua, vivano nelle stesse identiche condizioni fisiche, partoriscano nello stesso istante e vengano munte nello stesso momento?

Inevitabilmente il passare del tempo, anche nel caso di individui identici dal punto di vista genetico finirà per diversificare i risultati produttivi e riproduttivi dei soggetti. Credo che chiunque abbia osservato l’evoluzione di due gemelle in azienda se ne sia reso conto in modo puttosto semplice.

Le vacche non sono tutte uguali, quindi è illusorio poter pensare di farle diventare uguali, si potranno costruire gruppi con caratteristiche omogenee, ma eliminare la singolarità di ciascun individuo da una stalla è una operazione decisamente impossibile.

Quello che può davvero essere utile, in un contesto come questo, è avere a disposizione gli strumenti più efficienti per misurare e rilevare le performances di tutti i soggetti in modo da poter individuare in tempi rapidi quelli la cui performance in azienda necessiti di interventi specifici e mirati che le permettano di tornare in condizioni “ambientali” ottimali.